Poveri noi: venerdì 15 marzo al Teatro Vittoria di Cascina di Buti
Storia di una famiglia nella tragedia della guerra. Di e con Silvia Frasson
"C'è una bambina vivace che vive in campagna, scopre le cose del mondo, ride inciampa cade e ride ancora. Poi, da un attimo all'altro, non può più stare in strada da sola a giocare, in cielo al posto delle nuvole ci sono gli aerei bombardieri e se suona la sirena bisogna rifugiarsi da qualche parte altrimenti sei perduto. C'è una vita semplice e bella, poi arriva la guerra e non c'è più niente."
La trama
“Poveri noi - Storia di una famiglia nella tragedia della guerra” racconta la storia della famiglia di Gabriella Degli Esposti, Partigiana Medaglia d’oro al Valore Militare; ma in realtà racconta la storia di una famiglia qualunque in un qualunque momento storico, vittima di una qualunque guerra in un qualunque paese del mondo.
Questa è una storia raccontata con estrema Semplicità (la lettera maiuscola è fortemente voluta). Un ritorno desiderato e cercato alla sostanza delle cose, degli avvenimenti, dei desideri e dei bisogni, delle emozioni. Una semplicità che viaggia su due livelli. Innanzitutto nella scelta di raccontare questo pezzo di grande storia collettiva, dal punto di vista di quella che all’epoca era una bambina, ovvero la figlia di Gabriella Degli Esposti, Savina Reverberi Catellani, che ha partecipato anche come consulente storica durante la scrittura dello spettacolo.
In secondo luogo, c’è una ricerca di estrema semplicità nella scommessa di prendere temi così grandi e densi di elementi - gli accadimenti storici, la guerra, la lotta per la libertà, la decisione di schierarsi per le proprie idee mettendo a repentaglio se stessi e la propria famiglia - e affidare a un solo personaggio, al centro di una scena del tutto spoglia, il compito di farsi tramite di tutta questa complessità e restituirla agli spettatori.
Far raccontare a Savina bambina, obbliga a dare molto poco per scontato, ad evitare troppe strade intellettualistiche e stare sulla sostanza delle cose, non solo utilizzando parole semplici ma rendendo semplice la comprensione del significato più profondo di quello che è successo a Gabriella Degli Esposti e alla sua famiglia.
La connessione emotiva che si crea tra la protagonista e il pubblico è assoluta, grazie alla scelta di sgombrare la scena da ogni altro tipo di distrazione o sovrastruttura e lasciare spazio alla magistrale interpretazione di Silvia Frasson capace di mostrarci da sola - come già ci ha abituato nei precedenti lavori - non solo un’intera serie di personaggi, ma un intero mondo che, tramite lei, ci si spalanca davanti.
Questa interpretazione così potente, capace di salti di registro così decisi eppure così naturali, viene esaltata da una regia che ha saputo mantenere il giusto ritmo per un monologo. Una fluidità che viene sostenuta dalla scelta di accompagnare i cambi di scena con una danza di bambina sempre meno spensierata e sempre più rigida, con le belle musiche di Guido Sodo che, mentre ci restituiscono senza bisogno di scenografia il territorio emiliano dell’epoca in cui è ambientata la storia, via via si arricchiscono di note stonate. Una soluzione elegante che accompagna il pubblico verso l’epilogo, senza bisogno di parole.
Anche noi oggi, come la piccola Savina, abbiamo bisogno di capire, di farci le domande giuste, sul nostro mondo, partendo dalla storia di Gabriella Degli Esposti ma arrivando davvero al suo significato più profondo. Perché non solo sono molte le cose sulla guerra, e su molto altro, che non abbiamo ancora capito ma, peggio, ci siamo dimenticati quali siano le domande giuste da fare. Per trovarle, forse, da un lato c’è bisogno di recuperare lo sguardo dei bambini, una salutare pratica che si allena sedendosi davanti a qualcuno che - dal vivo, come da piccoli - ti guarda negli occhi e ti racconta una storia. Dall'altro, c’è bisogno di qualcuno che - come in questo caso - prenda i temi più grandi e importanti e trovi il modo di comunicarli per davvero a chi è pronto ad ascoltare.
VENERDI 15 MARZO ore 21.15
Teatro Vittoria Cascine di Buti
POVERI NOI storia di una famiglia nella tragedia della guerra
di e con Silvia Frasson
regia di Andrea Lupo
musiche originali di Guido Sodo
con la consulenza storica di Savina Reverberi Catellani
fotografie di scena Roberto Cerè
produzione Teatro delle Temperie con il sostegno di ANPI sezione di Valsamoggia, Comune di Valsamoggia, Regione Emilia-Romagna con il patrocinio di Amnesty International Italia
*vincitore del Premio Giacomo Matteotti 2023 - XIX edizione, organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri su temi di libertà e giustizia sociale
categoria: prosa anno: 2022