La Casa dei padri separati è un flop. Nessuna domanda a Pisa
Lo stabile acquisto dal Comune nel mercato privato è rimasto vuoto dal 2022
Ha scritto Una città in comune.
Oggi una città in Comune parteciperà al presidio di NonUnaDiMeno Pisa in piazza XX Settembre, per rivendicare il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne nella giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito.
Pisa è una piazza particolarmente importante perché la città vanta molti record, purtroppo tutti in negativo. Il primo, il più importante, quello del dato relativo ai medici ginecologi obiettori che nell’ Azienda Ospedaliera Pisana si aggirano intorno all’80%, secondo le rilevazioni dell’Agenzia Regionale di Sanità. E’ un dato strutturale, che rende strutturale la violazione del diritto delle donne di scelta rispetto al proprio corpo.
L’altro record è il fatto che Pisa sia un vero e proprio laboratorio di oscurantismo e repressione. Ricordiamo quanto sia stata tristemente famosa per la velocità, durante il primo mandato, con la quale la Giunta appena insediata ha decretato l’uscita dalla Rete R.e.a.d.y. Intanto, come assessore alla cultura veniva nominato Buscemi, al’epoca in giudizio per il reato di stalking contro la sua ex compagna. Un altro triste record. Come altrettanto triste è la rinuncia forse per paura del “gender” al contributo regionale di 80.000 euro, che ha impedito la promozione e la diffusione nelle scuole di progetti di contrasto alla violenza di genere e di educazione alle differenze. In perfetta coerenza l’Amministrazione nel 2019 ha votato una mozione d’urgenza (!) in sostegno al Congresso di Verona, la kermesse del peggio della galassia ProVita. Anche in questo secondo mandato l’amministrazione ha continuato a strizzare l’occhio a queste associazioni, con concessioni di patrocini e presenza a eventi da loro organizzati.
Il messaggio politico è chiaro: questa amministrazione si apertamente e felicemente contro i diritti delle donne e per le politiche antiabortiste.
La stessa, sfacciata scelta di campo contro le donne l’abbiamo appresa nel Consiglio Comunale del 23 settembre. L’amministrazione, rispondendo a una nostra interpellanza, ha rivendicato come strategico ed importante per il programma del sindaco il “progetto” sulla casa per i padri separati, gli uomini cioè talmente vessati dalla richiesta di mantenimento delle mogli, da rimanere senza soldi e senza casa.
L’Amministrazione ha rivendicato con orgoglio l’avvio del servizio e ha reperito un alloggio presso il mercato privato sin dal 2022 (sgomberando tra l’altro il centro di accoglienza per le persone straniere), promettendo di dimostrare con le rilevazioni e i numeri l’immane tragedia della povertà tra i padri, schiacciati richieste di moglie e figli.
Alla nostra richiesta sui risultati e sui numeri, la risposta è stata: zero. Nessun padre è stato ospitato, in una grande casa, vuota dal 2022.
Non è rilevato nessun bisogno, nessun padre povero ha mai fatto richiesta, alla faccia dello sperpero dei soldi pubblici.
Tutta questa operazione è stata condotta facendo leva su un tema che nel dibattito pubblico è sistematicamente usato in modo strumentale quando si parla di violenza di genere e povertà delle donne, seguendo la ormai trita retorica del “e allora la violenza sugli uomini? E agli uomini chi pensa?”.
Un argomento che, è bene ricordarlo, guarda caso compare nel dibattito solo per attaccare chi parla di violenza sulle donne o di disparità di genere.
A questa stessa retorica si è agganciata anche la Giunta quando ha proposto il progetto, e appare ormai chiaro come all’amministrazione Conti non interessi occuparsi di povertà, ma solo delegittimare chi parla di disuguaglianze legate al genere.
Ieri abbiamo aspettato in commissione Bonanno e Porcaro, convocate affinchè la Giunta ascolti i dati del centro antiviolenza e le difficoltà delle donne vittime di violenza a reperire sistemazioni abitative dignitose e stabili. Peccato che non ci si siano presentate, comunicandolo solo qualche giorno prima.
Questa Giunta, insomma, sa bene da che parte stare: quella dell’oscurantismo, della discriminazione e dell’odio contro le donne.