ANPI: ferita la coscienza democratica e antifascista di Cascina
Indigna profondamente le coscienze degli antifascisti e dell’Associazione che rappresenta la massima espressione della lotta al nazi-fascismo, la decisione del Consiglio Comunale di rigettare la richiesta arrivata dal Partito Democratico, ed in particolare dal consigliere Bertelli, di vietare la vendita di oggetti che riportano la simbologia del periodo più nero della storia democratica d’Italia, nonché dell’invasione nazista sul nostro territorio.
E’ l’ANPI provinciale di Pisa, a dare voce allo sdegno per una decisione della maggioranza cascinese che chiude gli occhi di fronte alla vendita di busti raffiguranti Hitler o Mussolini, di manganelli con slogan fascisti ed altra oggettistica che riconduce all’apologia di fascismo, proibiti anche dalla costituzione Italiana.
“L'Italia ha pagato al ventennio fascista un prezzo altissimo di sofferenze, di lutti, di distruzioni, scrive l’ANPI nella sua nota, ovunque si assiste alla esposizione e alla vendita di busti di Hitler, di Mussolini, di calendari del duce, di magliette con slogan inneggianti al ventennio. Sui social si inneggia al fascismo. Assistiamo a parate con esibizioni del saluto romano”.
“La legge Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993 vietano e puniscono tali comportamenti, prosegue l’ANPI, tuttavia la loro formulazione non consente alla magistratura di sanzionarli in maniera chiara ed univoca. Due proposte di legge depositate alla Camera dei Deputati propongono che il reato di apologia del fascismo, integrato con la fattispecie di questi comportamenti, venga inserito nel Codice Penale”.
“Il Comitato Provinciale di Pisa ha proposto, continua l’Associazione dei Partigiani, alle istituzioni di una terra che ha pagato al fascismo un prezzo pesante, una mozione di sollecito al Parlamento della Repubblica per l'approvazione della legge. Il Consiglio Regionale della Toscana e la maggior parte dei consigli comunali della nostra provincia l'hanno approvata.
A Cascina la mozione, conclude l’ANPI, presentata da consiglieri di opposizione, è stata respinta col voto compatto della maggioranza, compresi il Presidente del consesso e il Sindaco. Durante il dibattito, chi ha combattuto per liberare l'Italia dalla occupazione tedesca e dalla dittatura fascista è stato denigrato ed equiparato ai repubblichini di Salò. Quanto accaduto ferisce profondamente la coscienza democratica e antifascista dell'intera popolazione.