A Pisa una mostra patrocinata dall'associazione "Russkaya Versilia"
"La politica culturale della giunta Conti fa di Pisa una dependance della Versilia", è la critica mossa dal consigliere comunale Francesco Auletta di Diritti in Comune
Questo il comunicato stampa giunto in redazione
Chissà se all’inaugurazione della mostra Il sacro nell’arte, di prossima apertura alla chiesa di Santa Maria della Spina, presenzieranno gli oligarchi russi Vladimir Yevtushenkov e Vitaly Bezrodnykh, proprietari di alcuni alberghi di lusso a Forte dei Marmi, oppure se manderà la sua benedizione il patriarca Kirill, quello della “guerra santa” contro l’Ucraina e contro i gay. Sì, perché quella mostra – sul cui valore artistico non ci esprimiamo – è patrocinata, oltre che dal Comune, dall’associazione Russkaya Versilia.
Da qualche tempo, parlando di mostre d’arte organizzate dalla giunta, Pisa è una dependance di Pietrasanta, senza averne storia e tradizioni nel campo di botteghe, fonderie e laboratori d’arte. Tutto questo è frutto della lottizzazione politica targata Fratelli d’Italia, per cui la Artitaly di Massimiliano Simoni ha ottenuto, da ormai un paio d’anni, la direzione artistica della rassegna del Giardino Scotto. Sott’ufficiale paracadutista in congedo, agente immobiliare di note simpatie fasciste, Simoni è “responsabile teatri di Fratelli d’Italia” ed è candidato sindaco alle elezioni comunali di Pietrasanta della prossima primavera con una campagna pubblicitaria che da mesi tappezza i muri e le strade della Versilia, ritraendolo tra la Meloni e un’altra versiliese d’adozione, Daniela Santanchè. Insomma, in quelle zone tutti sanno che Simoni è un politico e, come tale, è stato nominato presidente delle Fondazioni de La Versiliana (2000-2010) e del Festival Pucciniano (2008-10), ed è quanto di più lontano ci possa essere dalla cultura: ha solo capito che con iniziative vagamente culturali ci si può rifare un’immagine e magari guadagnare. Così le nostre piazze e strade sono diventate una dependance dei galleristi versiliesi e dei loro affari. Grazie a lui sono arrivati i totem marziali di Franco Adami, il Galileo Galilei che gioca a bowling atterrato in Largo Ciro Menotti, e da ultimo i monumentali poliedri di Gianfranco Maggiato, che fino a poche settimane prima attorniavano il Duomo di Pietrasanta. Infine, da là giunge la mostra Il sacro nell’arte, pubblicizzata con una riproduzione moderna della Madonna del sole, tavola quattrocentesca patrona di quel centro ai piedi delle Apuane.
Come si concilia tutto questo con le tradizioni storiche pisane, alle quali la giunta comunale vuol dedicare persino un museo? O con le bandiere “reinventate” che sventolano in Piazza della Stazione, tra cui quella che riproduce l’icona cittadina della duecentesca Madonna di Sotto gli Organi? Le “mostre versiliesi” hanno poco a che fare sia con la tradizione cittadina nel campo delle arti che in quello degli studi, che vide sorgere all’Università di Pisa, grazie a Carlo Ludovico Ragghianti, il primo Istituto in cui s’insegnava la storia delle arti, da quella medioevale alla Storia e Critica del Cinema. Il solo legame sta forse nelle idee del patriarca russo Kirill, che fa ossessivamente appello alla difesa dei valori conservatori e dell’identità. Ciò viene declinato dalla giunta Conti nel richiamo al sacro e al glorioso passato medievale, ma si tratta di un’identità farlocca, più simile a quella dei film in costume a basso costo, il genere “cappa e spada”. La storia, quella vera, rimane sullo sfondo e il Medioevo, tanto evocato, confinato in Piazza del Duomo, nelle chiese spesso chiuse del centro e nel Museo nazionale di San Matteo che, nonostante sia tornato ad orari degni di un paese civile, è abbandonato a se stesso, per lo più sconosciuto agli stessi studenti delle scuole pisane.
Una città in Comune