Camp Darby, protesta contro guerra e riarmo: da Pisa un segnale di mobilitazione
Galletti (M5S): "Folle destinare il 5% del PIL europeo al riarmo e ad infrastrutture a servizio della guerra"
Un presidio si è tenuto oggi, sabato 19 luglio, davanti ai cancelli della base militare statunitense di Camp Darby, a Pisa, per protestare contro l’escalation dei conflitti internazionali, il riarmo europeo e il ruolo strategico delle basi NATO sul territorio italiano.
L’iniziativa, promossa da reti pacifiste, forze politiche locali e movimenti civici, ha visto la partecipazione di numerosi cittadini e rappresentanti istituzionali, tra cui esponenti di Diritti in comune e del Movimento 5 Stelle.
Al centro della mobilitazione, le richieste di una riconversione civile della base di Camp Darby e lo stop a nuovi insediamenti militari, come quello previsto nell’area dell’ex Cisam, nel Parco di San Rossore.
I partecipanti hanno denunciato l’incremento delle spese militari italiane ed europee, giudicandolo in contrasto con i bisogni sociali e ambientali del territorio, e hanno espresso solidarietà al popolo palestinese.
Ha scritto Diritti in comune.
L'escalation bellica in atto e il genocidio nei confronti del popolo palestinese confermano, ancora una volta, come le politiche degli Stati Uniti, della NATO e di Israele siano sempre più un pericolo per l'umanità.
Anche il nostro Paese, insieme a tutta l'Unione Europea, è parte attiva in questa guerra globale. Lo è attraverso le politiche complici del Governo Meloni a favore degli USA e di Israele, e con l'assoluto servilismo nei confronti della NATO, che prevede l'impegno dell'Italia a raggiungere il target del 5% del PIL di spesa militare entro il 2035.
Per questo, il presidio di oggi a Camp Darby, dopo le grandi manifestazioni del 21 giugno a Roma, rappresenta un ulteriore passaggio per rilanciare una grande mobilitazione dal livello globale a quello europeo, nazionale e locale per il disarmo generale e la diserzione da tutti i meccanismi bellici. In questo scenario, le basi USA e NATO nel nostro Paese sono sempre più coinvolte e strategiche, a partire da quella di Camp Darby. La sua chiusura e riconversione ad usi civili è stata ribadita oggi con forza, da tante e tanti, davanti ai cancelli della base americana.
Camp Darby: un crocevia cruciale del sistema bellico
Camp Darby è uno dei cinque siti che l'Esercito USA ha nel mondo per lo «stoccaggio preposizionato» di armamenti, contenente milioni di missili e proiettili, migliaia di carri armati e veicoli corazzati. Da qui, tali armamenti vengono inviati alle forze USA in Europa, Medio Oriente e Africa, attraverso grandi navi da guerra e aerei cargo. Nei fatti, la base militare americana costituisce, insieme con il Porto di Livorno, il più grande polo di stoccaggio e di smistamento di materiale bellico di tutta Europa: proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, testate di enorme potenza e altro ancora.
La base americana, che doveva essere gradualmente dismessa, è oggi sempre più potenziata. Ciò avviene tramite il rinnovamento del molo di Tombolo, approvato dal Governo Gentiloni; i lavori per la navigabilità dei canali dei Navicelli, promossi dalla Regione Toscana e dal Comune di Pisa; e l'investimento USA per il ponte girevole per raccordarsi con le ferrovie italiane, i cui lavori hanno bloccato la circolazione civile anche nelle scorse settimane. Tutti questi interventi rendono Camp Darby sempre più centrale nelle strategie coloniali "stelle e strisce".
Nuova base al Parco di San Rossore: un'ulteriore militarizzazione
Oggi, con il progetto – sostenuto in maniera bipartisan dal centrodestra e dal centrosinistra, da Meloni a Giani a Conti – di una nuova base militare all’ex-Cisam, nel cuore del Parco di San Rossore, e a Pontedera (da collocare tra la base americana e l'aeroporto militare italiano), in un territorio già ultra militarizzato, è sempre più chiaro come l'obiettivo sia quello di movimentare armi e uomini più velocemente, rendendo le operazioni militari più rapide ed efficaci, in perfetta linea con le indicazioni del piano di riarmo europeo.
Da qui, l'opposizione ribadita anche oggi contro la nuova base militare e per l'utilizzo di quelle risorse per le vere priorità del nostro territorio: scuola, lavoro, casa e una vera transizione ecologica.
È evidente come tutti i governi nazionali e locali, di centrodestra e centrosinistra, in questi decenni abbiano così garantito la massima espansione della base americana e delle logiche espansive della NATO.
Occorre arrestare questa macchina bellica sempre più forte diventando sabbia nei suoi ingranaggi, e la manifestazione di oggi è un passo in questa direzione.
Ha scritto il Movimento Cinque Stelle della Toscana.
“Abbiamo aderito con convinzione alla manifestazione lanciata dalla rete Stop Rearm Europe, come Movimento 5 Stelle e come cittadini toscani, per dire basta a un sistema che investe miliardi nella guerra e abbandona i diritti fondamentali delle persone. È semplicemente folle destinare il 5% del PIL europeo – oltre 500 miliardi di euro all’anno – al riarmo e ad infrastrutture a servizio della guerra, mentre si lasciano indietro sanità, scuola, transizione ecologica, piccole imprese. Ancora più inaccettabile è farlo per alimentare scenari come quelli dell’Ucraina e di Gaza, dove si sta compiendo un vero e proprio genocidio”.
A dichiararlo è Irene Galletti, presidente del M5S Toscana, oggi presente alla manifestazione davanti alla base militare di Camp Darby, da cui ogni giorno transitano armi dirette verso i conflitti. “Siamo fedeli alla causa della pace e vicini a chi, come Francesca Albanese e numerosi testimoni internazionali, denuncia il massacro del popolo palestinese, l’occupazione e le complicità economiche e militari dell’Occidente. Troviamo scandaloso che il governo Meloni sia diventato un ingranaggio dell’economia della guerra: lo dimostrano i 32 miliardi già spesi in armamenti nel 2024, in crescita costante, mentre interi settori del welfare vengono lasciati al collasso».
“Come Movimento – conclude Galletti – siamo presenti in Toscana per ribadire il nostro NO alla guerra, al riarmo, all’uso del territorio per fini inversione di rotta netta: basta basi militari, basta armi, sì alla riconversione civile del Parco, alla diplomazia e alla costruzione di una pace fondata su giustizia e autodeterminazione dei popoli”.