In congedo parentale ma lavorava all’estero come imprenditore
Docente pisano nei guai per truffa e danno erariale
Per la scuola era in congedo parentale, ma in realtà viaggiava in Arabia Saudita, Emirati Arabi, Tunisia, Francia e Germania per lavorare come libero professionista. È finito al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza di Pisa un docente di elettrotecnica in servizio presso un istituto scolastico superiore della Val di Cecina, ora segnalato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti per truffa ai danni dello Stato e un presunto danno erariale di oltre 1,3 milioni di euro.
L’indagine è stata condotta dai finanzieri della Compagnia di Pontedera, in collaborazione con il Nucleo Speciale Anticorruzione e sotto il coordinamento della Procura pisana. Il docente, secondo quanto ricostruito, avrebbe approfittato per due anni scolastici dell’istituto del congedo parentale, che per legge può essere richiesto solo per motivi familiari, utilizzandolo invece per svolgere attività lavorativa privata all’estero, in totale violazione delle norme.
Ma non è tutto. Le Fiamme Gialle hanno scoperto che il professore era coinvolto in dodici società, ricoprendo cariche o detenendo partecipazioni, comportamento vietato ai dipendenti pubblici senza autorizzazione. Inoltre, esercitava attività di ingegnere con partita IVA, senza i permessi previsti dalla normativa per i pubblici dipendenti.
Fondamentale, nel corso delle indagini, è stata la collaborazione dell’Ufficio scolastico provinciale di Pisa, che ha fornito supporto con audizioni, documenti e verifiche incrociate. È emerso anche un incarico retribuito da oltre 46mila euro conferito al professore da un soggetto giuridico privato senza previa autorizzazione: l’ente è stato sanzionato per oltre 90mila euro.
L’esito dell’inchiesta è stato trasmesso all’Ispettorato per la Funzione Pubblica, che ora valuterà eventuali provvedimenti disciplinari. Intanto il procedimento penale è ancora nella fase preliminare: la colpevolezza dell’indagato potrà essere accertata solo con sentenza definitiva.
L’operazione dimostra l’efficacia del Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione e la Guardia di Finanza, e ribadisce il ruolo chiave del Corpo nella tutela della legalità nella pubblica amministrazione e nel contrasto agli sprechi di denaro pubblico, a salvaguardia dei bilanci nazionali e locali.