Moschea di Pisa, un "problema ideologico della Lega". Il Comitato per il Sì: "Dialogo indispensabile"
Da parte del Comitato arriva la risposta a Ceccardi e Salvini
Il Comitato per il Sì alla libertà di Culto, a favore della costruzione della Mosche di Pisa, invita al dialogo, "indispensabile" per consentire "ai cittadini pisani di religione musulmana di costruire il loro dignitoso luogo di culto".
Il Comitato prende posizione dopo le esternazioni di Susanna Ceccardi e Matteo Salvini, il segretario nazionale della Lega, entrato nel dibattito cittadino con un no secco alla costruzione del luogo di culto previsto a Porta a Lucca.
Scrive il Comitato per il Sì alla libertà di Culto
Il senatore Matteo Salvini e l’eurodeputata Susanna Ceccardi sono intervenuti sul problema della moschea a Pisa, a dimostrazione che la questione ha superato la dimensione cittadina ed assunto un rilievo nazionale. I loro interventi chiariscano che il problema della costruzione della moschea non è legato al piano urbanistico di Pisa: il problema è ideologico, come risulta evidente dalle loro dichiarazioni.
Afferma infatti Salvini: «Tanti simboli della cristianità occidentale risiedono a Pisa e abbiamo il dovere storico di preservare storia,
paesaggio, cultura, bellezza e sicurezza della nostra comunità».
Aggiunge la Ceccardi: «Costruire una moschea a pochi metri da uno dei simboli della cristianità e in una città che ha la croce nella
bandiera è una sfida alla identità».
Ambedue insistono quindi su una eventuale minaccia alla identità cristiana.
Le due affermazioni contrastano con il principio liberal-democratico della libertà religiosa, recepito negli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione. Non solo le forze di minoranza, ma anche le forze politiche di maggioranza del Comune di Pisa, che si definiscono
“liberal”, dovrebbero opporsi a questa interpretazione identitaria e unilaterale della religione.
Tale concezione della religione contrasta anche con la dottrina e l’azione della Chiesa Cattolica, di cui i due parlamentari si professano difensori. Basta ricordare alcuni documenti del Concilio Vaticano II: il decreto su «L’Ecumenismo» (Unitatis redintegratio); la dichiarazione su «La libertà religiosa» (Dignitatis humanae); la dichiarazione su «Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane» (Nostra aetate).
In particolare, relativamente ai rapporti con Islam, si legga il documento sulla «Fratellanza per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune», firmato il 4 febbraio 2019 a Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, documento di cui si riportano alcune significative espressioni:
«[Papa e Imam] dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio…
[Hanno] la forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano … a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della
fratellanza umana e della convivenza comune …
La protezione dei luoghi di culto – templi, chiese, moschee – è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali».
Questo documento ha ispirato le iniziative comuni che vescovi cattolici, esponenti delle Chiese Cristiane, rabbini, iman hanno
intrapreso per incontri di preghiera in varie circostanze e per impetrare la fine della pandemia. Anche a Pisa in Piazza del Duomo il
14 maggio vi è stato un incontro tra l’arcivescovo, il pastore valdese e l’imam allo stesso scopo, con la partecipazione della vice-sindaco
di Pisa
Quindi è evidente che le caratteristiche e gli insegnamenti delle varie religioni sono improntati alla comune disposizione al dialogo.
Quel dialogo che a Pisa è stato sempre praticato come dimostra l’esistenza, accanto alle chiese cattoliche, della sinagoga e dei
luoghi di culto delle varie confessioni (valdesi, metodisti, evangelici…). Il dialogo si pratica in frequenti incontri ecumenici e in iniziative interreligiose.
Nella prospettiva inevitabile di una città multiculturale e multireligiosa il cammino iniziato non può essere interrotto e l’ostacolarlo può soltanto provocare incomprensioni e inutili conflittualità. Quindi al momento è indispensabile un dialogo che consenta ai cittadini pisani di religione musulmana di costruire il loro dignitoso luogo di culto.