800 ettari di divieto di caccia sul Monte Serra
Saletta della Protezione Civile al settimo piano del palazzo dove ha sede la Provincia di Pisa. E’ in corso la conferenza stampa dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Giorgio Remaschi, venuto ad illustrare la Delibera della Giunta Regionale sul divieto dell’attività venatoria in un perimetro ben definito che circonda l’area andata distrutta dall’incendo sul Monte Serra.
Erano presenti la Presidente della Provincia di Pisa, Giulia Deidda, il Sindaco di Vicopisano, Juri Taglioli e l’Assessore all’Ambiente di Cascina, Luciano Del Seppia. Oltre ad alcuni rappresentanti delle associazioni venatorie e cittadini di Vicopisano, tra cui Paola Zintu, veterinaria, indignati dal fatto che si erano sentiti gli spari dei cacciatori lo stesso giorno in cui le fiamme non erano ancora state domate.
“Abbiamo subito preso in carico il problema, sollecitati dagli stessi amministratori locali, e nel volgere di due giorni siamo riusciti a definire una delibera che pensiamo possa essere il punto di incontro tra le esigenze dei cittadini e quelle dei cacciatori, è chiaro che nell'area interessata dall'incendio non si potrà cacciare, esiste già una legge che lo stabilisce”, risponde l’Assessore Remaschi.
In effetti in soli due giorni la Regione Toscana ha stanziato subito risorse per l’emergenza, sta lavorando, di concerto con i comuni coinvolti (Calci, Vicopisano e Vecchiano) per la richiesta di riconoscimento di stato d’emergenza nazionale e calamità naturale, in modo da poter accedere ai finanziamenti necessari al dopo incendio.
“Tenete conto che lo scorso anno in tutta la Toscana ci furono oltre 200 incendi per un totale di 2.200 ettari bruciati, questa volta con un solo incendio ben 1.388 ettari”, questi i numeri riferiti dall’Assessore regionale.
Sono stati definiti circa 800 ettari di monte a corona della parte andata distrutta. In questa area la caccia sarà vietata totalmente sino al 31 gennaio 2019, escluso quella dedita agli ungulati, soprattutto cinghiali, questo per cercare di limitare i possibili danni che questi animali potrebbero causare all’ambiente circostante con la loro numerosa presenza.
Caccia al cinghiale, soprattutto, che prenderà il via il prossimo 1 novembre 2018.
In più saranno attivate due misure specifiche: la prima riguardante gli interventi boschivi e la seconda il rimborso danni alle aziende agricole che avevano fabbricati nelle aree colpite. Per questo è necessario che venga riconosciuto il problema a livello nazionale.
Già a Calci e Vicopisano sono stati attivati sportelli per raccogliere le domande di coloro che hanno subito danni.
“Contestualmente è in corso la stima dei danni e il costo di una prima bonifica, pensate che per ogni ettaro occorrono 5.000 euro, fate voi i conti, e questo solo per i primi interventi. Saranno da valutare le modalità di intervento, come cercare di limitare i possibili disagi, ma soprattutto intervenire presto per la messa in sicurezza del monte in vista dell’inverno e delle prime piogge che con un terreno cotto, privo di vegetazione, con massi in bilico, c’è il rischio di nuove emergenze per le aree sottostanti pedemontane” continua l’Assessore, supportato dalle parole del Sindaco di Vicopisano, meno da quelle di Cascina.
In molti si chiedevano nella sala della Provincia, quale fosse il ruolo dell’Assessore Del Seppia, lo si è capito pochi minuti dopo, con il suo intervento. Si è lamentato della non considerazione della Regione verso il suo comune, comunque interessato dall’incendio, con un’emergenza che aveva visto lui e la Sindaca doversi svegliare alle 4 del mattino di martedì 25 settembre per mettere in sicurezza alcune abitazioni di Zambra vicine all’unico focolaio presente sul territorio cascinese, alcune centinaia di metri di vegetazione e canneti lungo l’Arno, spento in breve tempo dai vigili del fuoco.
Ma il bello doveva ancora venire, nel momento in cui Del Seppia ha fatto espressa richiesta di poter essere convocati come Calci e Vicopisano al tavolo regionale, in quanto comune colpito dalla tragedia, ma soprattutto perché anche per Cascina c’era il rischio che eventuali discese di materiale, fango e acqua dal monte potesse raggiungere la piana cascinese.
Qualcuno, perplesso, ha fatto presente all’Assessore Del Seppia che tra l’area del Monte e la piana di Cascina, c’è un fiume di mezzo che si chiama Arno e che difficilmente i detriti possano, scendendo dal monte, attraversare quella barriera naturale, problema che invece potrebbero avere Calci, Caprona, Uliveto Terme, Noce, Lugnano.
Niente, ha insistito mettendo in campo una possibilità remota ma che potrebbe accadere.
Certo come potrebbe succedere che volino i cinghiali.
(nella prima foto il perimetro intorno all'area incendiata vietata alla caccia, nella seconda si vede il monte prima e dopo l'incendio)