A Pisa occupati il Liceo Buonarroti ed il Liceo Dini
Tagli all'istruzione e all'assistenza specialistica, oltre al decreto Valditara e riforma Bernini al centro della protesta degli studenti. Solidarietà Cobas Scuola
Occupati all’alba di martedì 10 dicembre il Liceo Buonarroti ed il Liceo Dini a Pisa, con le rivendicazioni degli studenti che sono state esplicate con un documento firmato anche dagli studenti del Passaglia di Lucca.
“Questa notte – spiegano gli studenti nel documento - come studenti, abbiamo occupato i licei Filippo Buonarroti, Ulisse Dini di Pisa, e il liceo Augusto Passaglia di Lucca. Con questa azione rivendichiamo la riappropriazione della scuola come luogo di conoscenza, critica e confronto. Ci opponiamo alle politiche governative che stanno smantellando il diritto all'istruzione e la qualità della formazione abbandonando le nostre strutture scolastiche. Il nostro atto non critica la comunità scolastica vittima, anche lei, di un sistema che si conferma nei recenti tagli ai fondi destinati all'istruzione e all'assistenza specialistica, nel oppressivo Decreto Valditara e nella controversa riforma Bernini.
La precarietà dei docenti, aggravata dai tagli previsti dal governo che comportano la perdita di 6.000 posti di lavoro, crea un sistema educativo sempre più incerto e incompleto, caratterizzato da una formazione incostante ridotta esclusivamente a modalità di apprendimento frontali. La mancanza di fondi e di personale non permette agli studenti di accedere a spazi fondamentali, come laboratori e biblioteche, privandoci di quelle risorse che potrebbero permetterci di sviluppare una formazione critica e completa. In Toscana, oltre 1,5 milioni di euro sono stati sottratti dall'assistenza specialistica per gli studenti con gravi disabilità, impedendo loro di frequentare a tempo pieno la scuola e andando a minare il diritto all'istruzione, che dovrebbe essere garantito per tutti. Il servizio è attualmente dimezzato e garantito fino a esaurimento spese. Nonostante i tre mesi di richieste gli educatori di Pisa e Livorno non hanno ancora ricevuto risposte sui prossimi sviluppi.
Il Decreto Valditara riduce ulteriormente tempo e spazio alla cultura e al sapere, riducendoli a strumenti di utilità pragmatica dedicati alla formazione. Sostituisce le ore di lezione e potenziamento con attività di orientamento che, come li PCTO, svuotano la scuola della sua funzione primaria: l'istruzione. Persino l'educazione civica, che dovrebbe formare cittadini consapevoli, viene distorta in programmi scollegati dalla realtà e incapaci di fornire strumenti critici.
La riforma Bernini, con il nuovo assetto del Pre- Ruolo, riduce drasticamente i fondi universitari, oltre 20 milioni solo all'Università di Pisa, precarizzando ulteriormente la ricerca e abbassando salari e tutele. Queste misure, presentate come strumenti per valorizzare gli studenti, in realtà portano alla conformazione di un modello scuola-azienda. Gli studenti vengono ridotti a numeri e valutazioni funzionali a un curriculum sterile, destinato a vincolare il loro futuro professionale.
La meritocrazia proposta in questo sistema elitario non fa altro che intensificare le disuguaglianze: chi nasce con più risorse e opportunità ha la possibilità di "meritare" una buona formazione, mentre chi è già marginalizzato verrà sempre più escluso, senza che nessuno intervenga a sanare queste disparità. La scuola riflette la società. Il modello di anteistruzione proposto da questo governo si basa sull'annullamento dello spirito critico: una società di cittadini formati e consapevoli spaventa chi teme il dissenso.
Disinformazione e indifferenza diventano i pilastri di una società passiva, incapace di reagire all'oppressione. Il taglio di 500 milioni di euro alle istituzioni pubbliche a livello nazionale conferma questa volontà di depotenziamento. La mancanza di investimenti in strutture pubbliche come quelle scolastiche porta un inevitabile fatiscenza, distruggendo i luoghi comunitari, aumentando l'individualismo e limitando, così, il confronto intellettuale e critico. L'occupazione non si limita alla difesa degli spazi fisici, ma è un atto di riappropriazione di luoghi che il governo sta cercando di svuotare.
La scuola dovrebbe essere il terreno dove si sviluppa la coscienza, dove si costruisce l'identità comunitaria. Al contrario, le riforme imposte mirano a distruggere questo ruolo, obbligandoci a vivere in situazioni di costante pericolo e disagio. Come crollano i finanziamenti pubblici così le nostre infrastrutture. Il diritto all'istruzione è la base della libertà di espressione: con li DDL1660, il governo criminalizza ogni forma di protesta, trasformando la partecipazione politica in un crimine. Ci teniamo a esprimere il nostro dissenso di fronte a questo attacco diretto alla democrazia mirato a soffocare il pensiero autonomo e critico quando arriva a scuola e nelle piazze.
Un'occupazione non è una "perdita di tempo", ma un atto necessario e doveroso. È un'azione forte e consapevole, che rivendica l'esigenza di un'informazione libera e di una formazione critica. Non è più tempo di restare in silenzio mentre il nostro futuro viene saccheggiato e il nostro diritto di pensare e agire viene messo a rischio. Se la scuola del governo non ci fornisce gli strumenti per sviluppare le nostre opinioni, se non ci dà gli stimoli necessari per diventare cittadini liberi e pensanti, non ci resta che agire come comunità studentesca, come collettivi, come individui. Il futuro lo costruiremo noi, insieme. Non ci arrenderemo. La nostra lotta è solo all'inizio. È una lotta che riguarda ogni studente, ogni lavoratore, ogni cittadino. Per questo ci impegneremo al massimo affinché durante questa settimana la scuola diventi per tutti gli studenti della nostra e delle altre scuole un luogo di partecipazione attiva, formazione, dibattito e svago, che consapevolizzi, crei una identità studentesca e una comunità basata sulla cura dei componenti e dei luoghi.
Al termine di questa settimana scriveremo insieme a tutti i partecipanti un documento di conclusione rispetto a questa esperienza. Questa occupazione sarà solo una tappa di un percorso, nato dagli studenti e intrecciata alle vertenze che ci circondano. Se oggi ci vogliono silenziosi, domani ci troveranno nelle piazze, nelle scuole e nelle università. Difenderemo il nostro diritto a pensare, a vivere e a immaginare un mondo migliore. La nostra forza sta nella consapevolezza e nella determinazione”.
La mattina di martedì 10 dicembre, Cobas Scuola Pisa, ha rilasciato un comunicato di solidarietà alle occupazioni promosse al Liceo Buonarroti e al Liceo Dini.
Questa mattina due scuole di Pisa ("F.Buonarroti" e "U.Dini") sono state occupate dai collettivi studenteschi.
L'azione è maturata attraverso un percorso di alcune settimane in cui si sono susseguite assemblee cittadine, mobilitazioni e la manifestazione, in concomitanza con lo sciopero dei confederali e del sindacalismo di base, il 29 novembre scorso.
In tutte queste occasioni sono state evidenziare le criticità del sistema di formazione e istruzione pubblico, dalla scuola primaria alla secondaria, fino all'Università, l'aziendalizzazione della scuola e dell'università, il criterio del merito e la competitività invece di collaborazione e di un processo educativo finalizzato alla maturazione di cittadine cittadini piuttosto che alla selezione escludente.
In queste settimane siamo stati al fianco di studenti e studentesse nelle rivendicazioni e nelle lotte contro il decreto Valditara, contro il ddl1660 sulla "sicurezza" (che criminalizza i movimenti di opposizione sociale), contro il genocidio in Palestina.
Le rivendicazioni per una scuola inclusiva e accogliente, fondata sui principi del diritto allo studio e non su criteri orientati al profitto, per investimenti massicci nell'edilizia scolastica e nelle assunzioni piuttosto che nelle spese militari, sono le nostre: il documento "Comunicato di inizio occupazione" rivendica tutti questi obiettivi, e altri che sviluppano un disegno organico di opposizione alla fascistizzazione del paese e alla deriva aziendalista della scuola.
Come Cobas Scuola esprimiamo la solidarietà con i collettivi che hanno promosso queste occupazioni, espressione di una volontà di mobilitazione antifascista contro l'involuzione autoritaria del paese.
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