Pisa-Gavorrano, il borsino (no, così non va)

Sport
Lunedì, 16 Ottobre 2017

Il Pisa è riuscito nell’impresa di rendere storica la giornata calcistica del Gavorrano che conquista il suo primo punto in terza serie e festeggia dove forse non avrebbe mai pensato di poterlo fare: sul prato dell’Arena Garibaldi. Il Pisa mette in campo 11 giocatori non una squadra ed il risultato si vede fin dai primi minuti. Presi uno per uno i giocatori nerazzurri farebbero gola a qualsiasi squadra di categoria superiore, ma al momento non sono una squadra di calcio, non sono un gruppo che vuol lottare, non sono un corpo unico che vuole sacrificarsi per ottenere il risultato.

Nelle prime 9 giornate di campionato il Pisa ha segnato sette reti, meno di una a partita, solo Gavorrano ed Alessandria hanno fatto peggio, è vero che ne ha subite solo tre (due su azione), ma è troppo poco per chi ambisce ad un campionato di vertice. Di fronte ad un avversario che di reti in otto turni di campionato nel ha subite ben 17 (media 2,12 a partita), il Pisa ha creato la miserie di una occasione da goal vera con Lisuzzo.  Poi il nulla. Dopo nove turni di campionato il vero Pisa sarebbe dovuto sbocciare. Davanti corrono, ed il primo posto si allontana.

COSA FUNZIONA. Chi scrive ha troppo rispetto per l’intelligenza del lettore per cercare cosa possa avere funzionato nella partita di ieri. Stendiamo un velo pietoso augurandoci che tutti possano trarre insegnamento dalla brutta figura rimediata.

COSA NON FUNZIONA. Qui la lista si fa piuttosto lunga. Non ha funzionato l’approccio alla partita, non ha funzionato il modulo, non hanno funzionato gli interpreti. La squadra è certamente entrata in campo pensando di poter vincere senza soffrire questa partita. Evidentemente, nonostante le dichiarazioni della vigilia, l’allenatore non è stato capace di trasmettere alla squadra la giusta tensione, perché per vincere, contro chiunque, serve non pensare di averlo fatto prima di scendere in campo. Il 433 disposto su 60 metri di campo, così come qualsiasi altro modulo, non funziona. Soprattutto se fra i centrocampisti e gli attaccanti c’è troppo spazio, ed è in quello spazio che gli avversari vanno a nozze anticipando le verticalizzazioni, creando situazioni di sovrannumero sempre a loro favore.  

E’ molto bello ed apprezzabile che un allenatore abbia il proprio credo calcistico, ma forse nel calcio del XXI secolo occorre un minimo di elasticità nell’affrontare le partite. Una squadra forte, con grande personalità, deve costringere l’avversario ad adeguarsi al proprio modulo, ma nel corso della partita l’intransigenza non paga. Con il Gavorrano in 10 uomini mantenere la linea dei difensori a quattro, quando c’è bisogno di vincere, è apparso incomprensibile.

Anche la scelta degli interpreti ha sollevato più di un dubbio. Delle sette reti realizzate fino ad oggi dal Pisa il 100% è stato messo a segno con Mannini in campo nella posizione di ala. Lasciarlo in panchina ieri ha significato in primis dare alla squadra l’idea che si poteva fare a meno del capitano vista la semplicità dell’impegno, in secondo luogo rinunciare all’unico giocatore che fa da collante fra i reparti e tiene corta la squadra. Tre brevilinei sul fronte offensivo, molto larghi fra loro, sembravano quei temerari che decidono di attraversare il deserto a piedi. Risultato: siamo ancora qui che si aspetta una rete da parte di un attaccante centrale. Negro ed Euspei a quota zero, sono un’anomalia di cui a questo punto non si può non tener conto.

DA RIVEDERE. “Da rivedere” il vero Pisa, quello di cui godemmo, per il breve volgere della Coppa Italia, e che sembra essersi smarrito nelle colline di Peccioli: dopo quel ritiro la squadra si è involuta fra alti e bassi, fino alla scialba prova contro l’ultima in classifica. “Da rivedere”, nel senso visivo del termine, anche lo staff dirigenziale, sarebbe stato opportuno, dopo la pioggia di fischi piovuti al termine della partita, che la società fosse intervenuta per spiegare ai 7000 dell’Arena cosa sta succedendo e se è il caso di continuare ad andare avanti così, perché di questo passo “da rivedere” potrebbe essere anche l’obiettivo finale di questa squadra. Difficile pensare che con prestazioni di questo tipo si possa andare lontano.

massimo.corsini