Lavoratori della rete Bibliolandia: "Riaprite le biblioteche"

Economia
PISA e Provincia
Mercoledì, 10 Giugno 2020

Una lunga lettera dei lavoratori della rete bibliotecaria "Bibliolandia" che raccoglie molte biblioteche della provincia di Pisa che ne chiedono la riapertura con tutti i servizi, visto che i Comuni pavidamente continuano a mantenerle chiuse o con pochi servizi, riischiando così di essere causa della perdita di decine di posti di lavoro.

Una questione che noi di "Cascina Notizie" avevamo sollevato criticando le scelte delle Amministrazioni Comunali nel voler riaprire solo parzialmente le biblioteche con i soli servizi di prestito e riconsegna dei libri, addossando la colpa del mancato ritorno alla totale funzionalità al ritardo delle aziende/cooperative che gestiscono in appalto la rete Bibliolandia nell'adeguarsi alle nuove regole stabilite con la Fase 2 dell'emergenza Coronavirus.

Questa lettera svela che il Re è nudo e che non c'è la volontà di investire in servizi culturali diretti ai cittadini, servizi culturali gratuiti per i cittadini come lo è la scuola e la sanità. Le biblioteche e gli archivi sono un bene essenziale, primario per una comunità.

La quarantena infinita
Lettera aperta dei bibliotecari e archivisti della Rete documentaria Bibliolandia della Provincia di Pisa
Siamo un gruppo di professionisti, lavoratori delle cooperative titolari dell’appalto per i Servizi bibliotecari e archivistici il cui Ente gestore è l’Unione Valdera. Le nostre cooperative (CoopCulture, Eda Servizi, Itinera e Macchine Celibi) si sono costituite in ATI (associazione temporanea di impresa) diversi anni fa, proprio per lavorare su questo appalto (correva l’anno 2006), accettando una sfida ardua, vista la complessità della gestione con proprio personale su circa venti biblioteche e una decina di archivi attualmente, e in passato anche di più.
Molti di noi, ai front office delle biblioteche, negli anni sono divenuti i riferimenti dell’utenza, con nostra grande soddisfazione e con rammarico degli stessi utenti quando, entrando in confidenza, raccontavamo loro che non eravamo dipendenti comunali e che tecnicamente, da un giorno ad un altro, avremmo potuto non essere più lì.
Come tutti i lavoratori del settore culturale, siamo stati tra i primi a doverci fermare per la pandemia del Covid 19, e tra gli ultimi a poter ripartire. E bastasse questo, potremmo anche accettare la situazione, come molti lavoratori sono stati costretti a fare, sostenuti dagli ammortizzatori sociali che lo Stato ha messo a disposizione anche per il nostro settore.
Ma evidentemente alcuni Enti locali, che usufruiscono dei servizi bibliotecari e archivistici in appalto, perché sottoscrittori di una convenzione con l’Unione Valdera, ritengono che i servizi culturali, nella fattispecie bibliotecari e archivistici, debbano sottostare ad una quarantena lunghissima che viene arbitrariamente da loro stabilita, snobbando completamente l’Ordinanza Regionale per la riapertura delle biblioteche e degli archivi emanata il 22 maggio, nella quale si raccomanda particolare attenzione ai contratti in essere relativi a gestione di attività e servizi in biblioteche e archivi per evitare penalizzazioni derivanti da sospensioni o decurtazioni dei contratti stessi.
Questa lettera, oltre che a raccontare il disagio nel quale da diversi giorni vivono gli operatori che non hanno potuto riprendere servizio, ha anche lo scopo di informare l’utenza delle biblioteche e degli archivi presso i quali operiamo da anni: parte lesa, oltre a noi lavoratori, riteniamo infatti siano proprio le persone che non possono ancora usufruire di un servizio culturale importante come quello che offriamo, dichiarato come essenziale da un Decreto del 2015.
E altro scopo di questa lettera è fare chiarezza sulle responsabilità degli Enti che nei giorni scorsi, attraverso i social network, alle richieste degli utenti sulle riaperture delle biblioteche hanno scaricato la responsabilità sulle nostre cooperative e sulla loro lentezza nell’adeguarsi alle misure di sicurezza, quando spetta invece agli Enti secondo la stessa ordinanza Regionale, “in presenza di cooperative, ditte o società in appalto, il personale deve essere incluso nelle procedure inerenti le misure di tutela… integrando in modo specifico, se necessario, il Documento unico di valutazione di rischio (DUVRI)”.
Le nostre cooperative si sono dichiarate fin da subito disponibili a riprendere i servizi nella condizioni di sicurezza stabilite dalla legge per i lavoratori, spesso però trovando un vero e proprio muro da parte di moltissimi Enti Locali, compresa l’Unione Valdera, titolare dell’appalto, che non
ha neppure risposto alle richieste di chiarimento da parte delle Cooperative, né alle richieste di confronto sulla ripartenza che sono state inoltrate dalla Filcams CGIL di Pisa, che segue quest'appalto.
Riteniamo questo atteggiamento inaccettabile; tanto più che gli ammortizzatori sociali stanno per terminare e il taglio di moltissime ore dell’appalto provocherà un serio problema occupazionale. Si stima una perdita attuale di circa il 70% della quota appalto, con una ripercussione ovvia sul fatturato delle cooperative, già pesantemente vessate dalla chiusura forzata di tutti gli appalti nei quali operano, trattandosi di aziende specializzate nella gestione dei servizi culturali (biblioteche, archivi, musei, didattica).
E’ per questo che scriviamo: per ottenere risposte che obbligatoriamente devono passare attraverso un dialogo fra Unione Valdera, Enti locali richiedenti servizi, aziende e operatori che rischiano il posto, una volta esauriti ammortizzatori e, in ultima istanza, ferie forzate.
La riapertura parziale di alcuni servizi si è dimostrata assolutamente palliativa e non risolutiva di un serio problema che, con il trascorrere dei giorni, diverrà sempre più insormontabile, aggravato dal silenzio di chi, per molti anni, ci ha ringraziato per il lavoro svolto ma che nel momento più importante, ci volta le spalle.
I lavoratori dell'appalto Bibliolandia unitamente alla Filcams CGIL di Pisa

luca.doni