Cascina, a volte una rotatoria può essere tratto di identità culturale
Lettera ai cittadini del sindaco Michelangelo Betti
Riporta il comunicato inviato dal Comune di Cascinai
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È stato singolare registrare il numero di reazioni e apprezzamenti per il rinnovo della rotonda “della Torre Eiffel”. Una quantità inattesa che, almeno per una volta, ha anche prodotto risposte argomentate a critiche ingenerose e a considerazioni dettate da poca conoscenza delle storie locali. Proprio questa risposta di “massa” spinge ad alcune riflessioni.
Per l’ormai lunga permanenza sulla Tosco-Romagnola, quella piccola Torre sulla rotonda è divenuta di famiglia, sia per chi ne conosce la storia sia per chi, nel corso degli anni, l’ha criticata. Un tratto costante del territorio. Riconosciuto e vicino. Una Torre collocata a metà strada tra la Torre Civica del Comune e la torretta centrale della francesizzante Villa Isnard. Tra la vita dei paesi e quella delle capitali europee.
Infatti due storie molto distanti, entrambe cascinesi, si uniscono nel metallo della Torre. Da un lato l’impresa di inizio Novecento di uno dei primi aviatori, Giuseppe Cei, dall’altro, cento anni dopo, il lavoro di un fabbro, Mario Vanni, conosciuto da tutti per la grande barba e il soprannome “Stagnabricchi”. Storie lontane nel tempo e nelle caratteristiche: un ventenne che ha sfidato l’aria di Parigi, un anziano artigiano che ha lavorato il ferro anche alle cancellate dei monumenti londinesi. Un pilota nato nell’anno di inaugurazione della Torre Eiffel, il 1889, un cesellatore che ha celebrato il concittadino nel centesimo anniversario del volo intorno alla torre, nel 2011.
Malgrado la matrice nella scelta di collocare nel nostro territorio la rivisitazione della Torre Eiffel sia stata tutta cascinese, c’era e resta presente un’altra componente, quella del guardare lontano. Come già scritto a Cascina abbiamo residenti con circa 100 nazionalità diverse e le relazioni con l’estero sono di lungo periodo, culturali, produttive e commerciali. D’altronde Cascina, oltre a tre stazioni ferroviarie, ha avuto anche un porto (fluviale) che è sempre rimasto aperto e attivo fino a che il sistema di trasporto delle merci è cambiato.
E, in ogni caso, per crescere è bene aprirsi e cercare ispirazione e modelli al di là dei propri confini. Superare quei confini e, magari, scegliere di collocare sul proprio territorio la rivisitazione in scala di uno dei monumenti più iconici a livello globale.
Di questa riscoperta e riflessione vanno ringraziati gli uffici comunali, che hanno progettato e seguito i lavori dell’intervento alla rotonda in tutte le fasi. Un intervento di viabilità e identità.