A Vico va in scena "Mumble Mumble" di e con Emanuele Salce e Paolo Giommarelli
Liberare i propri ricordi dalla prigione della nostra mente ha sempre avuto un effetto catartico, specialmente quando il materiale da esprimere è molteplice, variegato e difficile da districare. Su questa liberazione gioca lo spettacolo "Mumble Mumble, ovvero confessione di un orfano d'arte" di Emanuele Salce, figlio del regista Luciano e figlio putativo di Vittorio Gassman, dato che Diletta d'Andrea sposò il Mattatore dopo pochi anni la nascita di Emanuele. Lo spettacolo di fatto racconta come "sopravvivere" a due funerali, cioè alla morte di due padri così insigni, due padri nel vero senso della parola per Emanuele, ma due padri anche della nostra Italia migliore e dei gloriosi anni del nostro cinema, due figure simboliche al centro del nostro immaginario collettivo. E' un percorso retrospettivo, un ripercorrere le proprie tracce, come nella migliore tradizione psicoanalitica: in questo lo "aiuta" sul palco Paolo Giommarelli, vero e proprio alias di Salce: l'attore toscano, sul palco, è un regista, un amico, uno psicologo che tenta di aiutare Emanuele nel riuscire a sviluppare al meglio il proprio talente teatrale. Per questo lo spinge a raccontare la propria vita, soffermandosi anche sui fatti più banali, la normalità, come avrebbero fatto Pinter o Beckett. Così Emanuele lo asseconda, abbandona il progetto di fare teatro classico e fa dei propri ricordi lo spettacolo vero e proprio.
I ricordi della morte dei due grandi volti della nostra cultura, fra il drammatico e il comico, si uniscono all'incredulità di Emanuele, che così giovane e gravato dall'ombra dei suoi due padri, cerca di dare un'esistenza autonoma alla propria vita, in bilico tra il non voler rinnegare le proprie origini, ma nemmeno "copiare" o seguire la scia dei suoi genitori. "In casa mia" - dice Salce in una breve battuta dello spettacolo - " era come essere ad una lezione di teatro ventiquattr'ore al giorno". Così la vita di Emanuele viene raccontata ricordando come un ragazzo di appena vent'anni si trova ad dover gestire da ubriaco poiché reduce da una serata pazza la morte del padre Luciano Salce (1989) e l'evento mediatico che fu scatenato dalla morte di Vittorio Gassman (2000). Il terzo episodio lo vede protagonista di una vera e propria disavventura intestinale in Australia, così imbarazzante e terribile da significare, simbolicamente, una terza morte per Emanuele, così catartica da generare, di fatto, la sua rinascita.
A fianco sotto la foto una mia breve intervista a Paolo Giommarelli sul significato dello spettacolo.