Pisa, il Tar boccia l'ordinanza antialcol zona Stazione
Un'ordinanza bocciata dal Tar di cui si viene a sapere durante la commissione Bilancio, denunciata dal consigliere del PD, Enrico Bruni
Questo il comunicato stampa
Dalla documentazione allegata alla convocazione della prossima commissione Bilancio che si terrà in data 11 luglio, scopriamo che ancora una volta il TAR ha annullato un’ordinanza del Sindaco Conti sulla zona della stazione, confermando quanto andiamo denunciando da tempo: la Giunta governa a colpi di propaganda, scorciatoie e divieti, senza affrontare davvero i problemi della città.
L’ordinanza n. 24/2024, con cui si limitava la vendita di alcolici dal 20 giugno al 18 agosto nella zona della stazione – colpendo in particolare attività di piccoli commercianti, spesso stranieri – è stata dichiarata illegittima dal Tribunale amministrativo. Secondo il TAR, non sussistevano né l’urgenza né l’imprevedibilità necessarie per giustificare un provvedimento straordinario, visto che le problematiche della zona stazione sono strutturali e ben note da anni. Il giudice ha sottolineato anche la sproporzione e l’assenza di un nesso diretto tra le attività commerciali colpite e le condotte criminali citate. In altri termini, l’ordinanza era discriminatoria e non risolutiva.
Quelle ordinanze, presentate come misure urgenti contro il degrado, erano in realtà strumenti maldestri e strumentali, adottati senza rispettare i presupposti di legge. Il giudice ha spiegato che per emettere un’ordinanza urgente servono fatti eccezionali e imprevedibili, mentre i problemi della stazione sono strutturali, presenti da anni, e quindi vanno affrontati con politiche strutturali, non con provvedimenti spot.
Non solo: le ordinanze colpivano attività economiche spesso gestite da stranieri, senza alcuna prova concreta di un nesso tra la vendita di alcolici e le condotte criminali citate. Questo le rendeva discriminatorie e sproporzionate.
Da anni assistiamo a un uso sistematico e distorto delle ordinanze “urgenti”, con cui si cerca di governare una città complessa come Pisa a colpi di divieti, scorciatoie e propaganda. Le responsabilità politiche sono evidenti: la Giunta non è riuscita a trovare alcuna soluzione in una zona con evidenti problematiche di infiltrazioni mafiose, pesantemente condizionata dalla presenza di una sala giochi e una sala scommesse.
La verità è che queste ordinanze non risolvono nulla. Sono strumenti pensati per situazioni eccezionali, e invece vengono usate come sostitutivi delle politiche pubbliche. Il TAR lo ha detto con chiarezza: non c’era né urgenza, né imprevedibilità, né proporzionalità. E soprattutto, c’erano già state sentenze che avevano annullato ordinanze identiche.
E oggi, a pagare, sono i cittadini: con oltre 5.000 euro di spese legali da versare per una causa persa, ma soprattutto con l’umiliazione di un Comune che usa la legge come una clava per coprire i propri fallimenti.
Enrico Bruni, consigliere comunale PD