"Con la Giunta Conti nessuna forma di partecipazione dei cittadini"
Diritti in Comune critica le scelte della Giunta Conti, rea, a loro dire, di aver cancellato qualsiasi forma di partecipazione democratica alle scelte che riguardano tutti i cittadini pisani
Questo il comunicato integrale
Bilancio 2025: La destra in 6 anni ha cancellato qualsiasi forma di partecipazione. Il pasticcio dei CTP e le nostre proposte a partire dai Consigli di quartiere
Partecipare alle decisioni che riguardano la nostra vita quotidiana – in tema di servizi pubblici, pianificazione urbanistica, mobilità, qualità dell’ambiente, bilancio comunale – è fondamentale per garantire la giustizia sociale e il benessere di tutte e tutti, sia di chi vive in centro che di chi vive nelle periferie, sia di chi si sposta in città per lavorare o studiare.
Esattamente all’opposto è iniziata in questi giorni in Quarta Commissione consiliare permanente l’illustrazione del bilancio preventivo per il 2025, in cui ancora una volta il tratto distintivo della Giunta Conti è la mancanza di qualsiasi partecipazione della cittadinanza.
Clamoroso quanto avvenuto in Seconda commissione consiliare in cui a fronte della decisione della Giunta Conti di uscire dalla Sds senza alcuno studio preventivo o discussione sono state bocciate dalla maggioranza le nostre richieste di audizione :1) del sindaco; 2) dei vertici della Sds; 3) della Fondazione Zancan che ha redatto negli scorsi anni un rapporto commissionato proprio dal Comune dimostrando l'impossibilità di questa decisione; 4) l’assessore regionale competente e la'Azienda Usl Toscana Nord Ovest che è parte del consorzio.
In questi anni la destra ha, infatti, cancellato sistematicamente su qualsiasi tema e questione ogni forma di coinvolgimento dei cittadini e della cittadine.
Ma cosa vuol dire partecipare veramente? L’esercizio periodico del voto per eleggere rappresentanti nelle istituzioni locali non esaurisce lo spazio della partecipazione democratica, anche perché lascia fuori quegli abitanti che non hanno la cittadinanza o non risiedono nel territorio comunale. Partecipare significa poter prendere parola e intervenire direttamente nello spazio pubblico, denunciando problemi, avanzando soluzioni, costruendo alternative, promuovendo discussioni aperte su quali siano i bisogni della collettività, i beni comuni da curare, i diritti fondamentali da garantire, le diseguaglianze e le ingiustizie da correggere. Questa partecipazione diretta non deve essere l’eccezione, ma la regola: deve attraversare tutta l’azione di governo della città, a partire dagli atti di natura economico-finanziaria e urbanistica, e deve dare voce alle diverse componenti del territorio comunale.
Ma come si può garantire che la partecipazione locale sia reale e inclusiva? Innanzitutto, occorre garantire la sua autonomia dai centri del potere politico ed economico: la cittadinanza attiva deve poter andare contro le decisioni di chi governa, e contro gli interessi dei privati, tutte le volte che ciò è necessario per difendere il bene pubblico. Se, invece, la partecipazione civica è controllata dalla politica o dall’economia, se le decisioni sono state già prese e ci si rivolge alla cittadinanza solo per riceverne conferma, partecipare è solo un’illusione: serve a manipolare l’opinione pubblica, favorendo ancora una volta gli interessi di pochi.
È quello che è avvenuto con la modifica dei Consigli Territoriali di Partecipazione (CTP), il cui regolamento attuativo è stato approvato con un colpo di mano dalla destra nel dicembre del 2023, al termine del primo mandato Conti, e che ancora non è stata attuato perché, come avevamo denunciato, anche da un punto di vista normativo è un pasticciaccio inapplicabile. Questo progetto ha peggiorato ulteriormente, se possibile, la già scarsa qualità democratica dei CTP che, dal 2009, avevano sostituito le vecchie Circoscrizioni e i loro Consigli elettivi.
E’ stato ridotto, infatti, il numero degli organismi territoriali da 6 a 4: sono stati messi insieme quartieri molto eterogenei tra loro e si accresce la distanza tra i cittadini e gli organismi.
Invece di ripristinare qualche forma di elezione diretta degli organismi da parte della cittadinanza, è stato rilanciato il sistema della cooptazione, con una quota maggioritaria di membri nominati dalle forze politiche (non su un criterio proporzionale in base al risultato elettorale ma su un criterio maggioritario) cui si aggiunge una quota minoritaria di membri, nominati anche questi dal Consiglio comunale, scelti tra comitati, associazioni, e persino associazioni di categoria e ordini professionali, rischiando di andare incontro ai peggiori interessi corporativi.
In questo nuovo assetto, ancor più antidemocratico e meno trasparente del precedente, gli organismi territoriali continueranno a essere soltanto consultivi, privi di autonomia e di potere decisionale, diventando uno strumento di campagna elettorale con il rischio di essere solo un luogo dove si scambiano favori e interessi.
Le periferie di Pisa, come di tanti altri centri urbani, vivono da troppi anni una situazione di sostanziale abbandono: gli investimenti in servizi sono diminuiti così come gli spazi di socialità e di aggregazione. Occorre invertire decisamente rotta, fermando la desertificazione dei nostri quartieri e la crescita delle diseguaglianze tra i diversi territori che compongono il Comune. Una partecipazione locale autentica ed efficace è lo strumento essenziale per cambiare lo stato di cose presenti.
Per questo rilanciamo in alternativa alla finta “riforma” degli organismi territoriali di partecipazione promossa dall’attuale Giunta la nostra proposta di partecipazione municipalista.
Le cellule-base della partecipazione locale per noi dovranno essere i Consigli di Quartiere, da costruire su base elettiva con metodo proporzionale. I Consigli di Quartiere hanno dimensioni territoriali minori rispetto agli attuali 6 CTP, in modo da aderire meglio alla storia e ai bisogni dei diversi quartieri e ridurre sensibilmente la distanza tra cittadinanza e organismi partecipativi. I Consigli di Quartiere sono dotati di reale potere di iniziativa, proposta e decisione: il Consiglio Comunale dovrà tenere conto formalmente di quanto discusso e deciso a quel livello.
I Consigli di Quartiere indicono almeno una Assemblea di zona ogni mese, secondo un ordine del giorno composto dalle segnalazioni e dalle proposte ricevute direttamente dai cittadini, dai comitati, dalle associazioni. Le assemblee periodiche costituiscono un momento essenziale di informazione, formazione, analisi dei bisogni e indicazione delle priorità di intervento nel territorio.
I Consigli di Quartiere convocano successivamente dei Tavoli di co-progettazione, composti da tecnici comunali e delegati della cittadinanza, in cui le proposte e le priorità emerse dalle Assemblee di zona vengono analizzate e verificate sotto il profilo tecnico, normativo, economico e dei tempi di attuazione, in modo da garantirne l’effettiva realizzazione.
I Consigli di Quartiere indicono almeno 4 Assemblee plenarie di quartiere ogni anno, interamente dedicate all’analisi del bilancio comunale e alla costruzione di un bilancio partecipativo, di cui il Consiglio Comunale dovrà tenere adeguatamente conto in sede di approvazione del Bilancio comunale, attraverso un’apposita modifica dello Statuto del Comune. Non si tratta, come in passato, di attribuire una certa quota (spesso minima) di risorse per finanziare degli interventi nei quartieri, ma di un meccanismo permanente finalizzato a monitorare l’equità sociale, territoriale e di genere di tutto il bilancio comunale, coinvolgendo attivamente la cittadinanza nelle decisioni relative al reperimento e all’allocazione delle risorse economiche. All’interno del bilancio partecipativo trovano spazio le proposte emerse dalle varie Assemblee di zona “validate” dai Tavoli di co-progettazione.
Gli spazi delle ex Circoscrizioni, oggi spesso chiusi e in stato di abbandono, ospiteranno le Case di Quartiere ovvero degli spazi auto-gestiti dalla cittadinanza in cui comitati, associazioni e cittadini potranno riunirsi gratuitamente e organizzare attività di utilità pubblica, secondo un calendario pubblico. Sarà incoraggiata e supportata dai Consigli di quartiere la realizzazione, in questa sede, di Laboratori di co-progettazione per la qualità della vita, su servizi e spazi pubblici, mobilità, attrezzature collettive, uso del suolo, ecc.
La partecipazione così intesa è per noi un punto dirimente che rilanceremo anche in occasione della discussione sul bilancio preventivo.
Diritti in comune: Una città in comune - Rifondazione Comunista