ConfCommercio: serve liquidità per aiutare le imprese
Città desolate e spazio al monopolio delle piattaforme online, poi Pieragnoli si scaglia contro l’una tantum di 600 euro
Se il Cura Italia vuol salvare le imprese occorrono soldi veri, e tanti. Ne è convinta Confcommercio Provincia di Pisa, nelle parole del suo direttore Federico Pieragnoli. «C'è davvero qualcuno che ha interesse a rendere desolate e spettrali, senza bar, senza negozi, senza locali le nostre città, senza imprese i nostri distretti, senza professionisti i nostri uffici e così via, come in un angosciante racconto distopico? Ad avvantaggiarsi di tutto ciò saranno solo ed esclusivamente le piattaforme online, che avranno il via libera definitivo per monopolizzare tutti i mercati, e niente sarà più come prima. Per evitare questo scenario da incubo, superata l'emergenza sanitaria, occorre una scossa di liquidità, che il Governo metta soldi veri nelle tasche dei milioni di imprenditori e partite Iva che per mesi non lavoreranno e non incasseranno un centesimo».
«In vista c'è un enorme problema di liquidità che dovrà essere affrontato di petto e risolto quanto prima, spiega il direttore: cancellare le tasse per un anno è la condizione necessaria ma non sufficiente per ripartire: se non diamo soldi agli imprenditori per ricominciare, risollevare l'economia sarà impossibile. Prima che i consumi riprendano adeguatamente passerà del tempo e quel che non è stato incassato non può più essere recuperato, è perso per sempre: non si può andare al ristorante venti volte al giorno così come non si possono fare cento viaggi in un anno. Il sistema bancario sta facendo la propria parte: lo stop per 12 mesi ai rimborsi e la dilazione delle scadenze di pagamento per le varie forme di prestito e finanziamento messo in atto da alcune banche è un segnale che va nella giusta direzione. Così come apprezziamo l'impegno che diversi comuni del nostro territorio stanno dimostrando, a partire dal rinvio di alcuni mesi delle scadenze tributarie. C'è da fare di più, ma lo shock decisivo deve partire dal Governo».
Pieragnoli pensa ai 600 euro una tantum stanziati nell'ultimo decreto dell'11 marzo: «Se penso che per il reddito di cittadinanza l'importo arriva a 750 euro, i 600 destinati a imprenditori, commercianti e partite Iva costrette a cessare la propria attività è qualcosa di assolutamente ridicolo. Parliamo di una miriade di imprese, negozi, professionisti il cui valore economico e sociale è straordinario, che non potranno più riaprire senza un intervento dello Stato. Imprese che con il loro lavoro hanno versato per anni tasse e contributi, hanno garantito occupazione e posti di lavoro e che oggi hanno uno straordinario bisogno di aiuto che negare sarebbe delittuoso».