L'emergenza coronavirus vista dall'Estonia: l'esperienza di Francesco

Cronaca
Cascina
Domenica, 29 Marzo 2020

Riceviamo e pubblichiamo la lettara di Francesco De Sanctis, studente cascinese a Tallinn

L'Italia e la pandemia da coronavirus che ha colpito il Paese vista da 3 mila chilometri di distanza.

Francesco De Sanctis, studente cascinese (anche se originario di Pontedera) a Tallinn, in Estonia, ci racconta la sua esperienza del contagio, in quella nazione ancora poco diffuso.

Per lui, 31enne e tirocinante universitario nel campo del Digital Marketing, la distanza dall'Italia è diventata ancora più difficile da sopportare. Mentre da italiano all'estero, sempre quella distanza, si è trasformata anche in un'opportunità per delle considerazioni sul suo Paese e su come noi italiani stiamo affrontando l'emergenza.

"Sono Francesco De Sanctis, cascinese classe 1989 nativo di Pontedera; alla soglia dei 28 anni ho deciso di ricominciare a studiare e adesso sono laureando in Informatica Umanistica all’università di Pisa.
A gennaio sono partito in direzione Estonia per svolgere un tirocinio universitario nel campo del Digital Marketing, presso un’agenzia italiana con sede a Tallinn.
Mi sono ritrovato quindi a vivere la pandemia a 3000 km dal mio Paese, lontano dai miei cari e in compagnia di pochi altri colleghi italiani.

Vista dall’esterno la situazione italiana appare ancora più surreale: i 3 morti estoni si contrappongono agli oltre 10000 del nostro Paese, numeri da film catastrofico quasi impossibili da credere e da accettare da parte chi la sta vivendo in prima persona, figuriamoci da noi emigrati che stiamo sì vivendo l’emergenza, ma con proporzioni infinitamente ridotte.
Questi numeri spietati provenienti dalla nostra penisola vengono vissuti con apprensione anche dai media locali, sia estoni che russi, che spesso ci dedicano le notizie di apertura dei telegiornali, facendoci sentire ancora più inermi nel sentire nominare il proprio Paese per fatti così tragici anche a queste latitudini.
Personalmente provo un po’ vergogna quando sui social networks mi imbatto in video di italiani che se ne fregano dei divieti e delle ordinanze, facendosi anche beffe delle forze dell’ordine che invitano a restare nelle abitazioni, come se tutto questo fosse un coprifuoco imposto senza validi motivi.
Per il momento in Estonia non abbiamo l’obbligo di restare nelle dimore, ma da settimane limitiamo al minimo le uscite e gli assembramenti per tutelare la nostra salute e quella degli altri, proseguendo il nostro lavoro nel campo del digitale grazie allo smart working, pratica che si sta rivelando molto agevole anche grazie al notevole sviluppo tecnologico di questa nazione.

Al 29 marzo si sono registrati 679 casi, di cui 56 ospedalizzati, e tre morti.
Secondo le statistiche circa il 96% della popolazione estone sta prendendo seriamente la situazione, rispettando tutte le precauzioni necessarie ed uscendo di casa il meno possibile nonostante la quarantena non obbligatoria. Alcuni asili sono rimasti aperti per permettere ai genitori che fanno lavori essenziali (medici, forze dell'ordine) di essere liberi di svolgere il proprio mestiere senza la preoccupazione dei figli a casa.
Il popolo estone è notoriamente “freddo” per quanto riguarda i rapporti umani, ma fin dal primo momento di emergenza si sono rimboccati le maniche affinché tutti possano essere al sicuro
".

 

carlo.palotti