L'assenza delle politiche per la famiglia: è disumano far scegliere fra il lavoro e un figlio

Cronaca
PISA e Provincia
Venerdì, 6 Settembre 2019

Nell'Italia del XXI secolo le donne sono ancora costrette a scegliere fra la carriera, il lavoro e un figlio 

Lei si chiamo Tiziana, ma potrebbe chiamarsi Simona, Elisa, Francesca perché la sua storia è comune a molte altre donne. È una storia come tante, di una giovane donna che decide di “metter su” famiglia”, una scelta coraggiosa in un paese dove le politiche legate all’argomento si limitano ai bonus da elargire alla nascita di un figlio, bonus che servono a malapena per pochi mesi di pannolini oppure latte in polvere.

Tiziana ha un lavoro, un bel lavoro a tempo pieno, full time in un grande magazzino dell’elettronica, il suo coraggio lo mostra pianificando con il marito la nascita di un figlio, che arriva. Fin qui è una storia bella, anzi, bellissima. I problemi iniziano quando Tiziana decide di tornare al lavoro, in quell’azienda dove per 10 anni, fin dalla sua apertura, ha avuto un comportamento irreprensibile tanto da sognare di diventare capo reparto. Rientra in anticipo usufruendo dei permessi per l’allattamento e contando sull’aspettativa facoltativa per eventuali emergenze Le nuove esigenze familiari sono tali che Tiziana chiede all’azienda di poter passare part-time. Ne ha facoltà, il contratto collettivo nazionale del lavoro del commercio, applicabile nei negozi con più di 20 dipendenti fino al terzo anno di età del bambino, lo prevede.

Qui inizia l’incubo: L’azienda fa finta di niente, silenzio, silenzio totale, alla fine, costretta a rispondere afferma che “la domanda non rispetta il requisito dimensionale”, tradotto il linguaggio comune significa che a Tiziana il part-time non viene concesso perché si ritiene che l’applicazione della norma prevede che nell’azienda ci siamo sì 20 dipendenti ma tutti quanti part-time.

A niente è valso rivolgersi prima alla CGIL e poi al consiglio per le pari opportunità, anzi Tiziana prima è stata demansionata dall’azienda, spostata in un altro reparto per necessità e “perché in allattamento creava disagio nel reparto per a copertura”. Il part-time alla fine non è arrivato anche quello avrebbe creato disagio secondo l’azienda. Corrono i mesi, il periodo di allattamento giunge al termine e a Tiziana non resta altro da fare che licenziarsi, rinunciare al suo posto di lavoro che aveva sempre svolto con cura e dedizione.

Nel XXI secolo, in un paese che fa parte degli otto più industrializzati al mondo non si dovrebbe dover scegliere fra un bambino e il lavoro, ogni volta che una donna e la sua famiglia deve operare una scelta di questo tipo è una sconfitta, per la politica che in tanti, troppi anni non ha mai attuato le giuste politiche per aiutare le famiglie con neonati o bambini in età scolare, ma anche per l’azienda che lascia andare a cuor leggero una lavoratrice formata e con esperienza decennale.

massimo.corsini