"La Barriera" un cortometraggio girato al Tettora di Cascina
Vogliamo donarvi una piccola strenna di Natale, un breve film, cortometraggio, girato in quello che per molti cascinesi è stato il “campo sportivo” per eccellenza, il Tettora, l’area dove oggi c’è un semplice parcheggio. Le tribune in ferro, il manto poco erboso, i treni che passano. Una storia cascinese.
Una gustosissima storia di calcio, “La Barriera” realizzato da Lorenzo Garzella assieme a Pier Filippo Macelloni nel 2001.
Abbiamo contatto il regista, Lorenzo Garzella, già autore di bellissimi progetti: il film “Il Mundial dimenticato”, “L’Acquario della Memoria” tra le altre cose. Riportiamo i suoi ricordi in una breve intervista che ci ha rilasciato
Nacque quasi per gioco, all’epoca facevo documentari, attività che ancora oggi mi impegna. L’idea nacque durante un viaggio in treno, leggemmo di un bando su progetti inerenti le barriere, anche se lì si parlava di quelle architettoniche a noi venne in mente una storia di calcio”, ci racconta lo stesso Garzella.
“L’idea della barriera come elemento primitivo, concreto, ancestrale del gioco del calcio, dove sono i corpi ad essere protagonisti, più della tecnica e delle capacità di un singolo giocatore. In barriera vale più un grasso che un Ronaldo di turno. Lì si deve creare un muro invalicabile, un corpo che si oppone alla palla e che questo avvenga anche all’ultimo secondo di una partita assume una forza ancora più sostanziale. Pensammo prima ai titoli di coda più che alla storia vera e propria. Ci piaceva l’idea che in barriera tutti assumessero una faccia come se fossero davanti ad un plotone di esecuzione, in attesa del colpo e di come, se possibile, fermarlo o evitarlo, così abbiamo messo al rallentatore tutte le smorfie, i volti.”
“ Erano gli anni del movimento anti globalizzazione, del G8 di Genova, e la barriera assumeva anche il significato di corpi che si oppongono.”
“Eravamo un gruppo di amici ma ci mancavano anche comparse, persone che potessero prendere parte al corto, lanciammo una sorta di bando di reclutamento dicendo che il filmato sarebbe poi stato trasmesso da Sky, anche se non era vero. Risposero in diversi. Fu girato in 16 mm e tutti coloro che presero parte ricoprivano anche due o tre ruoli. “
Scegliemmo il Tettora perché era un campo un po’ malconcio, praticamente sterrato, con i treni che passavano proprio lì accanto e poi vedendo che alcuni personaggi avevano anche dei tatuaggi ci venne l’idea di far finta che il tutto si svolgesse negli anni 90, il 1995 per la precisione, su un campo dell’Albania.”
“La Barriera fu poi mandata ad alcuni festival dedicati ai cortometraggi e vincemmo due importanti premi; a Roma al festival Arcipelago che all’epoca era uno dei più importanti in Italia ed un altro a Milano. Questo fece si che proprio Sky decidesse di comprarlo, così mettemmo a zittire tutti coloro che ci avevano accusato di averli presi in giro. Sky poi decise anche di produrci un nuovo corto sempre a tema calcistico: Massima punizione”.
“La Barriera, come accadeva all’epoca, fu distribuito in molti cinema, sai in quei momenti di attesa del film vero e proprio. Vincemmo anche un premio a Monaco e una casa di distribuzione della Germania ce lo comprò e per dieci anni ci mandavano il resoconto di quanti cinema lo avevano proiettato, di quanti spettatori c’erano e anche il resoconto degli incassi e della nostra percentuale, precisi come lo possono essere i tedeschi. Insomma è stato quasi un vero e proprio trampolino di lancio all’inizio della carriera.”
“Molti dei presenti li abbiamo anche filmati al momento, come un signore che giunto al Tettora si è fatto riprendere, un tipo veramente strano vestito con una tuta da metalmeccanico e uno strano cappello marocchino in testa (era il mitico artigiano del ferro cascinese Stagnabricchi n.d.r.)”