Auletta: "Raccolta differenziata: Pisa ferma da anni. Serve un piano cittadino per l’economia circolare"

Politica
PISA e Provincia
Lunedì, 30 Ottobre 2023

Il consigliere comunale di opposizione sottolinea gli scarsi risultati e i dati non incoraggianti sulla raccolta differenziata nel Comune di Pisa

Questa la nota integrale

Negli scorsi giorni sono stati diffusi dalla Regione Toscana i dati sulla raccolta differenziata da parte dei Comuni. Quello che emerge subito agli occhi è il dato negativo per Pisa, fermo clamorosamente al 65.1%.
Una criticità messa in evidenza già negli scorsi giorni anche da Legambiente in occasione della presentazione del trentesimo Rapporto Ecosistema Urbano. 
Da anni evidenziamo che il sistema di raccolta dei rifiuti misto crea confusione e disparità fra i cittadini, e che oltretutto non funziona. Comuni simili al nostro che hanno scelto la soluzione unica del porta a porta hanno raggiunto risultati di gran lunga migliori di Pisa e contestualmente hanno anche ridotto i costi del conferimento in discarica. L’unico modo per aumentare rapidamente la percentuale di raccolta differenziata è l’applicazione del porta a porta in tutta la città, garantendo ovviamente tutte le tutele per i lavoratori e le lavoratrici che lo svolgono. Ma non basta. Per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti e abbassare i costi per i cittadini bisogna attuare una strategia chiara ed univoca con l’obiettivo “rifiuti zero”, obiettivo per il quale è necessario che l’intero ciclo di gestione dei rifiuti sia basato su riduzione alla fonte, sulla raccolta differenziata spinta e sulla progressiva riduzione dello smaltimento in discarica, fino ad annullarlo, attraverso una programmazione pluriennale. Ciò che serve, quindi, è una volontà politica forte verso questo obiettivo.
Nei fatti invece, in questi anni non sono state implementate delle serie politiche di riduzione della produzione dei rifiuti, contravvenendo alle stesse direttive comunitarie in materia. Anche l’impostazione della raccolta e dello smaltimento ha di fatto impedito che i Comuni investissero in un serio ammodernamento dei servizi e degli impianti, con ricadute negative per la cittadinanza in termini di tariffe e di qualità dei servizi. Il costo della TARI è cresciuto, diventando insostenibile per le famiglie a basso reddito nonostante gli sconti, e con un sistema di calcolo della tariffa che non tiene conto della effettiva produzione (tariffazione puntuale), né delle attività no-profit.
Ma la riduzione dei rifiuti si pratica anche favorendo le filiere locali, in particolare quelle agroalimentari, che riducono drasticamente gli imballaggi.
Su questo punto il Comune dovrebbe svolgere un ruolo cruciale, cosa che in questi anni non ha fatto, sia orientando gli acquisti per le mense scolastiche verso i prodotti del territorio e agevolando sistemi di acquisto collettivo come i Gruppi di Acquisto Solidale, sia favorendo idonee filiere che possano garantire l’offerta di prodotti locali, biologici, di qualità senza imballaggi in plastica. Questo approccio innesca meccanismi virtuosi come la gestione locale degli scarti organici, il rafforzamento dei legami tra la città e la sua campagna, il rafforzamento delle produzioni di qualità e meno impattanti nelle aziende agricole del territorio.
E’ necessario, inoltre, implementare la raccolta differenziata in tutti gli edifici comunali: dare il buon esempio è la prima cosa, e ad oggi questo non accade. Al contempo serve sempre da parte del Comune una regia pubblica per una proposta collaborativa anche a tutti gli altri enti pubblici presenti in città.
Rilanciamo, infine, la necessità di un vero e proprio un piano cittadino per l’economia circolare per diminuire la produzione di rifiuti alla fonte, il consumo di materiali, di cibo e di acqua e attuare la strategia “rifiuti zero”, che contenga le seguenti misure, che portino contestualmente anche ad abbassare i costi di smaltimento: 
1) Monitorare e migliorare il sistema di raccolta porta a porta, per migliorare la qualità del rifiuto che si può recuperare e diminuire il rifiuto indifferenziato; 
2) Introdurre la tariffazione puntuale dei rifiuti: chi inquina di più paga di più; 
3) incentivare il compostaggio domestico, quantificare il rifiuto prodotto pro capite, dare incentivi sulla TARI per chi riduce la produzione di rifiuti; 
4) Agire per ridurre il costo della TARI, soprattutto per le categorie economicamente più deboli e per le attività non commerciali come le associazioni no-profit; 
5) Elaborare e attuare un piano cittadino contro lo spreco alimentare, inserito nel Piano del cibo locale, coinvolgendo soggetti privati (es. ristorazione, la distribuzione al dettaglio e Grande Distribuzione) e pubblici (es. mense scolastiche; Azienda ospedaliera pisana; mense DSU, CNR, Sant’Anna e Normale); 
6) Realizzare programmi di formazione nelle scuole sulla riduzione della produzione di rifiuti; 
7) Fare accordi con altri grandi enti, con gli operatori economici (in particolare commercio, ristorazione, alberghi) e con la grande distribuzione per migliorare la raccolta differenziata e per incentivare la vendita dei prodotti sfusi. Solo una politica coordinata e mirata a livello cittadino, che coinvolga tutti i grandi produttori di rifiuti, che miri alla riduzione alla fonte dei rifiuti e che migliori e renda uniforme la gestione della raccolta differenziata può portare Pisa ad essere finalmente una città virtuosa.

Ciccio Auletta - consigliere comunale Diritti in comune: Una città in comune - Unione Popolare 
 

redazione.cascinanotizie