"Pisa Scotto Festival", il festival della destra reazionaria
Piovono critiche sul festival diretto da Francesca Petrucci per gli ospiti che vi parteciperanno e le tematiche che vengono affrontate che per alcuni esponenti politici fanno parte della destra più reazionaria su temi, ad esempio, della violenza di genere, del fine vita, dell'aborto
Si critica anche il fatto che a finanziare il festival sia la Fondazione Verdi e quindi il Comune di Pisa con soldi pubblici più pera festa di partito che per una vera e propria rassegna culturale
Il Comunicato di Ciccio Auletta di Una Città in Comune
Festival allo Scotto: un'ignobile parata della destra fatta con soldi pubblici, tra antigender e pericolosa disinformazione sulla violenza di genere. Il Teatro Verdi si presta alla ennesima operazione ideologica della Giunta Conti
Inizierà il prossimo 8 settembre la quinta edizione del Pisa Scotto Festival, rassegna di eventi gratuiti al Giardino Scotto, finanziata dal Comune di Pisa e affidata alla Fondazione Teatro di Pisa.
E ogni anno che passa la proposta, non a caso affidata anche questa volta senza alcun bando a Francesca Petrucci, sorella di Diego, consigliere regionale di Fratelli d’Italia senza alcuna selezione pubblicata, è sempre più smaccatamente politica e di parte: più che un festival, una parata di regime, con la sfilata della galassia della destra in tutte le sue forme, con contenuti che definire di dubbio gusto è limitato.
Il festival ospita, trai i vari eventi, la presentazione del libro "L'altro femminismo. Spunti di riflessioni per un nuovo percorso femminile." Il libro, curato dalle giornaliste Annalisa Terranova e Cristina Di Giorgi e con prefazione della sorella di Giorgia Meloni, è una raccolta di atti dell'omonimo convegno, svoltosi sotto l'egida de "L'Arsenale delle idee”, un forum settimanale in videoconferenza streaming sui temi dell’attualità culturale con l'obiettivo (si legge sulla loro pagina) di creare un "collegamento tra le varie realtà di produzione della cultura non conformista per cavalcare l’attuale nuovo tramonto dell’Occidente."(!), con tanto di patrocinio della Fondazione Alleanza Nazionale.
La registrazione del convegno in questione può essere trovata gratuitamente online, ed è una collezione del meglio del peggio del pensiero della destra. Dopo goffi tentativi di riabilitare l'estrema destra come dimensione politica di autodeterminazione delle donne, si passa ad una lunga carrellata di interventi sul pericolo della teoria gender, della sua minaccia ai valori occidentali. Il solo riferimento ai pericoli collegati alla "cultura gender" basterebbe da solo a fare di questa raccolta di atti un testo impresentabile in una manifestazione culturale, che attinge a piene mani in un immaginario di matrice omofoba, transfobica e violenta riconducibile ad un mondo ben preciso, che gravita intorno alla galassia Provita, un concetto dai contorni opachi per dare una patina discientificità alla violenza.
Ma se possibile, durante quel convegno sono state pronunciate parole ancora più gravi sul tema della violenza di genere. Si parla di "cultura patriarcale" come pura ideologia senza alcun fondamento scientifico, sostanzialmente negando la dimensione prettamente legata alla cultura e alla dimensione sociale di una violenza che ha una matrice specifica. Si parla invece di soggetti predisposti alla violenza, psichiatrici, con disagi mentali che in nessun modo potevano essere fermati prima, addirittura un po' degli "sfigatelli" che certo non potrebbero mai essere gli esponenti del patriarcato. Addirittura, si mette in dubbio il ruolo della matrice patriarcale dicendo che se fosse davvero quella la questione allora la violenza nelle coppie dello stesso genere non esisterebbe, e invece c'è.
Si parla poi di come piuttosto la violenza verso le donne debba essere trattata come il riflesso di problemi sociali più ampi e trasversali come la droga, la povertà, addirittura la co-dipendenza nelle relazioni che rende anche le donne violente e che esaspera fino a portare alla tragedia.
Segue poi un lungo intervento sulla violenza assistita in famiglia come elemento che può fare del bambino un futuro uomo violento, perché nel vedere la mamma maltrattata dal padre e incapace di allontanarsi da quella situazione con il figlio, maturerebbe un rancore nei suoi confronti, arrivando a pensare che addirittura meriti quel che le succede perché non scappa.
In sostanza, una lunga carrellata di argomenti che riconducono la violenza di genere all'azione di pazzi inarrestabili, magari un po' traumatizzati, o a presunti fattori sociali trasversali che pervadono tutta la società e le relazioni interpersonali, o addirittura all'esasperazione generata da donne co-dipendenti che tutto sommato sono un po' violente anche loro.
Ecco,ci chiediamo come sia possibile presentare pubblicamente un libro che contiene gli atti di un convegno in cui sono state fatte queste affermazioni, e spendere soldi pubblici per farlo.
Ma la parata non si ferma qui. Spicca all'interno del programma del Festival anche lo spettacolo teatrale dal titolo: "Serva Italia" di e con Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano "La Verità". Borgonovo ha collaborato con il mensile "Il Primato Nazionale", rivista del movimento neofascista CasaPound movimento per cui ha anche pubblicato nella sua per la cui casa editrice Altaforte ha pure pubblicato. Ha partecipato inoltre a numerose conferenze ed eventi organizzati da CasaPound, Movimento Nazionale - La Rete dei Patrioti, Associazione Family Day, il Popolo della Famiglia, portando avanti affrontando i temi cari alla destra italiana.
La Giunta Conti, buttata giù ancora una volta la maschera del finto civismo e con un sostenitore della XMas come assessore alla cultura e vicesindaco, usa così i soldi dei contribuenti per questa Festa della Destra Reazionaria. Infatti per la sua organizzazione sono stati stanziati dalla Giunta ben 93 mila euro per la sua organizzazione di cui 66 mila euro, venti mila euro in più dello scorso anno, affidati alla Fondazione Teatro Verdi e 27 mila e 500 euro a Pisamo per la logistica della manifestazione.
Colpisce ancora una volta come la Fondazione Teatro di Pisa e il suo presidente Diego Fiorini si siano prestati a questo squallido teatrino che non rende in alcun modo dignità alla storia e alla tradizione del nostro Teatro.
Una città in comune
Il comunicato di Enrico Bruni del PD
Pisa Scotto Festival, Bruni (PD): “Festival pubblico o Festa di Partito? Un evento a senso unico”
Il Pisa Scotto Festival viene presentato come un salotto culturale aperto a tutti, “fortemente voluto dall’amministrazione comunale” in nome della cultura accessibile . Tuttavia, analizzando il programma e i profili degli ospiti invitati (autori, relatori e moderatori), emerge una preoccupante omogeneità politica, fortemente sbilanciata verso il mondo della destra e dell’estrema destra.
Nel concreto, le voci che si susseguono sul palco raccontano un orientamento preciso: giornalisti e autori provenienti da testate e ambienti della destra, in particolare da quell’universo che ruota intorno a Fratelli d’Italia e al mondo sovranista.
Penso ad Annalisa Terranova, già vicedirettrice del Secolo d’Italia, voce storica della destra post-missina; a Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, firma della casa editrice Altaforte legata a Casapound e oggi protagonista di spettacoli che portano in scena la sua lettura “patriottica” e divisiva dell’Italia; a Raffaella Regoli, giornalista nota per posizioni antivacciniste, no euro e filotrumpiane; a Marco Valle, firma de Il Giornale e saggista del mondo conservatore.
Tra i moderatori e le moderatrici: da una parte la sorella del consigliere regionale - in corsa anche per questa tornata elettorale - Diego Petrucci, dall’altra parte un conduttore radiofonico pisano che, oltre alla passione per la musica, vanta anche la tessera di Fratelli d’Italia in tasca e la delega nella segreteria territoriale del partito per gli ultimi due mandati.
È inopportuno e politicamente sbagliato che un evento come il Pisa Scotto Festival – finanziato e promosso con risorse pubbliche e fregiato del logo del Comune – si configuri di fatto come una Festa di Partito. Un’istituzione pubblica dovrebbe garantire equilibrio e pluralismo nelle manifestazioni patrocinate. In questo caso specifico, la Giunta Comunale ha messo in piedi (con soldi dei cittadini) un festival che, sotto la patina della cultura, sembra promuovere un’agenda politico-ideologica ben precisa.
Mi chiedo se sia giustificabile utilizzare il Giardino Scotto – bene comune della città – e fondi comunali per offrire un palco quasi esclusivamente a giornalisti di Libero o La Verità, ad autori graditi a FdI o alla Lega, e a spettacoli concepiti da firme dell’estrema destra. Dov’è il contraddittorio? Dov’è la volontà di parlare “a pubblici diversi” se a discutere di temi importanti come la parità di genere, l’adolescenza, la memoria storica è invitata solo una parte politica.
Strumentalizzare la cultura a fini politici – per quanto in modo indiretto – è un tradimento dello spirito istituzionale che il patrocinio del Comune dovrebbe garantire. La destra non può usare i soldi dei contribuenti per la propria campagna elettorale.