Il Teatro di Pisa inaugura la Stagione Teatrale 2023/24 con il Barbiere di Siviglia
Il capolavoro di Gioachino Rossini torna sul palco del Verdi dopo nove anni con un nuovo allestimento in coproduzione con i Teatri di Rovigo, Ravenna, Jesi e Lucca, la regia di Luigi De Angelis e la direzione musicale di Francesco Pasqualetti
La Prima del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini apre, venerdì 27 ottobre (ore 20.30) la Stagione Teatrale del Verdi di Pisa, la numero 155 della sua storia (seconda recita domenica 29 ore 15.30).
Il capolavoro rossiniano ritorna sul palco pisano dopo nove anni; la sua ultima rappresentazione risale difatti alla Stagione Lirica 2014-15, la prima si data invece nel 1882. Presente in 17 Stagioni, questo titolo ha portato molte volte sulla scena del Verdi grandi interpreti come Margherita Carosio (1943) sotto la direzione di Antonino Voto, Tito Gobbi (1945), Ettore Bastianini (1946), Anna Maccianti (1970), Claudio Desderi (1982).
Luigi De Angelis firma la regia di questo nuovo allestimento, coprodotto dai Teatri di Pisa, Sociale di Rovigo, Alighieri di Ravenna, Giglio di Lucca e Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi. La direzione musicale è affidata a Francesco Pasqualetti alla guida dell’Orchestra della Toscana. La commedia buffa di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, musicata da Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, sarà messa in scena ricostruendo un micromondo in cui storie e situazioni di vita quotidiana si incrociano e dialogano con la vicenda principale.
Nei ruoli si cimenteranno grandi interpreti rossiniani: Dave Monaco, tra i più talentuosi giovani tenori del repertorio rossiniano e belcantistico, impersona Il Conte di Almaviva; Roberto Abbondanza, baritono di grande esperienza e interprete di molte prime assolute con importanti direttori d’orchestra, è Don Bartolo; Chiara Amarù, Oscar della Lirica nel 2013, di recente acclamata Rosina alla Fenice di Venezia e Belluccia Mariano ne Li zite ‘ngalera alla Scala di Milano, interpreta Rosina; Gurgen Baveyan, tra i più richiesti interpreti del ruolo di Figaro, vestirà i panni dell’astuto factotum di Siviglia; Arturo Espinosa, basso-baritono cileno, sarà Don Basilio; Paola Valentina Molinari interpreta la nostalgica serva Berta, Tommaso Corvaja il fidato servitore Fiorello e Giorgio Marcello Ambrogio, il servitore di Bartolo.
Maestro al Fortepiano è Riccardo Mascia; Marco Bargagna dirige il Coro Archè.
Prima della rappresentazione giovedì 26 ottobre alle 18, come da tradizione, il direttore artistico Cristian Carrara, proporrà al pubblico brani e arie celebri, curiosità e aneddoti sulla vita di Gioachino Rossini e sulla genesi e la composizione del Barbiere di Siviglia, approfondendo, nella tradizionale Guida all’Opera la trama, i personaggi e gli aspetti musicali del titolo in scena. Saranno presenti il regista Luigi De Angelis, il direttore Francesco Pasqualetti, e gli artisti del cast. L’incontro si terrà eccezionalmente al Museo della Grafica (Palazzo Lanfranchi) per dare l’opportunità di visitare la mostra La Bottega di Figaro, una esposizione di maquettes ispirate al Barbiere di Siviglia e realizzate dagli studenti che hanno partecipato al progetto Piccoli Artigiani all’Opera, promosso dal Teatro di Pisa. L’ingresso è libero. La mostra sarà visitabile fino a domenica 29 ottobre con orario 9-19.
I biglietti per le due recite di venerdì 27 ore 20.30 e domenica 29 ore 15.30 sono acquistabili al Botteghino del Teatro di Pisa oppure attraverso il servizio telefonico (050.941188); online su www.vivaticket.com (in questo caso non sono applicabili sconti). Nella giornata dello spettacolo la biglietteria sarà aperta anche a partire da un’ora prima della relativa recita.
Estratto dalle note di regia di Luigi De Angelis
“Quando mi è stato chiesto di mettere in scena il Barbiere di Siviglia mi è subito venuto in mente Play Time il film di Jacques Tati, un affresco divertito, leggero e allo stesso tempo feroce delle idiosincrasie, degli incagli e degli inciampi del mondo moderno, con tutti i suoi tic e le sue nevrosi.
Questa rappresentazione cinematografica del nostro mondo mi è sembrata molto simile a quella del Barbiere di Siviglia di Rossini, dove i personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo psicologico, ma sono piuttosto dei "tipi", come se quest'opera fosse un carnevale delle maschere e dei caratteri di un mondo che tanto ci assomiglia.
Per questo ho immaginato di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di una unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in una architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima. In questa unità abitativa che si sviluppa su due piani con quattro ambienti speculari, si svolgeranno le vicende del Barbiere e davanti ad essa prenderà vita la città con i suoi personaggi e caratteri, possibili maschere del nostro tempo. Rossini con la sua musica e la genialità delle soluzioni del libretto di Sterbini porta uno sguardo divertito, leggero ma allo stesso tempo feroce sui tic, sugli inciampi, sulle idiosincrasie e le nevrosi del nostro quotidiano, in una giostra vorticosa, destinata all'horror vacui, ma che forse ci mette a nudo di fronte a noi stessi”.