Le luci del Natale: la nostra speranza di rinascita e uscita dalla Pandemia
Fabris: "Ma la luce, comunque, la stiamo cominciando a rivedere. Grazie a essa abbiamo già ripreso a muoverci. Ecco perché la vogliamo moltiplicare. Ecco perché le nostre strade e le nostre case sono piene di luci. Siano benvenute, dunque, queste feste illuminate"
Le strade e le case dei pisani sono tornate ad accogliere luminarie e alberi di natale.
Le luci del Natale, ancora una volta, anche nel pieno dei disastri della pandemia da Coronavirus, sono diventate simbolo di rinascita e riscatto, della voglia e della speranza di un nuovo inizio.
Le luci fanno piacere. Fa piacere un luogo ben illuminato: anche se il renderlo tale comporta dei costi. Ma vale la pena di sostenerli, questi costi, proprio per il valore aggiunto – l’aspetto simbolico, il benessere psicologico – che l’illuminazione implica.
Ecco perché, in questi tempi prenatalizi, le nostre città e i nostri paesi si riempiono di luci. Sono illuminati i luoghi pubblici, ma anche le case private. Vuol dire che ne abbiamo la necessità. Le luci sono infatti un simbolo. Appagano determinati bisogni, non solo materiali. Quest’anno il bisogno non è semplicemente quello di abbellire certi spazi, pubblici o privati, in occasione delle feste. Non solo si rinnova la tradizione che ricollega il Natale all’avvento di una stella luminosa e il Capodanno all’uscita dalle tenebre. Quest’anno il nuovo inizio lo sperimentiamo e lo vogliamo davvero.
È l’inizio di una nuova vita dopo la pandemia. È l’uscita dal tunnel. È l’intenzione di ricominciare tutto quanto su basi nuove, ben sapendo che le cose non saranno più come prima: che dovremo mantenere le precauzioni, che continueremo a combattere il contagio.
Ma la luce, comunque, la stiamo cominciando a rivedere. Grazie a essa abbiamo già ripreso a muoverci. Ecco perché la vogliamo moltiplicare. Ecco perché le nostre strade e le nostre case sono piene di luci. Siano benvenute, dunque, queste feste illuminate.
Il professor Adriano Fabris, nato a Venezia nel 1958, ha studiato Filosofia nelle Università di Pisa, dove si è laureato con il professor Vittorio Sainati, Genova, Mannheim, Heidelberg e Freiburg. Ordinario di Filosofia morale, insegna anche Etica della comunicazione e Filosofia delle religioni al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere ed è presidente del corso di laurea in Discipline dello spettacolo e della comunicazione. Sempre all'Università di Pisa è direttore del C.I.Co., il Centro Interdisciplinare di ricerche e di servizi sulla Comunicazione. Il professor Fabris dirige la rivista “Teoria”, la collana “Philosophica”, serie rossa, e “Etiche speciali”. Le sue aree di ricerca spaziano dall'etica alla filosofia delle religioni, dalle etiche applicate e in particolare l’etica della comunicazione e l’etica delle nuove tecnologie fino all'ermeneutica filosofica. È presidente della Società Italiana di Filosofia morale. Recentemente è stato nel board di esperti che supporterà il Comitato tecnico-scientifico del Ministero dell’istruzione per l'attuazione della legge 92/2019, sull'introduzione dell'educazione civica nell'insegnamento scolastico, e delle successive Linee guida