Immagini artificiali e verità: il nuovo confine etico tra percezione e realtà

Cultura
PISA e Provincia
Martedì, 2 Dicembre 2025

In un’intervista a Punto Radio, la professoressa Veronica Neri, filosofa morale dell’Università di Pisa e autrice del volume Ethics and Artificial Image, analizza potenzialità e rischi delle immagini create dall’intelligenza artificiale tra veridicità, inganno e nuove responsabilità

Nel corso di un’intervista realizzata da Carlo Palotti per Punto Radio Cascina Notizie, la professoressa Veronica Neri, associata di Filosofia Morale all’Università di Pisa e docente di Etica dei media ed Etica della comunicazione, riflette sul legame sempre più complesso tra immagini artificiali, verità e scelte individuali. Il dialogo prende avvio dal suo nuovo libro, Ethics and Artificial Image, pubblicato da Mimesis International, che indaga l’impatto delle rappresentazioni artificiali sulla percezione della realtà.

Neri evidenzia come l’intelligenza artificiale consenta oggi di generare immagini “iperreali”, talmente vicine al vero da risultare più realistiche della realtà stessa. Questa estetica, che richiama il concetto baudrillardiano di iperrealtà, apre scenari problematici: "L’intelligenza artificiale non riprende semplicemente la realtà, ma la crea", osserva la studiosa. Ne deriva che l’osservatore non può più essere certo dell’origine dell’immagine — se derivi da un evento reale, da un’elaborazione progettuale o da un processo algoritmico.

A rendere la questione ancora più complessa interviene il cosiddetto uncanny valley, l’effetto perturbante che nasce da rappresentazioni troppo simili al reale ma non perfettamente riconoscibili come tali. Secondo Neri, l’accettazione e la condivisione non critica di questi contenuti contribuisce a trasformare l’immagine artificiale in una “verità creduta”, con conseguenze significative nella formazione dell’opinione pubblica.

L’intervista richiama anche casi recenti, come quello dei “deep nude”, in cui volti di personaggi noti dello spettacolo sono stati applicati a corpi nudi generati artificialmente. Episodi che sollevano rilevanti questioni etiche e giuridiche, toccando sia la tutela della persona sia il tema più ampio della manipolazione visiva. In Italia, la legge 132/2025 — che recepisce il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale — introduce strumenti normativi per limitare gli abusi e richiedere trasparenza nella produzione di contenuti sintetici.

La dimensione etica resta centrale. Quando individui o istituzioni prendono decisioni basandosi su contenuti falsi ma credibili, spiega Neri, si rischia di alimentare discriminazioni, distorsioni e bias già presenti nei dati che alimentano gli algoritmi. La studiosa richiama esempi come i sistemi di selezione del personale che hanno riprodotto — e amplificato — pregiudizi di genere, mostrando come la “verità algoritmica” possa influenzare concretamente scelte e comportamenti.

Nonostante i rischi, l’intelligenza artificiale può rappresentare anche un’opportunità. Se dichiarata esplicitamente come generativa, può diventare strumento di testimonianza in contesti inaccessibili, come scenari di guerra dove i reporter non possono operare in sicurezza. Neri cita casi di giornalisti che hanno utilizzato sistemi per ricostruire ambienti reali di conflitto, offrendo al pubblico una rappresentazione credibile — sebbene artificiale — di ciò che hanno visto.

Sul piano creativo, la professoressa sottolinea come l’AI possa stimolare nuove forme di espressione visiva, non tanto come entità autonoma, ma come risposta all’intenzionalità etica di chi formula il prompt: la qualità e l’orientamento dell’immagine generata dipendono dal modo in cui l’essere umano struttura la richiesta.

Il confine tra verità e finzione si fa dunque sempre più sottile. Di fronte a un piano di realtà “ibrido”, che unisce percezione sensibile e produzione algoritmica, Neri non esclude che l’intelligenza artificiale possa diventare anche un “potenziamento” per l’essere umano, purché vengano rispettati trasparenza, consapevolezza e responsabilità. La sfida, conclude, non è distinguere sempre la realtà dalla finzione — operazione talvolta impossibile — ma rendere chiari i presupposti, gli intenti e i limiti delle immagini che abitiamo ogni giorno.

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redazione.cascinanotizie