Sindaco Betti e le infrastrutture per tutta l'area provinciale, non solo i capoluoghi
Un intervento del Sindaco di Cascina, Michelangelo Betti, sulla necessità di progettare una rete di infrastrutture che guardi oltre il collegamento tra i capoluoghi di provincia ma che coinvolga tutto il territorio provinciale lungo l'asse dell'Arno e l'entroterra pisano
Se la prima parte di questo decennio è stata legata agli interventi finanziati dal PNRR, la seconda parte dovrà probabilmente caratterizzarsi da scelte che diano la prospettiva del nostro modello di sviluppo. Più ecologico in termini di energia, sganciandosi progressivamente dalle fonti fossili, ma anche più efficiente dal punto di vista delle infrastrutture. Per creare i presupposti di un territorio che resta competitivo o che punta a recuperare la propria competitività.
Per ridurre la differenza di velocità vanno ridotte le distanze. Lo sviluppo della Toscana non può che passare per un miglioramento dei collegamenti tra le diverse aree della Regione, ripartendo da un elemento fondamentale: la valle dell’Arno. I maggiori flussi economici toscani da secoli seguono il tracciato del fiume, che ha rappresentato la prima “infrastruttura” per la mobilità. Non è un caso se, attraverso il tempo, altre linee si sono affiancate e aggiunte al corso dell’Arno.
Il primo passo è stata la realizzazione di una via, la Tosco-Romagnola, che partendo da Pisa e dalla costa potesse collegare quest’area a Firenze e non solo. Nell’Ottocento quella stessa linea vide la realizzazione di un tracciato ferroviario sostanzialmente parallelo e nel Novecento lo stesso è avvenuto con la costruzione della Strada di Grande Comunicazione Fi-Pi-Li. Oggi dobbiamo chiederci quale sia l’infrastruttura che, con un limitato impatto sul territorio, possa dare adeguata risposta allo sviluppo di quest’area e dell’intera Regione.
Non si tratta di lavorare per rendere efficienti due sistemi economici distinti, ma di avere una visione infrastrutturale che li unisca e ne garantisca lo sviluppo. E una visione in grado di non guardare ai soli capoluoghi, dato che, soprattutto pensando alla Provincia di Pisa, esistono territori che hanno costituito poli produttivi essenziali per l’economia e che, per restare competitivi, hanno ora necessità di migliori collegamenti.
Le idee progettuali proposte da Ance vanno in quella direzione, rivolgendosi alle tre province dell’area costiera, ma è necessaria anche una valutazione sul collegamento verso est. Verso l’area metropolitana di Firenze. Questo perché lo sviluppo della Provincia di Pisa è stato possibile per la vivacità economica e imprenditoriale non solo dell’area pisana, ma anche della Valdera e del comprensorio del Cuoio, grazie a una direttrice est-ovest (che è stata di riferimento anche per la Val di Cecina, insieme alla linea tirrenica). Una direttrice che necessita quantomeno di essere ripensata e attualizzata. Anche valutando quanto sia centrale la ristrutturazione dell’esistente.
Esistono indicatori evidenti di queste necessità. In questi oltre trenta anni dall’apertura, la Fi-Pi-Li ha visto crescere i volumi di traffico, tanto da mettere spesso in crisi la struttura. Ed è anche entrata in crisi la rete viaria provinciale (e non solo) basata sui ponti e i cavalcavia in cemento armato realizzati tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’70 del secolo scorso. Cemento armato che, come tragicamente attestato dal ponte Morandi di Genova, ha una durata limitata nel tempo. Cemento armato che, con l’evoluzione del trasporto su gomma, viene attraversato da mezzi che, per portata, lo usurano più che in passato.