Vicopisano ha ricordato l'Eccidio della famiglia Petri
Una giornata di eventi nel nome della libertà e della resistenza a tutti i fascismi
A 75 anni dal 25 luglio 1944, quando Giulio, Alberto e Gino Petri vennero fucilati dai nazisti, Vicopisano ha voluto ricordare quei fatti con una giornata di eventi.
La commemorazione, organizzata dall'amministrazione comunale di Vicopisano in collaborazione con ANPI Vicopisano e Istituto Fratelli Cervi, è stata articolata in due momenti e nel ricordo di due storie vicine e dal medesimo tragico destino: quella della Famiglia Petri e quella dei Fratelli Cervi.
Alle 17.00, presso il comune di Vicopisano, è stato il momento del ricordo, con protagonisti i familiari dei Petri e dei Cervi, Tiziana Manzi (coordinatrice del Consiglio Nazionale dell'Istituto Cervi) e Rossano Pazzagli (docente all'Università degli Studi del Molise).
Alle 18.30, invece, in località Termine a Vicopisano, davanti al cippo che ricorda l'eccidio della Famiglia Petri e accompagnati dal violino del Maestro Enrico Bernini, si è passati alla narrazione dei drammatici avvenimenti del 25 luglio 1944.
Tra gli intervenuti anche il presidente Anpi Provincia di Pisa Bruno Possenti e Perfetto Ivano Petri (nella foto a sinistra), uno dei fratelli sopravvissuti all'eccidio del 25 luglio 1944.
Qua di seguito il live della commemorazione
La storia dell'Eccidio della famiglia Petri di Vicopisano è uno di quei racconti difficile da dimenticare, una storia di violenza e libertà.
Nella lontana estate del 1944, Vicopisano era diventato un presidio delle forze naziste, "zona nera", terreno tedesco di resistenza agli americani.
Una sera di fine Luglio, i tedeschi fecero allontanare la famiglia Petri dalla propria abitazione, costringendola, insieme a molti altri, a trovare riparo sui monti che cingono Vicopisano. La famiglia, però, non aveva potuto portare con sé il proprio bestiame, l'unico capitale su cui poggiava l'economia della casa.
Il giorno seguente uno dei figli (Piero, appena 14enne) fu mandato ad accudire il bestiame e dato che nessun tedesco lo aveva fermato, la mattina del 25 luglio 1944, furono il padre Giulio (50 anni) e i due frateli più grandi (Alvo Alberto 21 anni e Gino 24 anni) ad assolvere la mazione.
Arrivati alle stalle, però, i tre, al posto delle bestie, trovarono dei soldati tedeschi che li costrinsero al comando per scavare delle trincee.
Arrivati a destinazione, il comandante nazista ordinò invece che Giulio, Alberto e Gino venissero fucilati e portati in un campo lì vicino, il plotone d'esecuzione fece il proprio lavoro.
Giulio e Alberto morirono subito, Gino, riuscito a scappare da ferito, fu ripreso poco dopo e trivellato di colpi all'interno di un rifugio per maiali (vedi foto a destra) in località Sant'Andrea.
"Da quel giorno - ci raccontò nel 2017 Giuseppa Centi, moglie di Ivano, uno dei fratelli sopravvissuti all'eccidio e all'epoca dei fatti 11enne - la vita di mio marito e di tutti i sopravvissuti è cambiata. Ivano, ha continuato a sognare il giorno della riesumazione dei cadaveri dei propri cari dalla fossa comune in cui erano stati gettati, per tutta la vita. Non ha mai più tovato pace fino allo scorso agosto, quando è morto".
La ceca violenza subita dai nazisti, si è poi trasferita a tutta la famiglia Petri e alle generazioni successive: "Abbiamo vissuto nell'angoscia - continua Giuseppa Centi - e questa, si è anche trasferita alle mie figlie. Gino era l'unico partigiano (vedi la foto allegata della medaglia ricevuta), ma una spia fascista di Vicopisano (che abitava nelle vicinanze), condannò tutti i maschi adulti ad una fine tremenda. Una ferita ancora viva in noi tutti".