La testata di Giancarlo Favarin
La testata di Giancarlo Favarin, un professionista serio ed irreprensibile, mette a nudo la frustrazione di chi lavora in una categoria ormai morta
Questo articolo riguarda la serie C, ma non riguarda il Pisa. Riguarda però un pisano “prestato” a una arci rivale, ma che nel corso della sua carriera sportiva a più riprese, ha dimostrato di avere a cuore i colori nerazzurri. Si parla di Giancarlo Favarin, allenatore della Lucchese, ma pisano doc. Chi scrive ha avuto modo di conoscerlo ed apprezzarne le qualità, in primis umane, e successivamente professionali, in uno dei tanti momenti bui della storia recente del Pisa: eravamo a Bientina e Favarin era stato chiamato al capezzale di una società con il cuore ancora pulsante, ma con l’elettroencefalogramma piatto. Punto Radio scelse di stare a fianco anche di quel Pisa, e nelle trasmissioni radiofoniche in onda da bordo campo a Bientina ho conosciuto, principalmente sotto l’aspetto umano Giancarlo Favarin.
Ecco perché domenica scorsa, già in postazione all’Arena Garibaldi, quando ho visto quanto accaduto al termine di Lucchese-Alessandria sono saltato sulla sedia. Premessa importante: il mister ha sbagliato, e sbagliato di grosso ed il mister è giusto che paghi la sua follia con la squalifica che il giudice sportivo riterrà più giusta e congrua.
Quello che però è ingiusto ed ingeneroso nei confronti di Favarin è l’esposizione alla gogna mediatica su tutti i siti di informazione, compresi quelli che la Serie C, non se la filano neanche di striscio, neanche quando un calciatore segna una rete straordinaria di tacco, e questi preferiscono pubblicare le tette al vento di Wanda Nara o le cosce provocantemente scoperte della Wags di turno.
Oggi invece tutti si scagliano contro questo allenatore, che fino ad oggi ha trascorso una carriera irreprensibile, fra campionati vinti ed imprese sfiorate in contesti di difficoltà societarie alle prese con problemi economici o ben più gravi di dirigenti assenti. Sbattere il mostro in prima pagina è fin troppo semplice, lo ha fatto per primo quello che avrebbe dovuto andare più a fondo nella vicenda. Il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli che si è subito lasciato andare ad un comunicato stampa pieno di luoghi comuni, frasi fatte e banalità senza precedenti, scomodando addirittura la Shoah in riferimento al fatto che ieri fosse la giornata della memoria.
Nel gesto di Favarin c’è tutto il marcio che la Serie C si porta appresso da anni, e quello che noi vediamo è semplicemente la punta dell’iceberg, il marcio rappresentato da società fantasma, che illudono tecnici, dipendenti e giocatori, promettendo una tranquilla stagione lavorativa, facendo firmare contratti in cui si assicurano stipendi che poi svaniscono nel nulla, incapaci anche di produrre una fidejussione valida che non sia di qualche broker o compagnia farlocca non riconosciuta dalla banca d’Italia.
Al netto della provocazione che Favarin può aver subito dall’avversario di turno, c’è la frustrazione di un uomo che vede andare in fumo sacrifici ed una stagione di duro lavoro, oltre che venir meno il sostentamento economico, suo, dei suoi ragazzi, alcuni giovanissimi, magari alla prima esperienza nel calcio professionistico (o che dovrebbe essere tale) e dei dipendenti che con quello stipendio, normale, nella media, devono tirare avanti la famiglia. Nella testata di Favarin c’è tutta la solitudine che questi professionisti vivono quotidianamente perché abbandonati e mal supportati da chi dovrebbe garantirgli un dignitoso svolgimento della loro professione. L’augurio personale è che Giancarlo Favarin possa rialzarsi e dimostrare ancora una volta le proprie qualità, una seconda chance è stata offerta a chi ha compiuto atti peggiori (Castori che prese a calci in testa il centrocampista Strada tanto per fare un esempio simile), dovrà averla anche lui, chi invece oggi fa come Ponzio Pilato, inizi a farsi un esame di coscienza affinché certi gesti di frustrazione non accadano mai più.