Pisa - Livorno, il borsino del derby
E’’ il risveglio più dolce che poteva esserci, e no, non è stato un sogno, tutto incredibilmente vero. Erano le 15:03 quando gli astri si sono allineati in modo perfetto nel cielo nerazzurro sopra l’Arena Garibaldi con Masucci che è scattato sul filo del fuorigioco “scherzando” la difesa labronica ed ha servito il pallone ad Eusepi. Re Umberto ha calciato la palla gonfiando la rete ed i cuori dei tifosi nerazzurri, quelli che erano dentro lo stadio e quelli che erano fuori. Gli dei del calcio hanno voluto che tutto questo accadesse sotto la curva nord, un goal che fa la storia del calcio pisano non avrebbe meritato la cornice di una curva ospiti desolatamente vuota.
Sono stati i 30” che hanno scritto la sfida più sentita dell’anno, ma che potrebbero cambiare anche gli equilibri di una stagione che aveva visto il Livorno arrivare fin qui imbattuto e che all’Arena era arrivato con due risultati su tre a disposizione, ma che, incredibilmente, alla fine è risultata la squadra che ha perso la testa come se fosse invece quella con l’acqua alla gola. La sindrome del Foggia ha colpito anche la squadra di Sottil, scesa sul prato dell’Arena convinta di fare un sol boccone degli avversari, ed invece è ritornata a sud dello scolmatore a capo chino così come capitò ai rossoneri allora allenati da De Zerbi.
COSA FUNZIONA Pazienza ha rivoltato la squadra come un calzino. Ogni settimana si vede un Pisa diverso, un Pisa che si adatta all’avversario andando di volta in volta ad occupare gli spazi lasciati liberi dalla squadra di fronte. Parlare di schemi identificandoli in un numero è riduttivo, il Pisa è diventato un camaleonte ed anche Daniele Mannini così può partire da terzino facendo comunque la differenza perché il modulo gli permette di potersi muovere a seconda del comportamento degli avversari. Il mister poi riesce a trasmettere alla squadra grande tranquillità. Lo fa con un atteggiamento in panchina sempre estremamente posato e pacato, talvolta sembra quasi disinteressarsi di quello che accade, ma è sempre lì attento e pronto ai suggerimenti giusti, oltre che a preparare i cambi giusti al momento giusto. Seguirlo nella mimica vale da solo il prezzo del biglietto.
In tutto questo contesto si è rivisto un Gucher sontuoso che con la terza serie ha poco a vedere. A centrocampo ha visto tutti i duelli possibili immaginabili: il goal di Piacenza è stato un toccasana anche per lui che un goleador non è. Sapevamo che Masucci nel ruolo di seconda punta poteva fare molto molto male, ma non a questi livelli il gola di Eusepi è al 50%, così come importante è stata la prestazione di Giannone che ha corso per due fino al momento del cambio.
Anche il reparto arretrato, dal quale a sorpresa è stato escluso Lisuzzo, ha dato prova di grande solidità con Carillo e Ingrosso “cattivi” al punto giusto e “feroci” quanto basta per costringere un giocatore del calibro di Vantaggiato ad uscire anzitempo dal campo con le pive nel sacco.
COSA NON FUNZIONA Perdonateci, ma il paragrafo di questa rubrica oggi resterà vuoto. Ingeneroso andare a cercare il pelo nell’uovo dopo un derby vinto così.
DA RIVEDERE Il Pisa grintoso e cattivo visto nel derby. Questo è quello che vogliamo rivedere anche in partite con meno atmosfera, anche in partite in cui l’avversario gioca ad innervosirti, anche in partite in cui ci si trova ad attaccare una squadra con 10 uomini sotto la linea della palla. Ma da rivedere restano questi novanta minuti, da rivedere nel vero senso della parola, davanti ad una tv, rivedere fino a stancarsi gli occhi perché questo derby come quello del 3 dicembre 1978, è storia e un giorno tutti noi prenderemo un figlio o nipote in braccio e seduti nel salotto di casa gli racconteremo di quando Re Umberto fece impazzire una città intera.
La rete che ha deciso il derby raccontata su Punto Radio da Riccardo Graffeo, Giuseppe Grigò e Paolo Sardelli