Decalogo contro la malamovida. La solita vetrina senza sostanza
Contro la malamovida ancora annunci vuoti senza uno straccio di progettualità
Uscito il decalogo sulla malamovida, arrivano anche le reazioni politiche: «C'è solo una cosa che potrebbe essere utile in questo piano: l'idea di fondo di coinvolgere gli esercenti ma certo non su questo impianto culturale», lo afferma Olivia Picchi, consigliera comunale del Partito Democratico e vicepresidente della commissione cultura e commercio.
«Il tema della cultura e della rigenerazione urbana, sulla strega di quello che avviene nelle altre città (Milano, Torino, Lecce, Bologna e Firenze con le loro diversità fanno scuola da anni), meriterebbe un approfondimento tale da non poter essere affrontato in un commento di poche righe, prosegue la consigliera Dem. È un tema che a me sta molto a cuore. Uno dei miei primi interventi in campagna elettorale è stato proprio su questo e anche nei primi mesi di Consiglio Comunale ho cercato di stimolare più volte Giunta e Assessore: quando i luoghi si fanno vivere si ottiene maggiore sicurezza e maggior decoro, se tutti noi sentiamo la piazza come "casa nostra" tutti ne abbiamo più cura e si aumenta la sicurezza».
«Alla base del ragionamento sta la visione di insieme e appunto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati per elaborare non solo una nuova narrazione, ma anche un percorso che sia occasione di connessione e di attivazione di reti, capace di individuare, valorizzare e raccontare tutto ciò che sul territorio accade o potrebbe accadere, puntualizza Picchi Tracciare una mappatura di quelle progettualità in grado di essere generative: iniziative personali e/o collettive, che contribuiscono creativamente, produttivamente e responsabilmente alla capacitazione di altri, concorrendo al rinnovamento della vita culturale, sociale ed economica. Un lavoro per scovare queste comunità e far emergere il loro potenziale, ma anche capirne le fragilità, gli ostacoli, cosa può servire per creare un futuro sostenibile. Un’operazione di questo tipo potrebbe cogliere la capacità di questi progetti di – o spingerli a –non agire in un’ottica di isolamento. Insomma sarebbe "roba seria. A Pisa invece abbiamo un piano per lo sviluppo economico e la movida: non si sta seduti, si mangia solo prodotti pisani e si chiede agli esercenti di rispettare le regole che già sono scritte nel regolamento di polizia urbana: la tenuta e la pulizia degli spazi esterni. Per vetro ed emissioni sonore esiste già un'ordinanza sindacale ben più restrittiva di quello che si prevede nel piano. Senza contare che ci sono alcune previsioni "musica di sottofondo" che non possono essere verificate. Venendo al piano burocratico si passa alla "farsa". Un qualunque accordo (al di là dei meriti) ha bisogno di un atto di supporto. Anche questa volta si fanno annunci senza aver prodotto quegli atti, lunghi e noiosi, che permettono di realizzare gli obiettivi posti. Sulle detrazioni in tema di tributi occorre un atto di consiglio e la previsione di controlli per evitare i "furbetti" di turno. Ancora una volta siamo all'annuncio di promesse in parte irrealizzabili in parte tutte da strutturare. La colpa maggiore è aver coinvolto una sola associazione di categoria, come se questa fosse rappresentativa di tutti gli esercenti pisani: ricorderei sommessamente all'assessore che esistono, oltre ad altre associazioni, anche esercenti non iscritti. Gliene vogliamo fare una colpa grave?
«Questa scelta testimonia, conclude Picchi, come non siamo interessati ad elaborare un vero piano per la città, probabilmente l'obiettivo vero era fare un po' di passerella e dare visibilità all'associazione di cui esso stesso è espressione. Quella associazione che ha attaccato duramente la giunta Filippeschi per la sicurezza in città e che il giorno dopo l'elezione di Conti sugli stessi temi ha iniziato ad attaccare il Prefetto. Non mi interessa l'attacco al PD, ma mi chiedo se questo è davvero fare l'interesse dei cittadini e si pensa davvero che così si possano risolvere i problemi. Visto come vanno le cose in città direi che la risposta è facile: NO. Allora, siccome il tema in città è serio e centrale per lo sviluppo e la vivibilità, invito nuovamente l'assessore ad aprire un dibattito serio, coinvolgendo tutti gli attori in campo e i singoli cittadini. Su questo noi siamo disponibili a dare il nostro contrinuto con serietà ed umiltà. Le passarelle durano appunto qualche scatto di flash.