Cittadini Italiani ma con una colpa, nati all’estero
Sara è nata quindici mesi fa all’ospedale di Pisa, è una bambina sana, vivace, una bambina proprio bella. Sara vorrebbe anche poter frequentare, come tanti suoi coetanei, un asilo nido, dove poter socializzare ed iniziare un percorso di apprendimento importante. Il peccato originale di Sara però è quello di avere due genitori che non sono nati in Italia.
Il papà, Sufyan Ebeido, è Palestinese, vive in Italia dal 1993 dove arrivò per studiare. Dopo aver frequentato la facoltà di Farmacia, ha dovuto interrompere gli studi per necessità economiche, da quel momento ha iniziato a lavorare e tutt’ora fa il panificatore in un’azienda vicino a Livorno.
La mamma, Iwona Rosalia Kogut, è polacca, cittadina della Comunità Europea, è arrivata in Italia nel 2002 per lavorare ed è quello che fino alla nascita di Sara ha sempre fatto.
Iwona e Sufyan decidono di mettere su famiglia, un desiderio comune a molti giovani. Il 20 maggio 2014 Sufyan ottiene la cittadinanza Italiana, giura sulla costituzione ed ottiene carta d’identità e passaporto in un clima di festa e di grandi strette di mano. Poco dopo nel mese di Giugno, i due convolano a nozze con una bella cerimonia a Palazzo Gambacorti. Anche Iwona nel 2016 diventa cittadina Italiana, a Cascina con una cerimonia sbrigativa e senza troppi complimenti, ma anche lei riceve carta d’identità e passaporto. I neosposi si trasferiscono a Casciavola, dopo aver acceso un mutuo ed acquistato la casa dove attualmente risiedono. Con la banca, l’iter non ha nessun intoppo, la coppia lavora, è solvibile, e compilano una autocertificazione nella quale dichiarano di non aver proprietà immobiliari all’estero.
Come detto 15 mesi fa nasce Sara, la mamma interrompe il rapporto di lavoro per poter accudire la piccola, fra le inevitabili difficoltà di chi non ha a disposizione nonni e parenti che possono dare una mano, la speranza dei genitori per l’anno scolastico in corso era quella di poterla iscrivere all’asilo nido in modo da permettere a Mamma Iwona di poter tornare al lavoro. Sufyan compila con ottimismo la modulistica necessaria seguendo la scheda informativa e fra i clamorosi ritardi dell’amministrazione comunale, quando viene compilata la graduatoria scopre di essere al 66esimo posto, quindi in lista di attesa, attesa che con il tempo si riduce fino ad azzerarsi il 25 settembre scorso.
La mail che arriva dal Comune di Cascina era quella tanto attesa: Sara è stata accettata all’asilo “Il Caramello” di proprietà della PAIM e convenzionato con l’ente. Data ultima per accettare il posto: il 28 settembre, ovvero tre soli giorni. Con tutta la documentazione Sufyan si precipita in Comune perché lui quel posto per la piccola Sara lo vuole, eccome se lo vuole. Consegna ISEE e fogli vari all’ufficio scuola di Viale Comaschi, 116 e gli viene calcolata la retta: 245 euro al mese. La doccia fredda arriva un istante dopo: “Lei non è nato in Italia quindi per avere la tariffa agevolata dovrà produrre quanto segue: “Per i cittadini di origine non italiana, in caso di dichiarazione di assenza di titolarità immobiliari all'estero nel documento preparatorio per l'attestazione Isee, è richiesta la presentazione di un certificato/attestazione rilasciato nel paese di origine e/o provenienza, analogo a quello prodotto dalla Conservatoria dei Registri in Italia che attesti la non titolarità di diritti di proprietà immobiliare nel Paese di origine o provenienza. Tutti i componenti il nucleo familiare che hanno compiuto la maggiore età devono presentare tale certificato. Il certificato deve contenere il timbro denominato: “Apostille”, se lo Stato che lo ha emesso appartiene a quelli che hanno sottoscritto la convenzione Aja del 5 ottobre 1961; “Legalizzazione” se lo Stato che lo ha emesso non appartiene a quelli che hanno sottoscritto la convenzione Aja del 5 ottobre 1961; La convalida dell’atto (Apostille o Legalizzazione) deve essere apposta nel certificato dall’Ambasciata Italiana nel Pese dal quale proviene il certificato. Al certificato convalidato deve essere allegata una traduzione in lingua italiana, conforme al testo estero, effettuata dalla competente rappresentanza diplomatica o consolare, ovvero da un traduttore ufficiale. Più facilmente il certificato convalidato può essere portato presso il Tribunale di Pisa per la traduzione”.
Sufyan fa fatica a comprendere perché a lui viene chiesta una documentazione impossibile da produrre in soli tre giorni, e senza quella documentazione la tariffa mensile lievita a 395,00 euro, una cifra non alla portata della famiglia già gravata dal mutuo casa.
Per ottenere quei documenti che solo il Comune di Cascina, fra quelli del lungomonte pisano da noi interpellati, richiede, Sufyan dovrebbe andare a Gerusalemme, o meglio, delegare una persona, perché è inutile stare a spiegare che ad un Palestinese non è permesso accedere (perlomeno facilmente) nello stato di Israele, fra giorni di lavoro persi, viaggi, e scartoffie quei documenti non potrebbero essere consegnati prima di un anno. Anche la moglie Iwona pur se proveniente da un paese comunitario dovrebbe fare la stessa trafila con il locale catasto e con l’ambasciata Italiana in Polonia.
Una disparità di trattamento questa non fra Italiani e stranieri, che nel XXI secolo, è comunque inaccettabile, ma fra cittadini Italiani e qualcuno un po’ meno italiano soltanto perché nato altrove. In mezzo la piccola Sara, lei sì cittadina Italiana al 100%, per usare una unità di misura tanto cara all’amministrazione comunale cascinese, che un domani potrebbe essere un eccellenza di questo paese, nella cultura, nello sport, ma anche solo nel buon senso civico, ma che a Ceccardi e soci non interessa prendere in considerazione, troppo importante il luogo di nascita, un marchio di fabbrica su cui la destra cascinese ha deciso di far ruotare il proprio mondo, finendo però per uscire da quello reale.