Polemica in salsa leghista: Dini cacciata, ma lei non ci sta
Dopo la dichiarazione di Cognetti che ha affermato che la consigliera non parla più a nome della Lega, arriva la replica di Emanuela Dini
Ultimo consiglio comunale: il capogruppo della Lega Paolo Cognetti ha annunciato di fatto l’allontanamento di Emanuela Dini dal gruppo. La consigliera comunale, già al centro delle polemiche qualche mese fa in quanto vittima di “body shaming”, non ci sta e afferma: «Nel corso del consiglio comunale di oggi, il capogruppo Cognetti ha dichiarato che io non farei più parte del gruppo consiliare della Lega nel quale sono stata eletta. Al netto della impossibilità, da Statuto e da regolamento, di prendere una tale decisione, sono rimasta allibita da questa presa di posizione, immotivata ed unilaterale, assunta senza che mi fossero mai stati mossi rilievi o addebiti. Ho aderito in anni lontani alla Lega, quando era un partito lontano dai consensi che ha riscosso nel tempo, ho partecipato in maniera generosa e disinteressata alla vita del partito, sempre disponibile ed in prima linea, sempre presente nelle campagne elettorali, anche quando il mio stato di salute, di cui tutti sono a conoscenza e di cui non ho mai fatto mistero, rendevano particolarmente gravoso e difficile il mio impegno».
«Dopo la vittoria alle elezioni comunali, prosegue Dini, ho partecipato con entusiasmo e dedizione a costruire e sostenere l’azione amministrativa del Sindaco e della maggioranza, con idee e proposte e facendomi sempre carico delle istanze dei cittadini, dei loro bisogni, convinta, allora come adesso, che fosse mio compito impegnarmi per non deludere le grandi aspettative che riponevano in noi e nel mio partito.
Non ho lasciato il gruppo consiliare né il mio partito anche quando sono stata oggetto di comportamenti offensivi e umilianti, di attacchi personali indegni che niente avevano di politico e che hanno travalicato qualsiasi limite civile di confronto. Non ho lasciato il gruppo consiliare né il mio partito sebbene, da tempo, siano mancati i tradizionali strumenti di democrazia e confronto interno, di discussione e costruzione degli argomenti politici e amministrativi. Nonostante questo mio disagio, non ho mai dato spettacolo pubblicamente, non mi sono mai resa protagonista di esternazioni, convinta che la democrazia interna ad un movimento sia lo strumento con cui si affrontano le questioni politiche, ed ho continuato a condividere scelte e percorsi. Il bullismo di cui sono stata vittima oggi non appartiene al mio partito, un movimento aperto, inclusivo e costruttivo».
«Non me ne sono andata fino ad oggi e non me ne andrò domani, precisa e conclude Emanuela Dini: per parte mia intendo mantenere l’impegno preso con gli elettori quando ho chiesto il loro sostegno, rimanendo nel gruppo consiliare nel quale sono stata eletta. Non sono io a dover fare un passo indietro. Lascio ad altri l’ingrato compito di spiegare alla città i loro comportamenti».