Diffida al sindaco sulle concessioni balneari
Una Città in Comune denuncia le prepotenze, nonostante le normative siano chiare
Venerdì pomeriggio, sulla spiaggia di Tirrenia, un giovane è stato allontanato da uno stabilimento balneare mentre stendeva il suo asciugamano per fare un bagno. Questo episodio rappresenta l'ennesima manifestazione delle prepotenze e dei soprusi che continuano a verificarsi lungo le spiagge del litorale, nonostante le recenti normative che sanciscono la scadenza delle concessioni al 31 dicembre scorso.
In risposta a tali episodi, gli organizzatori della partecipata manifestazione della "Presa della battigia" hanno ribadito il loro impegno nel richiedere l'intervento delle istituzioni competenti per il ripristino della legalità. È stata inviata una formale diffida al Sindaco di Pisa, e per conoscenza alla Prefettura di Pisa, sollecitando il Comune di Pisa ad avviare le procedure di incameramento e demolizione delle strutture presenti sull'arenile, nonché a verificare la decadenza delle licenze per l'esercizio di attività economiche, come chioschi e bar.
L'iter di incameramento è previsto dalle leggi nazionali e confermato dalla recente sentenza della Corte di giustizia europea, riguardante tutti i beni di non facile rimozione. La diffida si aggiunge a quella già presentata dall'associazione nazionale Mare Libero a Pisa e nei confronti di altri comuni costieri italiani. Gli organizzatori invitano il Comune di Pisa e gli enti preposti, tra cui la Capitaneria di porto e l'Agenzia del demanio, ad applicare le disposizioni per l'incameramento dei beni di non facile rimozione senza alcun indennizzo ai concessionari scaduti. È necessario avviare le procedure di devoluzione, convocando l’apposita commissione per accertare la consistenza dei manufatti presenti sull’arenile pisano.
Si sottolinea che tutti i contratti concessori stipulati prevedevano l’esplicita rinuncia a indennizzi in caso di incameramento. Considerando che le concessioni sono scadute, resta incomprensibile il motivo per cui si consenta ancora l'esercizio di attività economiche sulle spiagge. Non possono esistere due pesi e due misure: lo stesso rigore applicato nei confronti di alberghi, ristoranti e pubblici esercizi deve valere anche per chi gestisce attività sulle spiagge, visto che le concessioni sono scadute e, di conseguenza, le autorizzazioni e le licenze sono decadute.
Questa battaglia di equità e trasparenza mira a una corretta ripartizione tra spiagge libere e in concessione, a stabilire regole chiare per i concessionari, all’aumento dei canoni concessori, alla tutela dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori.