Sit-in per manifestare a favore della libertà di culto

Cronaca
PISA e Provincia
Venerdì, 12 Luglio 2019

La protesta di domani della comunità islamica trova la solidarietà anche dell'associazione libero culto. Ecco tutte le tappe che hanno portato alla bocciatura della Moschea

Si svolgerà domani il sit-in di protesta della Comunità Musulmana di Pisa in piazza XX settembre, sotto il Comune di Pisa che ha recentemente negato, attraverso l’Ufficio edilizia Privata, il permesso a costruire la moschea a Porta a Lucca.

Per questo motivo alla manifestazione parteciperà anche il Comitato “Libero culto” che spiega: «la trafila burocratica conclusa da questo atto amministrativo è costellata di numerose anomalie, tanto da sollevare forti dubbi sulla sua correttezza e, di  conseguenza, sulla  legittimità della decisione finale».

«Ma è il dato politico, prosegue Libero culto, quello che maggiormente dovrebbe scandalizzare: l’amministrazione di Pisa sta cercando in tutti i modi di impedire la costruzione della moschea a Porta a Lucca senza peraltro indicare alcuna soluzione alternativa. Così facendo l’amministrazione calpesta uno dei più elementari principi sanciti dalla nostra Costituzione: la libertà di culto».

Libero culto, attraverso il proprio blog ripercorre le tappe percorse nel 2019 dalla vicenda: era il 10 gennaio quando la Commissione Paesaggistica del Comune si esprime sul progetto della moschea e, in un documento scritto in burocratese stretto, chiede alcune modifiche. Molte delle indicazioni della Commissione sono piuttosto vaghe, mancano prescrizioni precise. I tecnici della Comunità Islamica modificano il progetto al fine di recepire le indicazioni della Commissione Paesaggistica e il 19 febbraio lo depositano in Comune affinché la Commissione possa riesaminarlo. In data 22 marzo la Commissione Paesaggistica boccia anche il progetto modificato; a questo punto la procedura prevede che sia la Soprintendenza a dire l’ultima parola sulla vicenda.

Il 7 maggio la Soprintendenza dà parere favorevole con prescrizioni, ovvero il parere è favorevole (senza bisogno di ulteriori autorizzazioni) a patto che vengano effettuate alcune precise modifiche al progetto. L’assessore Dringoli contesta in maniera insolitamente dura il pronunciamento della Soprintendenza. Il 13 maggio i tecnici della Comunità Islamica depositano un nuovo progetto per ottemperare alle prescrizioni della Soprintendenza. Il 15 maggio, con un colpo di scena, la Soprintendenza annuncia l’annullamento (“in autotutela”) del proprio parere, adducendo un errore materiale nella parte riguardante la tutela archeologica; si deve quindi attendere il nuovo pronunciamento della Soprintendenza che dovrebbe arrivare nell’arco di 30 giorni.

Era il 24 maggio quando l’Ufficio di Edilizia Privata del Comune rileva un errore nel nuovo progetto (quello presentato il 13 maggio), e chiede una rettifica. Il 6 giugno Mohamed Khalil, legale rappresentante della Comunità Islamica, riconosce che il progetto è viziato da un errore materiale, e chiede di considerarlo come non presentato, facendo quindi riferimento al progetto precedente (quello del 19 febbraio), quello sul quale la Soprintendenza ancora deve esprimersi.

Nel frattempo la stessa Soprintendenza dirama una strana nota dove si dice che, nel caso la Comunità Islamica ripresentasse un nuovo progetto, l’amministrazione sarebbe tenuta a vagliare il nuovo progetto per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, e, nel caso, si invita la Comunità Islamica ad inviarne copia anche alla Soprintendenza, per la “valutazione di compatibilità con esigenze di natura archeologica”. Infine, il 13 giugno Daisy Ricci, dirigente dell’Ufficio Urbanistica del Comune, nega il permesso a costruire sulla base del progetto del 13 maggio (quello che era stato ritirato in quanto affetto da un errore materiale).

massimo.corsini