Mancano gli immigrati, l’allarme di Coldiretti
Nei campi servono 1.500 lavoratori. Il blocco delle frontiere impedisce agli stranieri di arrivare nel nostro paese
Servono 1.500 operai nei campi delle province di Pisa e Livorno. A dirlo sono Fabrizio Filippi e Simone Ferri Graziani, i presidenti delle confederazioni provinciali di Coldiretti che hanno scritto una lettera indirizzata al Prefetto di Pisa Giuseppe Castaldo e al Prefetto di Livorno Gianfranco Tomao per evidenziare un problema che nei prossimi mesi potrebbe diventare ingestibile e proporre alcune soluzioni.
«L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, dicono da Coldiretti, ha dei riflessi che in questo momento possono sembrare non prioritari ma che possono aggravare le condizioni di precarietà economica e sociale del nostro Paese». Uno di questi riflessi riguarda il blocco alle frontiere dei lavoratori stranieri che vengono nel nostro paese per le lavorazioni stagionali: «370.000, necessari alla produzione di almeno il 25% del Made in Italy alimentare».
In particolare nella provincia di Pisa per portare a termine le lavorazioni agricole si ricorreva negli anni passati nel periodo aprile/ottobre a oltre 500 operai agricoli stranieri per un ammontare complessivo di oltre 25.000 giornate lavorative. Le attività sono molte e urgenti: dalla raccolta delle fragole e della frutta primaverile, a quella del carciofo violetto della Val di Cornia, alle ciliegie a Lari, per aggiungere le lavorazioni dei vigneti, fino alla raccolta delle orticole a pieno campo, come il popone e il pomodoro, oltre alle necessarie e improcrastinabili attività agricole. Gettando un occhio al domani, in questo elenco andranno inserite anche la vendemmia e la raccolta delle olive.
Coldiretti Pisa fa quindi proprie le parole del Presidente nazionale Ettore Prandini, il quale afferma «che in una situazione di emergenza nazionale serve una radicale semplificazione del voucher agricolo che possa consentire da una parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università, attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne».
La lettera si conclude con la fiducia in un intervento dei Prefetti «presso il nostro Governo affinché possa dare una rappresentazione dei rischi che il nostro Paese può correre in termini di approvvigionamento alimentare, scevra da posizioni ideologiche e orientata verso soluzioni pragmatiche».