"Posto Occupato", nel comune di Cascina non si vede più la sedia rossa

Cronaca
Politica
Cascina
Giovedì, 7 Luglio 2016

“Si occupa un posto in un cinema, un teatro, un treno, sulla metro o a scuola, per lasciare un segno della nostra presenza: con un giornale, una borsa, un mazzo di chiavi, un cappello. Quel posto è mio, tornerò ad occuparlo. Per molte, troppe donne, non sarà più così”.

Nasce con questa idea, il 29 giugno nell’anfiteatro della villa Comunale di Rometta (Messina), l’iniziativa Posto Occupato, che si rivolge ai singoli cittadini, alle Istituzioni, alle Associazioni e agli Enti di ogni genere per sensibilizzare l’opinione pubblica sul femminicidio: nella circostanza del messinese, la prima fila dell’anfiteatro fu occupata da oggetti appartenenti a donne che il posto non posso più occuparlo perché uccise da chi aveva detto di amarle. La speranza di Posto Occupato è che l’iniziativa si estenda a tutta Italia, con istituzioni, comuni, servizi e luoghi di aggregazione accolgano l’invito a riservare un “posto” in memoria delle vittime di ogni forma di violenza.

E una sedia rossa era stata posta da tempo anche nell’atrio del primo piano del palazzo comunale di Cascina, ma ieri, durante la presentazione della nuova giunta, l’assenza del suppellettile è stata notata da tanti, così come quella della bandiera del Popolo Saharawi. In merito al drappo la neo sindaca Susanna Ceccardi si è così espressa: “Stiamo rivedendo tutto l'arredo del Palazzo Comunale”.

Che anche l’assenza della sedia rossa sia dovuta anche al riassetto dell’arredo? Di certo, da una donna che sembra molto attenta alle cause civili ci si sarebbe aspettato altro, anche virtù del fatto che nella giunta si contano altre donne tra gli assessori.

Perché il femminicidio non riguarda solo popoli da noi lontani dove usanze culturali vedono ancora la donna come un oggetto di proprietà dell’uomo, ma anche la civilissima Italia: nel Bel Paese, negli ultimi 10 dieci anni, si contano più di 1700 assassini, che hanno ammazzato donne solo perché queste si sono riservate il sacrosanto diritto di un “no” o del troncare una relazione.

Non servono certo sedie o drappi rossi o flash mob per impedire che questo accada, ma un segnale forte, che sia solo di solidarietà, probabilmente sarebbe servito. E se anche si decide rivedere – giustamente – un arredamento, un simbolo lo si può lasciare comunque evidente: anche in attesa di altra collocazione. 

(Nella prima foto la locandina dell'iniziativa, nella seconda l'atrio del comune di Cascina dal quale è stata rimossa la sedia)

Anonimo