Dal deserto: diario Saharawi giorno 3
Dal nostro inviato a AUSERD - RASD – ALGERIA
Ieri all'ora di un pranzo a casa della nostra Zacma, che ci prepara sempre della buonissima “Sharia”, che sarebbe la pasta, è giunto alla nostra tavola il Sindaco di Auserd, Salek Bahia. È un signore distinto, posato ma che parla con entusiasmo e trasporto in uno spagnolo perfetto. Ha studiato a Madrid, come tanti giovani sono andati e tutt'ora vanno all'estero (come Cuba e Algeria) a studiare. “Andiamo via, impariamo, ci formiamo e poi, quando torniamo, diamo a tutti ciò che abbiamo imparato” , ha detto oggi un ragazzo che lavora alla radio di Auserd, su cui torneró piu avanti.
All’inizio tutti pensavamo che la famiglia Ahmed Baba che ci ospita, data la loro condizione di benestanti, fossero già amici o quantomeno conoscenti del Primo Cittadino. Con sorpresa abbiamo appreso che non si erano mai incontrati prima. Qui si può entrare in tutte le case e qualcosa viene offerto (salvo casi particolari, dove la poverta é tangibile). Fortunatamente nel nostro caso il cibo che ci viene dato, sempre in gran quantità e ottimo, non andrebbe mai finito del tutto, perché potrebbe essere servito a chiunque possa entrare in casa durante il giorno. Parlando, il Sindaco, ha detto che quando si entra in una casa, prima viene offerto del cibo, poi si chiede il nome dell’ospite. Basta vivere qui qualche ora e si nota con facilità come alle ore dei pasti persone entrino, si mettano a tavola e poi si fermino a parlare, bevendo il thè.
La conversazione é partita per caso, fra un piatto e l'altro. Tutti seduti sui tappeti con le gambe conserte, passandoci le pietanze l'un l'altro. La famiglia che ci ospita non mangia con noi. O mangiano dopo o a lato. Oggi per la prima volta alcuni membri della “familia”, in particolar modo le donne e le ragazze, hanno mangiato con noi, segno di profondissima amicizia. Abbiamo apprezzato molto questo gesto, così silenzioso da parte loro, ma così forte nei nostri confronti.
Il senso della comunità che ha il sindaco ci lascia tutti affascinati "sono il padre di tutti", dice. Anche lui fa parte del Fronte Polisario, l'unico partito ammesso fino a quando non saranno liberi nella loro Terra Promessa. Le elezioni, mi ha raccontato Mullaj, il ragazzo che avete conosciuto nel pezzo di ieri (LEGGI QUI), non si basano su un programma ideologico, ma sulla virtù del candidato. Questa volta il turno elettorale l'ha vinto un uomo ed è stato un evento alquanto insolito per la comunità di Auserd. Infatti, presso il Popolo Saharawi, il ruolo della donna non è affatto sottovalutato, al contrario, non è raro vedere donne in ruoli di rilievo. Siamo comunque di fronte ad un caso eccezionale nel mondo arabo, un mondo molto disomogeneo, con differenze culturali e religiose molto profonde.
Infatti, il Sindaco ha detto di essere credente ma si affida nella sua esegesi religiosa alla versione non tradotta del Corano: altri paesi, come Marocco, Qatar o Arabia Saudita, dice, quando traducono, interpretano anche un po’, travisando alcuni concetti espressi nell’arabo chiaro con cui è stato scritto il Corano. I Saharawi, ci racconta, si basano molto sulla tradizione orale dei loro costumi ed usanze e nonostante una fortissima identità che rivendicano con orgoglio, riescono ad essere accoglienti con tutti, nonostante nessuno li voglia e metà del mondo non sa nemmeno chi siano, dove e come vivono. Si mischiano volentieri, ma senza rinunciare al loro profilo. Vani sono stati i tentativi dei marocchini di farli morire di sete nel deserto, dopo averli cacciati dalle loro terra. Anche Salek Bahia ha fatto la guerra, ci racconta l’episodio drammatico di quello scambio di prigionieri tra l’esercito marocchino e quello Saharawi: per 1000 marocchini rilasciati, furono liberati 60 Saharawi, gli altri erano morti durante la prigionia.
Mentre mangiamo la Tv trasmette "Iraqiya TV" che mostra Trump e le sue esternazioni. Salek scuote la testa : "si comporta solo come un padrone e tutti lo riveriscono dicendo si padrone si padrone, ma non è un uomo di Stato, continua, è solo pericoloso. Scatenerà giorno la terza guerra mondiale, a cui siamo vicini, secondo me"
Quello che si evince è la grande consapevolezza che questo popolo ha della propria potenzialità. Il tasso di istruzione è altissimo: "attenzione a giudicare", continua, "anche il pastore che vedete qui fuori potrebbe essere un laureato, un ingegnere, oppure quel ragazzo che notate seduto all'ombra, visto come un semplice pastore, potrebbe essere appena tornato da Madrid con una laurea. Per capirci dovete venire qui e mangiare con noi, abitare con noi. Chiunque è ben accetto. E un' altra cosa: grazie ai racconti degli anziani facciamo capire ai giovani nati qui che questa non è la nostra vera vita. Io stesso quando ero ragazzo facevo una vita quasi da fricchettone, portavo i pantaloni a zampa di elefante e andavo in discoteca. I nati dopo l'esilio si sentono confinati nel deserto, i bambini venuti in Italia o in altre zone d'Europa vedono che un'altra vita è possibile. Vedono come eravamo e come torneremo ad essere".
La loro speranza, vengono i brividi a sentirli parlare, non morirà mai.
Ecco i link per le giornate precedenti del diario quotidiano che Jacopo rtigiani scrive per Cascina Notizie: giorno 1; giorno 2