62 piante a rischio in Toscana: 41 sono endemiche

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Giovedì, 27 Novembre 2025

Lo studio delle Università di Pisa, Firenze e Siena pubblicato su Environmental and Sustainability Indicators

Sono 62 le specie vegetali della Toscana classificate come maggiormente a rischio di estinzione, concentrate soprattutto negli ambienti umidi, nelle aree costiere e nei sistemi montani più fragili come Alpi Apuane e Arcipelago Toscano. Tra queste, 41 sono endemiche, cioè presenti esclusivamente nella nostra regione: la loro perdita comporterebbe la loro scomparsa definitiva dal pianeta. A rivelarlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental and Sustainability Indicators, che per la prima volta definisce le priorità di conservazione delle piante toscane.

La ricerca nasce dalla collaborazione tra Regione Toscana e le Università di Pisa, Firenze e Siena, nell’ambito del progetto NATura NEtwork Toscana – NAT.NE.T, dedicato al monitoraggio di specie e habitat tutelati dall’Unione Europea.

Le specie più minacciate si trovano in habitat sempre più compromessi dalle attività umane. Tra queste, piante rarissime degli ambienti umidi come il giunco tenero (Rhynchospora alba) e la drosera intermedia (Drosera intermedia), sopravvissute in una sola località del Monte Pisano; le otto specie di limonio endemico delle coste toscane; e piante presenti solo sulle Apuane, come la crespolina pennata (Santolina pinnata) e la sua pianta parassita succiamele delle Apuane (Orobanche apuana), o sull’Arcipelago Toscano, come la linaria di Capraia (Linaria capraria).

L’individuazione delle specie è stata possibile grazie a un metodo innovativo basato sul protocollo IDEA (Investigate, Discuss, Estimate, Aggregate), che permette di confrontare in modo strutturato le valutazioni di più esperti, combinando criteri di rarità, minacce, valore biogeografico e isolamento tassonomico.

«Questo approccio riduce le discrepanze tra valutazioni individuali e permette di arrivare a un risultato condiviso e trasparente» spiega Gianni Bedini dell’Università di Pisa. «Il metodo può essere applicato anche in altre regioni italiane, superando i limiti delle Liste Rosse internazionali e nazionali, non utilizzabili su scala regionale».

A illustrare la solidità del lavoro è anche Claudia Angiolini, dell’Università di Siena: «Il nuovo elenco nasce dalla valutazione di 456 specie da parte di 15 botanici che hanno applicato criteri uniformi, discutendo i risultati per ridurre le differenze soggettive. È un metodo scientificamente fondato che indica alle istituzioni quali specie richiedono le più elevate priorità».

Il progetto rientra nel coordinamento dell’Università di Firenze per l’ambito terrestre del NAT.NE.T. «Iniziative regionali basate su dati continui e condivisi tra i tre Atenei sono fondamentali non solo per monitorare gli elementi più vulnerabili, ma per ampliare la conoscenza dell’intero territorio, superando i limiti delle sole aree protette» spiega Matilde Gennai dell’Ateneo fiorentino. «Solo una visione regionale ampia consente di intercettare tempestivamente i segnali di cambiamento e allocare le risorse in modo mirato e trasparente».

Al lavoro hanno partecipato botanici dei tre Atenei: per Pisa Andrea Bertacchi, Angelino Carta, Lorenzo Peruzzi, Francesca Olivieri, Lorenzo Pinzani; per Siena Emanuele Fanfarillo e Tiberio Fiaschi, supervisionati da Angiolini; per Firenze Giulio Ferretti, Lorenzo Lazzaro, Michele Mugnai, Daniele Viciani, Bruno Foggi e Federico Selvi.


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massimo.corsini