Samantha, l’ultimo sfogo prima della tragedia. Aveva deciso di lasciarlo
Il clichè del femminicidio: lei lo lascia, lui non lo accetta
«Sono stanca, non ce la faccio più, ora basta». È l’ultima confidenza fatta da Samantha Del Gratta, 45 anni, alla madre Gabriella Del Cistia, poche ore prima di essere uccisa con quattro colpi di pistola dal compagno, Alessandro Gazzoli, guardia giurata di 50 anni. Parole che oggi suonano come un grido d’aiuto inascoltato, pronunciate nella casa materna di Sant’Ermete. Un ultimo sfogo, inconsapevolmente definitivo.
Samantha non era nuova a quegli sfoghi, raccontano i familiari. Ma ogni crisi sembrava rientrare, ogni sospetto e ossessione del compagno veniva tollerata in nome della famiglia. Fino a quel giorno. Dietro la tragedia si nasconde una lunga storia di controllo, gelosia e isolamento. Chi la conosceva bene racconta di una donna resiliente, molto legata ai due figli di 20 e 17 anni, che aveva sopportato troppo a lungo. Ma qualcosa era cambiato. Forse Samantha aveva davvero deciso di chiudere quella relazione malata.
Gazzoli, da circa due mesi, era a casa in ferie forzate: sette mesi accumulati, una montagna di giorni da smaltire. Dietro quella scelta aziendale ci sarebbero stati comportamenti “insoliti”, ma nessun segnale tale da far pensare a un epilogo così drammatico. Nessuna segnalazione, nessuna sospensione, nessun ritiro dell’arma di servizio. Così, l’uomo aveva ancora con sé la pistola, quella usata per mettere fine alla vita della compagna e poi alla propria.
I conoscenti lo descrivono come spaccone, possessivo, ossessivamente geloso, ma mai apertamente violento. Tra le mura di casa, però, la realtà era un’altra. Alcuni amici iniziano ora a raccontare frammenti di ciò che forse era noto, ma sottovalutato. Samantha era stanca, forse segregata da tempo, e pronta ad andarsene. L’uomo, resosi conto di averla ormai persa, ha reagito nel modo più estremo: quattro colpi di pistola, diretti alla testa e al busto, per cancellarla dalla sua vita.
L’autopsia ha confermato che la donna era in movimento quando è stata colpita, probabilmente mentre cercava di fuggire durante l’ennesima lite. Il delitto si è consumato nella camera da letto della loro abitazione di via Ferdinando Agostini della Seta. Qui sono stati trovati i corpi senza vita, mentre due mazzi di fiori lasciati all’ingresso del condominio ricordano a tutti che quella casa è diventata teatro di un orrore.
La Procura, con il sostituto Egidio Celano, ha disposto accertamenti anche sulla salma dell’omicida. Intanto, il silenzio sgomento dei vicini si alterna alle indagini della squadra mobile, al lavoro per delineare meglio il movente, le responsabilità e gli eventuali segnali trascurati. L’avvocato Giuseppe Carvelli assiste la famiglia della vittima, mentre la tutela legale del figlio minorenne è stata affidata all’avvocata Lucia Barsacchi.
Un dramma consumato in silenzio, nell’intimità della casa. Un’altra donna uccisa quando aveva finalmente trovato la forza di dire basta.