Cascina: si dibatte su Gender e questioni LGBT. Negare i diritti, affermare i diritti.
Se c’è al momento un fattore che caratterizza Cascina amministrata dalla Lega è il fiorire di dibattiti e partecipazione, che ha quantomeno risvegliato la cittadinanza. Poli opposti, differenze forse inavvicinabili, ma ogni parte e fazione dice la propria e su questo non possiamo che essere tutti contenti. Quando si partecipa alla vita pubblica, intesa nel senso più ampio del termine, è un buon segnale, lo ha scritto anche la Sindaca Ceccardi stamani. Tuttavia non è di seconda importanza affrontare che genere di partecipazione e quali dibattiti vengono proposti. Ieri sera si sono svolti, in due posti differenti, due eventi opposti: alla Città del Teatro una conferenza dal nome “Gender: colonizzazione ideologica” dove moderava Lorenzo Gasperini, ex capo di gabinetto della giunta ceccardi (http://cascinanotizie.it/il-capo-di-gabinetto-lorenzo-gasperini-si-dimette), già famoso alle cronache per il suo stile inconfondibile con cui esprime le proprie idee ( gli è valso, infatti, una condanna per diffamazione in questi giorni, ) e con interventi dell’avvocato Simone Pillon e del dott. Renzo Puccetti, docente di bioetica al Regina Apostolorum di Roma. Tutto orchestrato dall’Assessore alla Cultura Luca Nannipieri. Evento svoltosi nella Sala Piccola del Teatro che si è piano piano riempita.
La prima cosa che saltava agli occhi era la mancanza pressoché evidente di giovani. Non che il giovanilismo sia un valore assoluto di per sé, so che ci sono molti giovani “vecchi” e molti anziani che ancora, grazie alla loro saggezza ed esperienza ci guidano, ma è indicativo e non va sottovalutato che, dato che il tema della serata era “Pro Life”, la vita, quella nel pieno delle energie, lì non c'era. E se vogliamo che una società superi se stessa, dato l’elogio sperticato che la società fa dei giovani per poi spedirli all’estero nei fast food o per sposarsi CIVILMENTE, va compreso dove la maggioranza di essi vuole andare e non negare l’evidenza.
Si è insistito molto nel corso del dibattito sulla deriva culturale della nuova società, che uccide le differenze e mina, letteralmente, l’identità delle persone, creando confusione circa la loro sessualità, che viene messa “costantemente” in discussione. Chiunque si opponga al “pensiero unico” LGBT , sostengono, viene chiamato omofobo, fascista e quant’altro. Simone Pillon da sempre si batte contro il DDL Scalfarotto e denuncia con ogni sua forza la “colonizzazione ideologica” che le associazioni compiono nelle scuole, stando a quanto si apprende dalle sue parole su Tempi.it, giornale on-line molto conservatore. Si è beccato pure qualche querela “per aver superato i normali confini della critica politica”, che lui chiama, però, “sferzante ironia”: Ma si sa tutto è relativo, specialmente quando fa comodo. Ma non c’è di che temere: come si può leggere in una sua intervista il suo caso è anche in Parlamento, difeso strenuamente dalla deriva “liberticida” laicista da un “paladino della libertà” come Carlo Giovanardi (...). Parole loro e ne prendiamo atto. C’è stato spazio anche per una critica al "terribile mondo" dei condoms e dei preservativi, visti come un male contemporaneo: "chi vuole ancora infatti, “della plastica” fra i partner?" Chi farà più figli con tutta questa plastica sui nostri corpi?
Mi permetto di ricordare un banale esempio: AIDS. Ognuno tragga le proprie conclusioni.
Stando a quanto si può vedere dal profilo Facebook dell’avvocato Pillon v’è un post che esprime massima solidarietà a Silvana de Mari. Per chi non la conoscesse è un medico che ha espresso queste parole: “per me i gay sono la nuova razza ariana. Vietato parlar male di loro, vietato criticare, vietato esprimere la propria opinione nei loro confronti. Loro vogliono l’omologazione, il pensiero unico» (da La Stampa del 19/01/2017). Per la De Mari si sta profilando la radiazione dall’albo dei medici, per aver sostenuto che “sono malati”. L’omosessualità è stata cancellata dal manuale diagnostico degli psichiatri nel 1973: da quanto è che non vanno ad un corso di aggiornamento?
Parallelamente si è svolto un altro evento “All we need is love”, tenutosi all’Altro Spazio, organizzato dalla Rete dei Cittadini di Cascina. Sono intervenute Cathy La Torre, avvocata che si batte per i diritti LGBT, la dott.ssa Chiara Centenari delle Famiglie Arcobaleno, la pedagogista dott.ssa Marina Bellanti.
Oggetto di critica è stata anche la nuova Legge Cirinnà che ha aperto la strada alle tanto dibattute Unioni Civili. A parere di molti è una legge concepita con un compromesso a ribasso: oltre a generare alcune difficoltà burocratiche per quanto riguarda l’adozione dei figli del partner, marca una separazione molto forte: le unioni civili non sono uguali al matrimonio ufficiale. In sostanza garantiscono un diritto, ma la differenza rimane molto forte. Ma niente paura: a Cascina non verranno mai celebrate, così il nostro Comune sarà “sicuramente immune” dalla “deriva culturale” laicista e relativista. Se le scelte dell'Amministrazione sono costituzionali o meno saranno il tempo e la giurisprudenza a darci una risposta, ma un punto fermo c'è: la battaglia della Rete dei Cittadini andrà avanti.
Tanta gente ieri all'Altro Spazio, molti i ragazzi, tanta la giovialità e la voglia di discutere, gli interventi hanno portato viva testimonianza di quanto, anche oggi, non sia affatto facile poter vivere serenamente e professare la propria libertà individuale e sessuale in società, serenamente e coerentemente. All’incontro alla Città del Teatro si è sottolineato come la vittoria dell’individualità generi il tanto odiato relativismo, cioè la fine dei valori assoluti: non c’entra assolutamente niente. I valori ci sono, le idee ci sono, la Cultura è più viva che mai: si tratta di studiarsela e farla propria. Non sarà certo aumentare la consapevolezza sulle proprie libertà, sui propri gusti, sulle proprie scelte a distruggere la nostra civiltà. La famiglia è il prodotto di una cultura, di un momento storico, di una realtà tangibile: chiunque può accorgersi come sono cambiate nel corso della storia.
La famiglia come viene intesa generalmente è quella che abbiamo conosciuto nel corso degli anni ’50, ’60, del secolo scorso, quando era il pater familias a portare il pane a casa. Grazie all’indipendenza e all’emancipazione femminile nel corso di quegli stessi anni, anche la donna ha potuto reclamare diritti, farsi una vita propria, decidere se diventare mamma o meno, coerentemente con la propria coscienza. Non è la famiglia “tradizionale” a dover essere difesa: giustamente qualcuno ha sottolineato come tutte le persone omosessuali siano nate in famiglie eterosessuali. Le organizzazioni LGBT sì, reclamano diritti, fanno manifestazioni, si fanno conoscere: se si fosse fatta più prevenzione, più invito all’ascolto dell’altro e alla sua realtà individuale, quanti danni si sarebbero evitati? La comprensione dell’altro, nella sua radicale diversità, non è la giustificazione dei suoi atti, non è la tolleranza: è il rispetto che gli devo. Rispetto, autonomia, scelte libere sono i valori assoluti che la nostra Civiltà, che ci piaccia o meno, si è conquistata, tutt’altro che relativismo come sostengono alcuni che, a quanto pare, vogliono una sola verità rassicurante che domini incontrastata.
La nostra cittadina è tornata a parlare, a partecipare, ma non a dialogare. Quello che auspico e auspichiamo è che il prossimo dibattito sia tenuto nel medesimo spazio, microfoni alla mano e dialogo serrato, come nella migliore tradizione greca: in una piazza, in cerchio e idee che fanno scintille quando si toccano. Quando i valori, le tradizioni, i dati acquisiti diventano troppi rigidi e fissi, diventano pregiudizi, colonne che sorreggono strutture che si credono conosciute, ma invece sono note solo per sentito dire. Una cosa va detta: nel giorno dell'elezione di Trump, della Le Pen quasi vittoriosa, a Cascina si parla di morale tradizionale, famiglia "vera" e diritti da ridurre o ampliare. Non sembra di essere nel 2017, proprio no.