Piaggio sfida il coronavirus e non ferma la produzione

Economia
Pontedera
Mercoledì, 18 Marzo 2020

Operai in sciopero: "Prima del fatturato la salute"

La produzione va avanti, anche nel mezzo dell’epidemia dilagante da coronavirus. Gli operai Piaggio, però, non ci stanno e da giovedì 12 marzo sono entrati in sciopero, con ripercussioni sui reparti di meccanica, 2R (veicoli a due ruote) e 3R (dove sono prodotti quelli a 3 e 4 ruote).

Stiamo facendo - spiega Massimo Cappellini, delegato Fiom Rsu della Piaggio - una battaglia per cercare di affermare il diritto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. In più, questa volta, ci sentiamo addosso anche un’altra responsabilità: quella di tutelare il resto della cittadinanza”.

Il motivo è presto detto: “In una fabbrica di 2500 persone come la nostra, se le decisioni prese non sono appropriate, c’è il rischio che il contagio si allarghi velocemente”.

Proprio alla Piaggio, qualche settimana fa, era stata registrata un’infezione da coronavirus, mentre negli scorsi giorni il virus aveva colpito un amministrativo (fortunatamente già a casa per malattia da tempo e quindi senza ripercussioni in azienda).  

La Piaggio comunque non produce “beni di prima necessità” e per gli operai in protesta l’azienda dovrebbe mettere al primo posto la salute dei dipendenti, senza pensare troppo al bilancio o al fatturato.

Chiediamo - continua Massimo Cappellini - una riduzione drastica delle presenze in fabbrica”.

Per i dipendenti dell’azienda pontederese la soluzione migliore sarebbe la chiusura e la “cessazione totale della produzione - continua Cappellini - visto che il Governo ha anche messo a disposizione una cassa integrazione apposita”.

Ma data la posizione avuta dalla Piaggio, gli operai, “disponibili fin da subito a trovare delle soluzione alternative”, oggi chiedono a gran voce il depotenziamento delle linee di produzione.

Le linee di montaggio - prosegue - dovrebbero produrre la metà del normale sia per aumentare gli spazi tra una postazione e l’altra, che per diminuire la densità degli operai in officina”.

Per gli operai Piaggio, inoltre, l’azienda dovrebbe chiudere anche per altri motivi.

Siamo molto sensibili ai problemi vissuti quotidianamente dai medici e dagli infermieri in prima linea. Se davvero vogliamo aiutarli, dobbiamo bloccare le produzioni che non servono ed evitare così d’intasare gli ospedali e i pronto soccorso”. “Da lunedì - dice ancora Massimo Cappellini - alla Piaggio sono state consegnate delle mascherine per fare lavorare gli operai in maggiore sicurezza. A parte che fare il metalmeccanico in linea di montaggio con la mascherina è davvero dura, ma quelle mascherine, secondo voi, non servirebbero di più al personale sanitario?”.

La parola d'ordine dell'azienda, però, è di non abbassare mai il livello di produttività, anche se durante l’anno, a seconda dei periodi, gli operai Piaggio spesso finiscono in cassa integrazione.

Io ad esempio - racconta Massimo Cappellini - saluto la fabbrica a ottobre e rientro a febbraio. Perché? Perché l’azienda ricorre alla solidarietà, alla cassa integrazione e ad altro. Le condizioni per poter lavorare in un altro periodo e mettere ora in primo piano la salute dei lavoratori, quindi, ci sono, solo che non si vogliono adottare”.

Piaggio in qualche modo aveva ascoltato le richieste degli operai, ma senza dare delle vere risposte.

Venerdì scorso - conclude Massimo Cappellini - avrebbero dovuto sanificare l’azienda, poi la sanificazione degli ambienti è stata rimandata al prossimo venerdì. L’azienda ha poi diminuito gli orari di lavoro, ed ha ridotto i turni fino alle quattro ore del turno centrale, ricorrendo per le ore rimaste scoperte alla cassa integrazione. Noi critichiamo proprio queste scelte aziendali. I turni sono stati ridotti, ma la presenza di operai in catena di montaggio è rimasta la stessa di prima. Non vogliamo lavorare meno, ma chiediamo di lavorare in condizioni diverse dalle attuali”.

carlo.palotti