Pisa, Wimbledon e quelle strane analogie
I tormenti che stanno vivendo in questi giorni i tifosi del Pisa per le vicende della propria squadra cittadina, sono un inedito nel panorama calcistico nazionale, ma non lo sono nell’ambito Europeo.
In Inghilterra, paese che insegna a tutto il modo come dovrebbe essere organizzato e gestito il calcio c’è la vicenda che vide coinvolta la squadra di Calcio del Wimbledon, club di grande tradizione, fondato nel 1911, con una vittoria nella FA Cup nel 1988 in una storica finale giocata a Wembley contro il Liverpool.
Il calvario per il Wimbledon ed i suoi tifosi inizia con l’avvento del nuovo secolo quando bussa alla porta di Plugh Lane, stadio e sede sociale del club, il signor Pete Winkelman, di professione promoter musicale, ma con il sogno nel cassetto di costruire uno stadio nel suo luogo natio: Milton Keynes, città, vi assicuro, fra le più orrende di tutta l’Inghilterra che venne edificata nel 1967 insieme ad altre “New Town” pensate dopo la seconda guerra mondiale.
Winkelman prese la guida del club ed il suo primo pensiero fu quello di mettere in cantiere lo spostamento del club a Milton Keynes, a 120 km di distanza da dove il club aveva fino a quel momento vissuto. Il pretesto, udite udite, fu lo stadio non a norma. Per mancanza di spazio nella zona circostante e per le proteste dei residenti Plugh Lane, non si poteva adeguare alle nuove normi sugli stadi entrate in vigore nel Regno Unito dopo la tragedia di Hillsborough a Sheffield e il tragico incendio di Bradford.
La maggioranza dei tifosi era contraria al trasferimento, ma nonostante un anno di dure proteste il 28 maggio del 2002 la federazione calcistica inglese autorizzò il club a trasferirsi nella “new town”. Anche le tifoserie degl’altri club si unirono alla protesta dei “Dons”, disertando le trasferte a Milton Keynes e facendo così precipitare gli incassi al punto che un anno dopo, nel giugno del 2003, il Wimbledon finì in amministrazione controllata. Ceduti gran parte dei giocatori, il club evitò il fallimento.
Nella primavera del 2004 arrivò il definitivo cambio di nome. Nonostante il parere contrario della federazione Winkelman, ormai unico proprietario, cambiò la denominazione sociale da Wimbledon FC a Milton Keynes Dons FC. Non fu una decisione popolare anche perché Winkelman, in seguito a un referendum fra i tifosi “ufficiali” della sua squadra (ovvero i traditori del vecchio Wimbledon), aveva promesso di conservare la parola "Wimbledon" nel nuovo nome, invece mantenne solo quello che era il nickname, ovvero “Dons”. Winkelman decise anche di cambiare i colori e lo stemma del club senza alcuna consultazione con i supporters.
Il Milton Keynes Dons FC è dunque legalmente una continuazione del Wimbledon FC, anche se, dopo lunghi negoziati con le associazioni di tifosi del Wimbledon, il nuovo club ha accettato di restituire tutti i trofei e i cimeli del Wimbledon FC al London Borough of Merton, in parole povere al Comune di Wimbledon, accettando altresì di non rivendicare alcun legame con la storia del Wimbledon FC
Le similitudini, attuali o future con quello che potrebbe essere il destino di AC Pisa 1909 certo non mancano, ma come si comportarono i tifosi del “vecchio” Wimbledon per tornare a veder giocare la loro squadra?
Ci pensò già nel 2002, un gruppo di tifosi, capeggiati da Kris Stewart. Delusi e amareggiati dal comportamento di Winkelman, decisero di fondare un proprio club. Nacque così l'AFC Wimbledon. Ribadendo l'origine "dal basso", l'acronimo AFC, in questo particolare caso, vuole significare "A Fan Club" letteralmente “un club di tifosi”.
Alla prima partita della nuova squadra, un amichevole contro il Sutton United, erano presenti 4.657 spettatori. Solo per la cronaca finì 4-0 per il Sutton. Il primo campionato al quale la squadra partecipò Fu la Combined Counties.
AFC Wimbledon ha scalato, più o meno rapidamente la “piramide” del calcio Inglese ed oggi milita in League One, ovvero l’equivalente della Lega Pro (il paragone stride se si pensa all’organizzazione). Nonostante ormai sia divenuto un club professionistico l’AFC Wimbledon ha mantenuto le sue radici.
La proprietà della società è infatti del “The Dons Trust” un gruppo di tifosi che detiene il 75% delle azioni. Il restante 25% venne ceduto, non senza qualche polemica rientrata però rapidamente, nel 2003 per finanziare l’acquisto dell’attuale terreno di gioco. L’attuale “chief executive”, ovvero amministratore capo è Erik Samuelson, un tifoso storico, che adesso è in pensione ma nel corso della sua vita lavorativa si occupava di conti e bilanci, in pratica faceva il ragioniere commercialista.
In questi giorni anche a Pisa si è parlato molto di azionariato popolare. Il Wimbledon, ma oltremanica ci sono molti altri esempi, è la dimostrazione che si può fare.