Panchina Pisa, l'identikit del successore di D'Angelo

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PISA e Provincia
Mercoledì, 15 Giugno 2022

I nomi della prima ora sono quattro, ma non è escluso che l'obiettivo vero sia ben coperto

Il day after del Pisa è un foglio bianco. Almeno così in gergo affermano gli ingegneri delle squadre di Formula Uno quando, in virtù di cambiamenti regolamentari, terminano lo sviluppo di un’auto e devono iniziare un progetto da capo. Fatti i debiti paragoni fra i due sport, la situazione in casa Pisa è più o meno analoga. Dopo quattro stagioni si volta pagina, gli obiettivi sono sempre gli stessi, ma si cerca di percorrere un’altra strada per riuscire la dove nella stagione appena conclusa per un soffio non si è riusciti.

Il Pisa riparte senza Luca D’Angelo e dopo quattro anni ricchi di grandi soddisfazioni il senso di smarrimento della tifoseria è anche legittimo. Se ne va un tecnico, preparato, che raramente dal punto di vista tattico è stato imbrigliato dagli avversari, se ne va un uomo che sapeva farsi voler bene dai suoi giocatori che per lui erano disposti a qualsiasi cosa, se ne va l’allenatore più vincente nella storia recente del Pisa, certamente nel XXI secolo, ma nel dopoguerra si pone alle spalle del solo Gigi Simoni artefice di due promozioni in serie A.

Il calcio è questo, i cicli iniziano e finiscono e chi ha voluto sinceramente bene al mister (chi scrive è fra questi e non si vergogna a dirlo) può solo pensare che la separazione di oggi è senza dubbio migliore di una fra qualche mese, magari più per scarsa convinzione nell’averlo trattenuto che per i risultati sul campo. D’Angelo resterà nella storia del Pisa e in tanti (fra questi chi scrive, ancora lui) tiferanno sempre per lui, così come negli anni ’80 un po’ tutti si tifava per Berggreen, Kieft e altri (meno per Dunga, ma solo eprchè era alla Fiorentina, perdonate il campanilismo).

D’Angelo adesso è un capitolo chiuso, il Pisa quel foglio bianco deve iniziare a riempirlo e la prima casella da mettere a posto è quella dell’allenatore. Sono quattro i nomi che fluttuano nell’universo nerazzurro, ma non sono escluse soprese con trattative ben coperte per non svelare troppo i piani del club. Sulla breccia ci sono, almeno per il momento in rigoroso ordine alfabetico: Andreazzoli, Corini, De Rossi e Inzaghi, la società cerca un tecnico che sappia lavorare con i giovani e sviluppi un calcio propositivo, funzionale alla maggior parte dei giocatori attualmente in rosa, qualcuno più vicino al 433 o al 4231 che al 4312. 

ANDREAZZOLI È reduce da un’ottima stagione a Empoli, guidare il club biancoazzurro alla salvezza non è impresa di poco conto, lavora bene con i giovani. Lontano dal porto sicuro di Empoli però il 69enne tecnico di Massa non ha mai fatto mirabilie, collezionando un esonero recente a Genova, sponda rossoblù e mancando la riconferma a Roma quando gli fu preferito Rudi Garcia dopo una seconda parte di stagione senza infamia e senza lode.

CORINI Sulla breccia da 13 stagioni, dopo aver smesso i panni del centrocampista ha guidato il Brescia alla promozione in serie A nella stagione 2019-20, quella nella quale è esploso Ernesto Torregrossa, ma ha clamorosamente fallito lo scorso anno sulla panchina del Lecce. Dalla sua potrebbe aver la predilezione per il 433 a trazione offensiva, certo nella sua carriera non mancano gli esoneri: Crotone, Chievo (in serie A), Novara, Brescia (in serie A), oltre alle dimissioni rassegnate a Portogruaro e a Palermo.

DE ROSSI La sua carriera da allenatore è un foglio bianco, o quasi, proprio come il progetto che deve ripartire in casa nerazzurra. De Rossi vanta “solo” un ruolo da assistente di Mancini nella nazionale che conquisterà il titolo di Campione d’Europa a Wembley.

INZAGHI Buttato nella mischia della serie A dal Milan, ha dovuto fare un passo indietro per ricostruirsi la carriera. È così ripartito da Venezia dove ha vinto il campionato di Serie C e conquistato i playoff l’anno seguente; approda a Bologna dove conosce l’onta dell’esonero, riparte da Benevento volando in seria A facendo segnare ogni tipo di record, salvo poi fallire ancora nella massima serie; infine a Brescia vola nella prima parte della stagione, poi i conflitti con il presidente Cellino prendono il sopravvento fino all’esonero arrivato a marzo.

massimo.corsini