"Ossicombustione e megadiscarica. Il 'modello Peccioli' con l’economia circolare non c’entra!"
Comunicato di Legambiente Valdera relativo alle proposte di impianti di trattamento dei rifiuti presentate a Peccioli
Riporta la nota di Legambiente Valdera.
Dopo la presentazione a Peccioli del nuovo impianto miracoloso, in grande spolvero con nomi conosciuti e che sono stati considerati dalla stampa esponenti del mondo ambientalista, vorremmo ribadire alcune nostre forti perplessità.
Innanzitutto precisare che i tecnici presenti all'incontro non rappresentavano il mondo ambientalista bensì le loro fondazioni o società. Lo stesso Ermete Realacci non rappresentava Legambiente ma la Fondazione Symbola, che è compartecipata dalla Soc. Belvedere.
Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli, che prospettavano la chiusura del ciclo dei rifiuti? Come si può parlare di “economia circolare” a Peccioli? Dopo la bocciatura da parte della Regione della richiesta di un sostanziale raddoppio della discarica di Peccioli, Belvedere ci riprova presentando nuovamente la richiesta di ampliamento per ben 4.330.000 mc. E' possibile concentrare lo smaltimento dei rifiuti su un'area della campagna Toscana che vorrebbe seguire un modello di sviluppo basato sulle produzioni agricole di qualità e sul turismo? Questi sono i dubbi che come associazione vogliamo condividere con quanti sono stati al nostro fianco in tanti anni di battaglie per l'ambiente, consapevoli che servono anche gli impianti di trattamento, ma solo se finalizzati ad un effettivo recupero di materie seconde di qualità e quando sono inseriti in un quadro programmatorio regionale.
L'attività principale della società Belvedere è la raccolta e lo smaltimento nella propria discarica dei rifiuti indifferenziati: la società per mantenere aperta la mega discarica di Legoli nel così detto "triangolo verde" ha proposto negli anni vari possibili impianti che avrebbero magicamente risolto il problema, dal dissociatore molecolare al vetrificatore; oggi è la volta dell'ossidazione termica. Per fare un po' di chiarezza sulla volontà del gestore di lavorare per l'effettiva chiusura del cicli dei rifiuti, partendo dalla riduzione e dal recupero per lasciare la discarica come residuale, basta vedere il livello di differenziata che hanno i comuni gestiti dalla Belvedere, con Peccioli che non raggiunge neanche la metà della percentuale di differenziata prevista dalla legge!
E’ possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici? I comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità. Anche i fanghi tossici in agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccioli.
Queste considerazioni ci portano a valutare negativamente la presentazione di una società quale attuatrice di una politica di economia circolare e molti sindaci dell'ATO Costa la pensano ormai come noi: si è visto all'incontro tenutosi a Palaia e Montefoscoli sabato 29 Luglio; e si è visto anche all'ultima riunione (dell' 8 agosto scorso) al Comune di Viareggio, dove ben 31 comuni dell'ATO Costa aderenti alla rete Rifiuti Zero (alcuni anche molto importanti come Viareggio, Lucca, Capannori, Carrara, ecc.) hanno fortemente contestato le decisioni di Retiambiente che punta a realizzare l'impianto di ossicombustione di Peccioli (pagato da tutti i cittadini dell'ATO) e spinge invece molto poco verso la raccolta differenziata, "accontentandosi" di raggiungere solo un modesto 76% di raccolta differenziata nel 2030, quando molti comuni dell'ATO Costa, già oggi superano abbondantemente tale soglia! Tra l'altro l'unico esempio di "ossicombustore" in Italia è quello pugliese di Gioia del Colle, non esattamente un impianto privo di contestazioni: avviato come impianto sperimentale nel 2006, è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri NOE nel 2019, poi riattivato dal Consiglio di Stato come impianto-test e ancora osteggiato dal Comune di Bari. Probabilmente la “nuova” proposta
di raddoppio della discarica tradisce proprio il timore di un fallimentare funzionamento dell'ossicombustore.
Purtroppo, all'interno dell'ATO e di Retiambiente, la voce dei comuni contrari agli inceneritori non sempre riesce ad emergere: il meccanismo delle percentuali di rappresentanza premia pochi grandi comuni che detengono gran parte delle quote: ad esempio il solo Comune di Livorno detiene da solo circa il 33% delle quote di Retiambiente, il Comune di Pisa il 13,3% e il Comune di Pontedera il 13,1% : è sufficiente che questi tre comuni si accordino tra loro per avere la maggioranza in Retiambiente e, di fatto, decidere da soli la politica di gestione dei rifiuti dell'intero ATO Costa.