Romeo Anconetani, il presidente che ha fatto la storia del Pisa
A ventisei anni dalla scomparsa, il ricordo di un uomo che ha trasformato la passione in identità collettiva
Il 3 novembre 1999 scompariva Romeo Anconetani, figura simbolo del calcio pisano e nazionale.
A ventisei anni di distanza, il suo nome continua a evocare un’epoca irripetibile, fatta di entusiasmo popolare, risultati sportivi e un legame indissolubile con la città.
Sotto la sua guida, il Pisa visse stagioni di gloria, raggiungendo la serie A, conquistando due Mitropa Cup e diventando un punto di riferimento per un’intera generazione di tifosi.
Ecco il ricordo di quella straordinaria avventura a cura del giornalista di Punto Radio, Massimo Marini.
Ha scritto Massimo Marini.
Il 3 novembre 1999 se ne andava Romeo Anconetani, il presidente che più di ogni altro ha segnato la storia del Pisa e del calcio italiano. A ventisei anni dalla sua scomparsa, il suo nome continua a vivere nell’anima dei tifosi nerazzurri, come un simbolo di passione, coraggio e amore viscerale per la città.
Anconetani non era solo un dirigente sportivo. Era un uomo di calcio vero, sanguigno, capace di trasformare l’Arena Garibaldi in un teatro di sogni. Arrivato a Pisa nel 1978, in pochi anni costruì una realtà capace di competere con le grandi. Con lui al timone, il Pisa conobbe gli anni più luminosi della sua storia moderna: due Mitropa Cup, sei campionati di Serie A, giocatori di livello internazionale come Dunga, Kieft, Berggreen e Chamot. E, soprattutto, una città intera unita sotto gli stessi colori.
Il suo modo di vivere il calcio era unico, quasi romantico. In un’epoca lontana dal business e dalle televisioni a pagamento, Romeo era ovunque: in tribuna, negli spogliatoi, tra la gente. Amava il calcio con la passione di un tifoso e la competenza di un direttore sportivo. Celebre la sua scaramanzia, divenuta leggenda: quel famoso “lancio del sale” all’Arena è ormai parte del folklore nerazzurro, un rito che ancora oggi i pisani ricordano con un sorriso.
Non furono anni facili: tra promozioni e retrocessioni, tra gioie e delusioni, la parabola di Anconetani fu quella di un visionario che spesso pagò sulla propria pelle il peso delle sue scelte. Ma anche nei momenti più difficili, non smise mai di amare la sua squadra e la sua città. Pisa era casa sua, e i pisani lo hanno sempre ricambiato con affetto sincero, riconoscendo in lui il volto autentico di un calcio che non c’è più.
Oggi, ogni volta che l’Arena si riempie e il pubblico canta, il suo spirito sembra ancora lì, tra la Curva Nord e la panchina.
Perché Romeo Anconetani non è mai davvero andato via. Vive nei ricordi, nei racconti dei più anziani, negli occhi dei giovani che imparano chi era “il presidente del popolo”.
Ventisei anni dopo, Pisa continua a ringraziarlo.
Per i sogni, per le emozioni, per aver insegnato che il calcio può essere molto più di un gioco: può essere amore, appartenenza, identità.
Ciao Romeo, Pisa non ti dimentica.


