Sostegno o adozione? La lettera di una lettrice: "adozione parola troppo spesso abusata"
Sostegno o adozione? Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera inviata da una nostra lettrice, Ilaria Antista, volontaria del Centro Adozioni La Maloca Onlus, che si domanda e ci domanda, se la parola adozione non sia troppo abusata.
La lettera arriva in redazione a seguito della pubblicazione dell'articolo "Casciavola e la storia dell'associazione Adozione a Vicinanza: un aiuto concreto alle famiglie", dedicato al bel lavoro avviato sul territorio cascinese dall'Associazione Adozione a Vicinanza Casciavola, che da meno di un anno, favorisce con successo il sostegno ad alcune famiglie mediante la raccolta delle sottoscrizioni degli associati.
Queto di seguito il testo integrale della lettera
Sono genitore adottivo e collaboro volontariamente con il Centro Adozioni La Maloca Onlus, ente accreditato per le adozioni internazionali, di cui gestisco il punto informativo in Cascina, Pisa, presso il Centro Culturale F. e A. Manetti che ci ospita.
Ringrazio chi mi da l’opportunità di scrivervi di un argomento che ci sta molto a cuore. Da tempo mi trovo puntualmente a segnalare a persone, enti ed associazioni di vario tipo l’impiego improprio del termine “adozione”. Li invito a riflettere e, se posso francamente dire, ad essere sinceri su quanto intenzionalmente venga utilizzato anche quando non servirebbe.
Questa mattina leggendo un articolo del vostro giornale ho scoperto che oltre alla terminologia “adozione a distanza” adesso abbiamo anche quella di “adozione a vicinanza”. Vedo su giornali, riviste, siti, locandine, social network che la parola “adozione“ viene troppo spesso abusata.
Utilizzata perché più commerciale di “sostegno”: certo fa’ più slogan scrivere “adotta una scuola“, “adotta un canile“, “adotta un’aiuola” ma è giusto fare questo?
Alimentare l’illusione di fare altro da ciò che in realtà si fa e poi perchè? Non è già atto nobile aiutare coi mezzi a disposizione, in questo caso si tratta di sostegno economico, chi quei mezzi non li ha? Sostenere a distanza un minore, ad esempio, servirà ad aiutarlo a vivere nel suo paese.
L’ente La Maloca ha sostegni a distanza in Colombia, Nepal, Kenia e crediamo molto nel principio della sussidiarietà. E’ importante fare tutto il necessario per dare la possibilità al bambino di continuare a vivere nel proprio paese, il sostegno a distanza è un aiuto che serve per progetti a lungo termine.
Il mio grazie va a tutte quelle persone, enti ed associazioni che si impegnano per renderlo possibile. Chiedo loro, specialmente a chi come molte associazione di rilievo nazionale e internazionale è punto di riferimento per milioni di persone in questo ambito, di chiamare l’azione col proprio nome: sostegno.
Alcune organizzazioni, in risposta alle mie mail, ritengono che il termine “adozione a distanza” sia oggi e da diversi anni di uso comune per identificare il lavoro che portano avanti grazie al supporto dei sostenitori.
Inoltre diversi sondaggi, anche svolti per conto delle associazioni stesse, hanno appurato che la maggior parte delle persone riconosce queste attività con la terminologia “adozione a distanza”. Mi scrivono che sono consapevoli che il termine generico “adozione” possa
creare confusione e proprio per questo motivo si assicurano che in ogni loro comunicazione verbale e scritta la parola “adozione” sia sempre accompagnata dalla dicitura “a distanza”.
Ora mi chiedo se, dato che sono consapevoli di quest’uso improprio, non sarebbe più semplice fare un salto di qualità chiamando le cose col proprio nome e cioè “sostegni”.
I bambini ci insegnano molto e quando mia figlia, che è stata da noi adottata, ascolta la parola adozione usata in modo inappropriato si pone e ci pone delle domande. Si fa una gran confusione e questo ve lo testimonio personalmente: molte, troppe, volte incontriamo persone che dopo averci detto "che bella cosa avete fatto" (già qui ci sarebbe da dire che si forma una famiglia non “per fare una bella cosa“ ma semplicemente per essere famiglia e semmai la cosa bella l’ha fatta la vita donandoci nostra figlia) aggiungono "anche noi abbiamo adottato due bimbi, in Africa".
Stanno parlando di sostegno a distanza mettendolo sullo stesso piano dell’adozione tramite la quale si è formata una famiglia. Si riduce tutto ad un fattore economico, ma l’adozione non è questo.
Quindi diciamolo: "adozione" muove una serie di emozioni, cosa che il termine “sostegno” non fa, e quindi "rende" di più.
Ora mi chiedo se questo giustifichi il suo utilizzo in molti ambiti e la mia risposta è no. Noi tutti, genitori adottivi ed Enti, possiamo ribadire che le parole pesano e vanno usate nel modo corretto. C’è purtroppo una scarsa conoscenza di questo tema ed il mio, il nostro , impegno è quello di aumentarla.
Sosteneteci, grazie.
Ilaria Antista