Cascinesi denunciati per bracconaggio nel Parco. Senza porto d'armi, erano in un capanno con un fucile modificato
Due cascinesi sono finiti nei guai per bracconaggio in area di "riserva integrale". In loro possesso: un fucile modificato di dubbia provenienza e silenziata, un coltello, corde, un visore notturno, proiettili, bossoli, lampade e mais per il foraggiamento illegale dei cinghiali.
A darne notizia, il Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, che con un comunicato rivela anche i dati relativi ai due bracconieri sorpresi e denunciati dagli uomini del Corpo Guardiaparco in un capanno "abilmente nascosto nella vegetazione".
I due, G.M. del 1946 e DP.A. del 1969, sprovvisti di porto d'armi, erano comunque in possesso - spiega l'ente Parco - "di un'arma alterata, forse di provenienza clandestina (sul punto proseguono le indagini), costituita da un fucile calibro 20 modificato per utilizzare munizioni calibro 38. L'arma era corredata di un silenziatore, di un visore notturno con intensificatore ad infrarossi e di puntatore laser ed è stata sequestrata e messa a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Ai bracconieri sono stati, inoltre, sequestrati numerosi proiettili, bossoli e attrezzatura complementare, quali lampade, coltello per eviscerazione, mais per foraggiamento ungulati, corde varie, il tutto funzionale all'abbattimento di fauna ungulata e, in particolare, di cinghiali".
Non nuovi a questo tipo di reato, i due cascinesi erano già stati denunciati nel 2011 per reati analoghi perpretati all'interno del parco. Oltre ad avere introdotto illegalmente un'arma all'interno dell'area, i bracconieri, privi di porto d'armi, saranno perseguiti per possesso di arma alterata silenziata e per il nuovo reato di "foraggiamento di cinghiali e daini", introdotto nel 2015 per far fronte alla proliferazione di questi animali.
"L'operazione posta in essere dalle guardie del parco - continua il comunicato - è tesa anche alla repressione dell'immissione della selvaggina abbattuta illegalmente nel mercato alimentare clandestino, senza alcun controllo veterinario (come avviene, invece, su tutti gli ungulati oggetto di contenimento faunistico teso al riequilibrio ecologico ed ambientale), quindi mettendo a rischio la salute dei consumatori".