Ricordato don Fiore Menguzzo, vittima della strage di Sant'Anna di Stazzema
Cascinese di nascita, era parroco di Mulina di Stazzema
Lunedì 7 ottobre l’amministrazione comunale di Pisa, insieme al Consiglio Regionale della Toscana e alla Provincia di Pisa, hanno ricordato l’80° anniversario dell’uccisione, a Mulina di Stazzema per mano dei nazisti, di don Fiore Menguzzo e dei suoi familiari.
In Sala delle Baleari si è tenuto il convegno “Don Fiore Menguzzo, medaglia d’Oro al Valore civile, prete pisano e buon pastore del gregge di Mulina di Stazzema” alla presenza delle istituzioni pisane, regionali e provinciali, dell’Arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto, dello storico dell’Università di Pisa Gianluca Fulvetti e di Marco De Paolis, Procuratore Generale Militare presso la Corte d’Appello di Roma. Al convegno erano presenti gli alunni dell’Istituto Comprensivo Toniolo.
“Don Fiore Menguzzo – ha spiegato l’assessore alla scuola Riccardo Buscemi, ideatore dell’iniziativa a Pisa -, prete pisano inviato come cappellano nel piccolo paese della Versilia, fu trucidato insieme ai suoi familiari a Mulina di Stazzema dalle SS tedesche. Furono i primi martiri delle centinaia che il sabato mattina del 12 agosto 1944 composero il sacrificio immane di quella che in tutta Italia è conosciuta come la strage di Sant'Anna di Stazzema. A Pisa i pochi e miseri resti di quelle sei vittime (insieme al giovane sacerdote ventottenne furono uccisi il padre del sacerdote, Antonio Menguzzo, 65 anni, la sorella Teresa, vedova Colombini, di 36, la cognata Claudina Sirocchi, di 28, oltre alle nipotine Colombina Graziella Colombini, di 13 anni, ed Elena Menguzzo, di un anno e sei mesi) furono traslati il 6 ottobre 1944, dopo 55 giorni dal massacro”.
“Quella di Don Fiore – conclude Buscemi - è una storia poco conosciuta, emersa molti anni dopo grazie alla caparbietà di un compaesano, Giuseppe Vezzoni, che ha 'scavato' nei ricordi e nelle testimonianze di Mulina di Stazzema, cercando e trovando riscontri, fino alla completa emersione dei fatti”.
La storia di Don Fiore Menguzzo (dal sito dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca).
Nato a Cascina, nel Pisano, nel maggio 1916, divenne parroco delle Mulina alla fine del 1941, e nell’aprile 1943 venne inviato come cappellano militare in Grecia ed Albania. In seguito agli eventi dell’8 settembre, don Fiore, come centinaia di migliaia di altri soldati italiani, fu arrestato e finì internato in un campo di prigionia tedesco. Ammalatosi gravemente, venne in seguito liberato grazie all’intercessione della madre e dell’arcivescovo di Pisa Gabriele Vettori. Rientrato alla sua parrocchia nel maggio 1944, si prodigò per assistere i bisognosi e sostenere sia materialmente che spiritualmente le grandi masse di sfollati che in quelle settimane cercavano rifugio fra le montagne versiliesi, schierandosi sempre dalla parte dei più deboli. Nell’ultima decade di giugno, don Menguzzo, preoccupato per l’avvicinamento del fronte alla città di Pisa, dove vivevano molti dei suoi cari, li convinse a trasferirsi temporaneamente nella sua canonica, in attesa di giorni migliori.
“Parallelamente, il religioso, entrato in contatto con la Resistenza locale, scelse di sostenerla attivamente, ricevendo dispacci e plichi, consegnando informazioni, e, forse, nascondendo armi in canonica per conto dei guerriglieri. Anche nei duri giorni della fine di luglio del 1944, caratterizzati da frequenti scontri fra tedeschi e partigiani attorno alla vicina Farnocchia, sulle alture del Gabberi e del monte Ornato, il parroco mantenne sempre un atteggiamento equilibrato, tentando di mediare fra le opposte fazioni al fine di evitare il peggio alla popolazione civile.”
All’alba del 12 agosto 1944, tuttavia, un folto gruppo di SS, una delle tre colonne che poche ore dopo avrebbe scatenato la strage di Sant’Anna di Stazzema, raggiunse la chiesa di San Rocco. Non appena riconobbe i militari, don Fiore, allo scopo di attirare l’attenzione su di sé e proteggere gli altri, si gettò da una finestra e si lanciò a corsa per i boschi retrostanti: percorse poche centinaia di metri, tuttavia, i nazisti lo raggiunsero con una raffica di mitra. Nel frattempo, altri soldati penetrarono nella canonica e si lasciarono andare ad un massacro, in cui persero la vita il padre del sacerdote, Antonio Menguzzo, 65 anni, la sorella Teresa, vedova Colombini, di 36, la cognata Claudina Sirocchi, di 28, oltre alle nipotine Colombina Graziella Colombini, di 13 anni, ed Elena Menguzzo, di un anno e sei mesi: finito di uccidere, le SS dettero fuoco a tutto. Della famiglia Menguzzo si salvarono solamente la madre di don Fiore, Amalia, ed il fratello Amelio, fortuitamente partiti il giorno prima per far visita alla sorella Corinna, maestra elementare a Pescaglia.
Trascurata dalle istituzioni fino ai primi anni ’90, nel novembre 1999 la figura di don Fiore Menguzzo ricevette infine le attenzioni del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che volle conferirle alla memoria la Medaglia d’Oro al Valor Civile.