Mala-movida, la denuncia dei Comitati: "Dalla nuova Prefetta dichiarazioni sconcertanti"

Cronaca
PISA e Provincia
Venerdì, 12 Novembre 2021

"Sembrano portarci indietro nel tempo quando il fenomeno della movida era sminuito se non addirittura negato liquidando il tutto con le polemiche di quattro lamentoni"

Il Coordinamento dei Comitati cittadini di Pisa picchia giù duro. Da parte della nuova Prefetta di Pisa Maria Luisa D'Alessandro, denunciano in una nota, "dichiarazione sconcertanti" sul grave problema della mala-movida pisana.

Una di quelle questioni al centro dei pensieri di chi vive in centro città, di quei residenti - continua la nota dei Comitati cittadini - che da anni lottano per "per sensibilizzare e dare dignità di esistenza al fenomeno".

 


Sconcertanti le dichiarazioni del Prefetto di Pisa sulla movida

Le dichiarazioni rese alla stampa dal nuovo prefetto D'Alessandro in occasione del suo insediamento lasciano a dir poco sconcertati almeno coloro che, da anni, subiscono e denunciano le condizioni di chi nel centro storico ci abita e non ci viene solo per il “birrino”.

Sconcertanti perché, di colpo, sembrano portarci indietro nel tempo quando il fenomeno della movida era sminuito se non addirittura negato liquidando il tutto con le polemiche di quattro lamentoni.

Sono serviti anni di insistente lavoro dei comitati e dei gruppi spontanei, formati da semplici cittadini che non dovrebbero essere costretti a fare quel che dovrebbero fare le istituzioni, per sensibilizzare e dare dignità di esistenza al fenomeno. Il problema della sicurezza urbana non è percepito, secondo un pre-giudizio diffuso, ma realmente vissuto sulla pelle dai cittadini con notti insonni, limiti alla circolazione, pericoli per l’incolumità personale, danneggiamenti di proprietà private e di beni pubblici, in alcuni casi anche di rilievo culturale;  in altre parole, con un generalizzato abbassamento della qualità della vita nella città, aspetto che ha a che fare, come suggerisce lo stesso Prefetto, con la sicurezza.

Il lavoro incessante dei comitati cittadini ha portato alla sensibilità delle istituzioni (pare non ancora di tutte a leggere le dichiarazioni del neo prefetto), ma anche della magistratura che è intervenuta con sentenze che riconoscono il fenomeno e condannano anche enti pubblici al risarcimento dei danni che questo crea.
Che il nuovo prefetto ridimensioni tutto questo lascia tutti  preoccupati e allarmati.
Senza aver svolto un indagine approfondita e completa, il prefetto D’Alessandro ha riportato i dati delle due ultime settimane forniti dalle forze dell’ordine sugli interventi effettuati, compresa la Guardia di Finanza (quest’ultima, però, non è direttamente interessata dagli episodi di malamovida che interessano nell’immediato i cittadini, quindi non è ben chiaro che significato assumano questi dati). Il Prefetto non cita le informazioni che provengono dalla Polizia Municipale. Ma non doveva esserci un numero unico a cui rivolgersi, perché ancora queste separazioni? Un aspetto significativo su cui il Prefetto dovrebbe riflettere è che i cittadini, di fronte all’abnormità del fenomeno, neanche più si rivolgono alle Forze dell’Ordine, contattando il 112.

Il neo Prefetto  si chiede quante bottiglie rotte possano esserci in piazza dei Cavalieri e propone di anticipare la pulizia come per nascondere tutto sotto il tappeto, senza tener conto che sono i cittadini a pagare  annualmente somme ingenti e non gli utenti della movida. Quelle bottiglie, peraltro, non sono soltanto un problema di nettezza urbana, come sembra suggerire il Prefetto, ma sono l’indicatore della situazione di radicale impunità in cui si svolgono i comportamenti più incivili e di disturbo della quiete pubblica nelle notti di malamovida.

Vogliamo credere che siano dichiarazioni dettate da un atteggiamento prudente di chi ancora non ha preso contezza del fenomeno, per quanto lasci perplessi che si nutrano dei dubbi di fronte a un fenomeno così vasto, riconosciuto e raccontato ogni giorno sulla stampa. Nessun accenno inoltre viene fatto dalla dottoressa D’Alessandro delle criticità che subiscono i residenti, ignorando completamente le innumerevoli segnalazione fatte, tutta presa dall’affermazioni che a Pisa la malamovida non esiste.

Il prefetto arriva ad affermare che bere non è reato, e questo è vero, ma l’ubriachezza molesta sicuramente  lo è, come la somministrazione di alcolici ai minori. E’ anche vero che il consumo di modiche quantità non è un reato, ma lo è lo spaccio con una rete capillare che pone Pisa tra le maggiori città della Regione. Nessun accenno ad un’opera di prevenzione contro i danni alla salute soprattutto dei più giovani.
Il nuovo prefetto si propone di uscire in strada per prendere contezza della realtà: non le mancherà occasione di verificare la consistenza del fenomeno, a meno che non siano uscite “istituzionali” e guidate nei luoghi meno martoriati.

Sì, certo i dati. Bene il conto delle chiamate ai vigili, il conto preciso delle bottiglie rotte, le statistiche, chiarire la differenza tra sicurezza e degrado. Bene anche ricollocare l'espressione “qui è il Bronx” nell'alveo proprio della metafora.

Va tutto bene.  Poi c'è la realtà. C'è la necessità che il rappresentante del Governo ascolti e stia al fianco dei cittadini che da anni lamentano un fenomeno grave e riconosciuto, peraltro, anche da altre istituzioni come il Comune di Pisa che, almeno recentemente, ha cambiato prospettiva verso il fenomeno e che sembra venire sconfessato dalle dichiarazioni fatte. Non c’è  nessun accenno al Tavolo di osservazione sulla sicurezza urbana, istituito dal suo predecessore e che veniva convocato sempre prima delle riunioni del Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica. Non si parla di nessuna iniziativa per regolamentare il fenomeno come il Patto su Pisa sicura, per coinvolgere tutti i soggetti interessati verso una civile convivenza.
Confidiamo che qualche uscita serale e qualche foto dia al nuovo prefetto un'idea più chiara del fenomeno e che lavori per contrastarlo.

redazione.cascinanotizie