La Shoah raccontata agli studenti di Cascina
"Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane". Questi sono i Versi della celebre poesia di Primo Levi, recitati da Letizia Pardi e Fabrizio Cessanelli che hanno aperto l'incontro tra storici e studenti delle scuole di Cascina sul tema della Shoah, che si è tenuto ieri, nella sala piccola della Città del teatro di Cascina. L'incontro è stato promosso dal Comune di Cascina nell'ambito delle iniziative per riflettere sul Giorno della memoria
"Cascina i questi giorni è all'attenzione di tutto il mondo per la scoperta delle onde gravitazionali, avvenuta anche grazie all'attività svolta dall'Osservatorio gravitazionale europeo che si trova nelle nostre campagne, ha detto Alessio Antonelli, sindaco di Cascina, davanti ai ragazzi- ma forse non tutti ricordano che la loro esistenza fu teorizzata da Einstein, scienziato tedesco di famiglia ebraica. Con l'avvento di Hitler al potere, Einstein perse il suo posto di professore all'università e si trasferì negli Stati uniti. Se fosse rimasto in Germania, con tutta probabilità sarebbe finito nei campi di sterminio nazisti, e il mondo si sarebbe privato anzi tempo di un genio. D'altra parte il nazismo fu un movimento prodotto da mediocri che usò la violenza come scorciatoia per arrivare al potere".
Hanno poi preso al parola Camilla Brunelli, direttrice della fondazione Museo e centro di documentazione della deportazione e Resistenza di Prato che ha sottolineato l'importanza civica del lavoro sulla memoria. e Ugo Caffaz. L'ideatore del Treno della memoria ha ricordato che "nella Seconda guerra mondiale le vittime sono state circa 65 milioni, di cui 13 milioni morirono nei campi di concentramento e di sterminio. Di queste ultime, circa la metà erano ebrei. I nazisti attuarono un progetto di estinzione del popolo ebraico nel quale furono impegnati direttamente circa un milione mezzo di tedeschi. Evidentemente, però, la storia non ci ha insegnato nulla, se dopo cinquant'anni, le stesse brutalità si sono riviste nella ex Jugoslavia e oggi nel Mediterraneo, diventato una grande fosse comune solcata dai profughi che affogano o soffocano sui barconi. Oggi, qui a Cascina, non ci limitiamo a ricordare, ma cerchiamo di capire quali furono i meccanismi che portarono a questi comportamenti, come riconoscerli e contrastarli".
Infine è stata la volta di Nicola Barbato, dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Lucca "la memoria può fare la differenza, mentre l'oblio è l'anticamera dell'ignoranza, ovvero il peggior pericolo che può minare la democrazia. Con la sua poesia, Levi vuol dare voce ai sommersi, a coloro che nei campi morirono nelle camere a gas. E aveva l'ossessione di non essere creduto, di come far sapere che tutto questo è stato a coloro che vivono sicuri nelle loro tiepide case. Il pericolo principale che ha la memoria oggi è la sterilizzazione del significato, ovvero la mancanza di collegamento tra i fatti di oggi è quelli di allora. Viviamo nella falsa sicurezza che quello che è successo non capiterà più, perché siamo convinti che Hitler era un pazzo circondato da mostri. Eppure il progetto di sterminio del popolo ebraico è nato in uno dei paesi più civilizzati al mondo. Occorre la consapevolezza che a separare la civiltà dalla barbarie è solo un'esile barriera, che deve essere essere difesa: e questa barriera si chiama democrazia".