Maestra: un mestiere per sole donne?
Nell’immaginario educativo, soprattutto quello collegato alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, la figura della maestra è solitamente femminile. Si rivede nel suo ruolo un po’ la mamma e questo rassicura in parte i bambini che per la prima volta affrontano un allontanamento prolungato dai genitori.
Nel tempo però qualcosa è cambiato e, sia le circostanze lavorative in cui si trovano i genitori sia l’evoluzione intrinseca che riscontriamo in ogni settore del mercato, hanno modificato leggermente questa visione.
Le facoltà di scienze della formazione, con corsi di laurea frequentabili anche online in una delle università telematiche come Unicusano, quindi si sono aperte ad accogliere anche studenti di sesso maschile, andando ad equilibrare un divario che fino a qualche anno fa era molto ampio.
La situazione però resta ancora preoccupante perché, stando ai numeri, in italia circa l’80% del corpo docente è di sesso femminile. Non dimentichiamo inoltre che il nostro paese vanta il triste primato di avere gli insegnanti con l’età media più alta d’Europa, con l’imminente risultato di non avere avuto un ricambio generazionale, restando ancorati a vecchi schemi.
Del resto, la nuova configurazione della formazione per insegnanti è recente e quindi molte persone insegnano ancora con il caro diploma magistrale. Una formazione base di questo tipo ha delle ripercussioni anche sul livello di aggiornamento delle professionalità, con una minore preparazione alle novità curriculari e alla nascita di nuove metodologie di insegnamento.
Le origini di questo divario
Il punto cruciale su cui riflettere è ovviamente culturale. Per associazione di idee, ossia la mamma che cresce i figli, anche la maestra è paragonata a questa funzione. Andare quindi a scardinare questo concetto è molto difficile. Accanto a questo macro argomento si affianca anche la differenza di genere, ancora ampiamente diffusa nel nostro paese. Le donne riescono a raggiungere un livello di istruzione molto alto, con titoli anche superiori alla media maschile, eppure in molti casi rinunciano a ricoprire ruoli più importanti, soprattutto ai vertici aziendali. Molte donne quindi “ripiegano” sull’insegnamento nelle scuole dell’obbligo, sicuramente più accessibile per genere. Specifichiamo scuole dell’obbligo perché nelle scuole superiori e ancor di più nelle Università la presenza maschile aumenta in maniera molto massiccia. Non è dunque un problema di competenze o attitudine, è proprio una questione di genere.
Si deve quindi lavorare ancora molto sulla consapevolezza delle possibilità delle donne e degli uomini anche nel settore educativo, mettendo al centro la preparazione e lo studio.
Questione di stipendio?
Un’altra ragione importante che incide sulla scelta di uno o dell’altro lavoro è il compenso e le aspettative di carriera. Come per l'anzianità degli insegnanti italiani, anche sugli stipendi abbiamo diversi problemi. Ad inizio carriera lo stipendio annuo, che oscilla tra i 20.000 e i 22.000€ lordi, è pari alla media europea, ma in Italia è molto difficile avere aumenti di stipendio, se non dopo molti anni di carriera. Questo mina sicuramente le ambizioni dei maschi, solitamente portati dalla società ad aspirare a guadagni più significativi. Bisognerebbe investire anche su questo, al fine di rendere appetibile questo lavoro a più persone e garantire una carriera che sia in linea con l’esperienza, le competenze acquisite e l’impegno orario.